N. 23 - 2018 10 giugno 2018
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Camposanto Monumentale di Pisa

Una predica per immagini sul destino dell’uomo

Dopo il restauro, torna completamente visibile il ciclo medievale di affreschi dedicati al Trionfo della morte e al Giudizio universale

La galleria del Camposanto monumentale alle cui pareti si ammira il ciclo di affreschi

Era il 27 luglio del 1944 quando, durante un raid aereo americano, una bomba incendiaria cadde sul tetto del Camposanto monumentale di Pisa. L’ordigno provocò un incendio che fuse il piombo delle coperture. Le travi crollarono. Bruciarono per tre giorni e per tre notti. Cuocendo e trasfigurando gli affreschi grazie ai quali eccellenti artisti del Tre e Quattrocento erano riusciti a parlare ai visitatori di questo cimitero antichissimo, iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone. Un patrimonio di arte e di fede che rischiava di essere irrimediabilmente perso. Trascorsero alcuni mesi prima che le superfici pittoriche fossero staccate dalle pareti e incollate a supporti di eternit grazie a un collante a base di caseato di calcio. Un’operazione che si sarebbe rivelata inadeguata se non addirittura dannosa. Ma che, quantomeno, ebbe il merito di svelare sul sottostante strato d’intonaco le sinopie, ovvero i disegni preparatori degli affreschi. Sinopie cui, dal 1976, è dedicato un museo, nel lato sud della piazza del Duomo.

UNA GRANDE IMPRESA
Dieci anni fa, in occasione di un convegno promosso dall’Opera della Primaziale pisana – l’ente che ha in custodia i monumenti di piazza del Duomo (con il Camposanto, anche il Battistero, la Cattedrale e il suo campanile, la celebre Torre pendente) – il presidente operaio Pierfrancesco Pacini prese il solenne impegno di riportare in parete tutti i dipinti. Si rivolse a esperti del settore. La commissione scientifica è presieduta da Antonio Paolucci, già direttore dei Musei vaticani e prima ancora del polo museale fiorentino e ministro dei Beni culturali. Ne fanno parte, tra gli altri, Gian Luigi Colalucci (il restauratore, tanto per intenderci, della Cappella Sistina) e Carlo Giantomassi, gli storici dell’arte Antonino Caleca e Andrea Muzzi – Soprintendente ai monumenti di Pisa – gli specialisti Stefano Lupo, Mauro Matteini, Paolo Mandrioli, Ulderico Santamaria e Perla Colombini. Una grande operazione di restauro, compiuta dalle maestranze dell’Opera del Duomo in capannoni all’immediata periferia di Pisa e che ha permesso – come ha ricordato Antonio Paolucci in una recente conferenza stampa – di ripulire e integrare le opere ove e quando era necessario, fornendole di nuovi supporti dalla temperatura regolabile grazie a sensori computerizzati, così da evitare effetti di condensa durante l’inverno.

L’ultimo ciclo di affreschi riportato in parete è il Trionfo della morte di Buonamico Buffalmacco (Firenze 1290 – 1340), ufficialmente inaugurato lo scorso 6 giugno. Accanto si possono ammirare, già restaurati da qualche tempo, il Giudizio finale e l’Inferno e la Tebaide, opere dello stesso artista.

IMMAGINI PER RIFLETTERE
«Una predica in immagini»: così il teologo pisano mosignor Severino Dianich definisce gli affreschi del Camposanto pisano. Con lui passiamo in rassegna i cinquantotto affreschi, «raccolti» in quasi duemila metri quadrati di superficie.

Nell’affresco del Trionfo della morte le immagini ricordano allo spettatore che tutti siamo destinati a morire. Nella scena rappresentata da Buffalmacco, spiega don Dianich, si vede la personificazione della morte «precipitare impietosamente sull’allegra brigata di giovani, eleganti e belli, che suonano e cantano in un giardino fiorito». Ci viene ricordato che «non si può vivere nell’illusione di una vita gaudente e irresponsabile. Si scelga piuttosto, sembra dirci il predicatore, di imitare la vita povera e austera, ma serena, degli eremiti. Per dissuadere, quindi, da superficialità e sconsideratezza, il pennello del pittore mette poi in scena il momento terminale dell’esistenza, il giudizio di Dio e l’estremo pericolo di restare dannati nell’inferno. In alto appare il Signore, dal volto sereno, nonostante il gesto della mano destra che accoglie i beati e della sinistra che caccia i dannati. Al suo fianco, Maria maternamente intercede per l’umanità. Il criterio del giudizio sarà il Vangelo di Gesù, così come gli apostoli lo hanno testimoniato. Ecco, infatti, i Dodici accanto a Gesù a formare la corte giudicante. Così giustizia sarà fatta, senza guardare in faccia a nessuno: fra i dannati non mancano frati, vescovi e teste coronate. La successiva scena dell’inferno, per suscitare timore e senso di responsabilità, esibisce l’immaginario collettivo medievale delle pene, così come lo ha rappresentato Dante nella Commedia».

SANTI E PERSONAGGI BIBLICI
La serie degli affreschi, continua don Severino Dianich, si arricchisce quindi della testimonianza dei santi. «È un invito a meditare sulla conversione, come l’ha vissuta il patrono della città» San Ranieri, cui sono dedicati i dipinti realizzati da Andrea Bonaiuto e di Antonio Veneziano, «e poi sul martirio di due santi a Pisa venerati», Efisio e Potito (grazie ai dipinti di Spinello Aretino). La serie di immagini della parete sud si conclude con le storie di Giobbe, raccontate da Taddeo Gaddi: utili a spiegare al popolo di Dio che «di fronte al mistero della sofferenza, deve restare salda la fede».

Per una meditazione più pacata sulla vita e sulla morte, continua il sacerdote e teologo pisano, «chi veniva a visitare i suoi morti poteva sostare a lungo davanti alla parete nord, tutta dedicata al racconto della creazione e del peccato, della salvezza di Noè dal diluvio, della chiamata di Abramo alla fede e della storia di Israele che, a preparazione del Vangelo di Gesù, porta in sé la rivelazione di Dio del suo disegno di salvezza».

LA VERGINE PELLEGRINA PER I 900 ANNI DEL DUOMO
Il 26 settembre del 1118 papa Gelasio II, al secolo Giovanni Caetani, dedicava a Santa Maria Assunta la cattedrale di Pisa, capolavoro in stile romanico-pisano iniziato nel 1064 dall’architetto Buscheto. Per ricordare i nove secoli della consacrazione della chiesa madre, l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto ha indetto per questo 2018 uno speciale anno giubilare. La penitenzieria apostolica, su mandato di papa Francesco, ha concesso l’indulgenza plenaria. Icona di riferimento che sta accompagnando questo particolare giubileo è l’immagine della Madonna di Sotto gli Organi che, uscendo dal Duomo, è stata portata eccezionalmente nelle chiese della diocesi, dove è stata esposta alla venerazione di tutti. Partita dalla Versilia, la sacra icona è stata nella valle del fiume Serchio, nelle colline pisano-livornesi, lungo i monti pisani e a Pontedera, nella piana di Pisa, a Barga, infine nei tre vicariati della città capoluogo. Concluderà il suo pellegrinaggio domenica 10 giugno.

ORGANIZZAE LA VISITA
Il Camposanto monumentale di Pisa chiude il lato nord della piazza del Duomo. Chi arriva in città in aereo, all’uscita dell’aereoporto Galilei, potrà salire sulla Lam rossa (www.pisa.cttnord.it) e scendere alla fermata di via Cammeo/ Piazza Manin. Dalla stazione Fs, potrà salire anche sulla linea 4 fino alla fermata piazza Arcivescovado. A piedi si arriva in piazza Duomo passeggiando per circa due chilometri attraverso le vie del centro. Chi arriva in auto dovrà mettere in conto da 0,75 a 2,5 euro all’ora per la sosta. Sono gratuiti il parcheggio scambiatore in via Pietrasantina (in zona stadio) e di via Paparelli. Da entrambi parte una navetta.

BIGLIETTI
Il biglietto di ingresso al Camposanto costa 5 euro. Esiste anche la possibilità di visitare più monumenti della piazza ad un prezzo vantaggioso. Se il visitatore è salito prima sulla Torre pendente, la visita al Camposanto è gratuita. Dal 17 giugno al 31 agosto il Camposanto monumentale sarà aperto fino alle ore 22.

Testo di Andrea Bernardini

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