N. 23 8 settembre 2013
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Intervista

«FAMIGLIA FA RIMA CON BENE COMUNE»

Dal 12 al 15 settembre si tiene a Torino la 47ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici. Parla l’arcivescovo Arrigo…

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Intervista

«FAMIGLIA FA RIMA CON BENE COMUNE»

Dal 12 al 15 settembre si tiene a Torino la 47ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici. Parla l’arcivescovo Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico e organizzatore

 

Famiglia bene comune

 
 
 

Quello della famiglia non è un tema confessionale, non può essere ridotto a una questione cara soltanto ai cattolici. Quando si parla di famiglia tocchiamo una problematica che interpella tutti e che riguarda in profondità il bene comune». L’arcivescovo Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, non racchiude dentro uno schema il titolo della Settimana sociale che sta per essere inaugurata a Torino: «La famiglia, speranza e futuro per la società italiana».
Anzi ne spalanca gli orizzonti, allargandoli all’intero complesso della situazione sociale del nostro Paese. Spiega: «Le parole “speranza” e “futuro” sono secondo noi le due essenziali chiavi di lettura dell’attualità. Già tre anni fa, in occasione della Settimana sociale a Reggio Calabria, parlavamo della necessità di una “agenda di speranza”, pensando al futuro del Paese senza la tentazione di uno sguardo a corto raggio e di prospettive minimali.
Ma, per coltivare questa speranza, serve oggi una reale valorizzazione delle famiglie che vivono gioiosamente la propria dimensione familiare. Famiglie delle quali non parla mai nessuno e che però sono moltissime. Decisamente di più di quelle che entrano nel “cono di luce” dei giornali a causa delle tragedie che vi avvengono. Anche le statistiche parlano sempre delle famiglie che si sono spaccate, che non ce l’hanno fatta... In questa occasione noi vorremmo piuttosto far tornare a essere protagoniste quelle famiglie che, pur nella fatica del quotidiano, sono capaci di apportare al mondo una “buona notizia”».

Genitori e figli

 - In quale modo tutto questo si apre dunque al futuro?

«È una sfida ineludibile. Basta guardare le statistiche, da cui emerge una crisi demografica della quale si parla poco e malvolentieri. Anche qui, non è un problema di posizione ideologica o di confessione religiosa. Pensare al futuro significa aiutare le coppie a mettere su famiglia, incoraggiare i giovani a non fossilizzarsi in una convivenza dall’orizzonte limitato, sollecitare le nuove generazioni a porre le loro capacità al servizio del Paese. La domanda di fondo è se vogliamo essere una nazione col coraggio di favorire la vita, oppure intendiamo rassegnarci – come disse una volta Benedetto XVI – a dare le dimissioni dalla nostra storia passata, facendo diventare l’Italia una grande casa di riposo».

 - Qui entra però in gioco la questione economica...

«Proprio così. Le istituzioni devono prendersi a cuore la necessità di un concreto sostegno alla famiglia, prendendo spunto dalle legislazioni virtuose di altre nazioni europee, che sostengono la natalità, aiutano le famiglie numerose, regolano i tempi del lavoro in funzione della situazione familiare... E uguale importanza ha la questione antropologica: equiparando la famiglia fondata sul matrimonio ad altre forme di convivenza, verso quale antropologia ci dirigiamo? Anche qui si tratta di guardare avanti: le scelte legislative oggi in discussione potrebbero portarci domani a una società culturalmente del tutto diversa da quella della nostra tradizione».

Gentori e figli

- Due concetti mi sembrano al cuore della Settimana sociale: solidarietà e missione educativa. Come si declinano nella situazione odierna?

«La famiglia è la prima grande scuola di solidarietà e di impresa, perché da subito vi si impara a lavorare insieme e a condividere. Bisogna che tutti cominciamo a recuperarne gli insegnamenti. D’altra parte, nel giudizio comune la famiglia è il principale ammortizzatore sociale del nostro Paese. Perciò è con amaro umorismo che si nota come nel contempo sia la più penalizzata dal punto di vista del carico fiscale e del welfare. Il diritto della famiglia e dei genitori a essere i primi responsabili dell’educazione dei figli è poi uno dei punti fondamentali nella visione cristiana della società. Occorre metterli in grado di poter esercitare questo diritto primario. Qui c’è anche il discorso delle scuole paritarie, che ogni anno fanno risparmiare miliardi allo Stato. Prima ancora che un fatto economico, questo tocca il punto di una nazione che sia, in questi ambiti, meno centralista e meno statalista».

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Testo di Saverio Gaeta

 

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