Credere n. 24 - 15/06/2014
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Carlo Nesti: se i mondiali nascondono i poveri
...è peggio vedere un Paese diviso a metà , fra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, oppure nascondere…
Ite, Missa est
Carlo Nesti: se i mondiali nascondono i poveri
Illustrazione di Franco Bellardi
È peggio vedere un Paese diviso a metà , fra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, oppure nascondere la seconda metà , in modo da non accorgersi che esiste?
Il Brasile, nel calcio, ci ha abituati ai “giochi di prestigioâ€, rincorrendo un pallone, di campioni formidabili, da Pelé e Garrincha in avanti. Ma, in occasione dei Mondiali di football 2014, è già avvenuto un “gioco di prestigio†ben diverso. La bacchetta magica dei governanti, illusionisti di professione, ha nascosto il peggio del Paese, e le ruspe hanno spazzato via, in tante favelas, anche quel poco che consolava famiglie disperate. Case abbattute, e senza alcuna alternativa.
Quello di un bambino che piange, davanti a un piatto vuoto, dentro il quale c’è un pallone al posto del cibo, è il simbolo della vergogna. Laddove papa Francesco, nella Gmg di un anno fa, denunciava l’imperante «cultura dello scarto», è avvenuta la sua esemplificazione più riuscita.
Lo sport, nella storia dell’umanità , ha raccolto “medaglie†morali da Nobel per la pace, unendo uomini di razze diverse nelle stesse squadre, e perpetuando le Olimpiadi anche dinanzi ai colpi bassi dei boicottaggi. Ma lo sport non può pensare di avere esaurito la sua missione, ora che la globalizzazione rende i messaggi ancora più universali e decisivi. Comprendo che non tocca al calcio risolvere problemi come la fame nel mondo, ma si deve partecipare, senza tacere.
Il mio punto di riferimento è datato dicembre 1976. L’Italia, dopo innumerevoli polemiche, andò nel Cile del dittatore Pinochet a giocarsi la Coppa Davis di tennis. Panatta e Bertolucci, nel doppio, indossarono una maglietta rossa, che significava “democraziaâ€.
Anche scendendo in campo, credo esistano tanti modi per dire che Gesù non prevede la cancellazione, ma l’esaltazione degli “ultimiâ€. C’è una certa differenza, rispetto al Brasile dei Mondiali, non vi pare?
di Carlo Nesti, giornalista sportivo
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