N. 24 - 2017 11 giugno 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Preghiamo per i nostri sacerdoti, perché siano segno della tenerezza del Padre

«Essere preti», ha detto il Papa, «è giocarsi la vita per il Signore e per i fratelli, portando nella propria carne le gioie…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Preghiamo per i nostri sacerdoti, perché siano segno della tenerezza del Padre

«Essere preti», ha detto il Papa, «è giocarsi la vita per il Signore e per i fratelli, portando nella propria carne le gioie e le angosce del popolo»

 

Cari amici lettori, questa settimana voglio invitarvi a pregare in modo speciale per i nostri preti, soprattutto i più giovani. Le nostre comunità parrocchiali, i gruppi, le associazioni, hanno bisogno di guide autentiche, capaci di valorizzare i doni di ogni singolo fedele, di coinvolgere tutti e di testimoniare l’amore del Signore. La crisi delle vocazioni chiede un ripensamento a tutti i livelli, ma chiede anche a ciascuno di noi di voler bene ai sacerdoti, di aiutarli, di pregare per loro.

Mi ha molto colpito il discorso di papa Francesco all’assemblea plenaria della Congregazione per il clero, il 1° giugno scorso. Invito tutti a leggerlo, in particolare i confratelli preti. Il Papa è molto chiaro e diretto nelle sue parole, ma parte da una considerazione positiva. I giovani sono spesso tacciati di essere una generazione “liquida”, senza passioni e ideali, fragile e individualista. Eppure, afferma con decisione Francesco partendo dalla Parola di Dio, «il Signore chiama i giovani, si fida di loro, e li invia per la missione». Dobbiamo perciò riconoscere che «i giovani sono capaci di scommettere “fermamente” sulla vita e di mettersi in gioco con generosità; di puntare lo sguardo verso il futuro e di essere, così, un antidoto rispetto alla rassegnazione e alla perdita della speranza che segna la nostra società; di essere creativi e fantasiosi, coraggiosi nel cambiare, magnanimi quando si tratta di spendersi per gli altri o per ideali come la solidarietà, la giustizia e la pace».

Il Papa poi si rivolge agli stessi giovani preti e li incoraggia (e lo stesso dovrebbero fare i vescovi e i confratelli nel sacerdozio): «Voi siete scelti, siete cari al Signore! Dio vi guarda con tenerezza di Padre e, dopo avere fatto innamorare il vostro cuore, non lascerà vacillare i vostri passi». Che bello! Quanta sollecitudine paterna in queste parole! Abbiamo tutti bisogno di sostenerci a vicenda in questo modo, nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie. Chi ha un atteggiamento paterno e fraterno può fare, poi, anche dei richiami forti. Perché si capisce che è animato da vero amore. Francesco, perciò, invita con franchezza i giovani preti a pregare senza stancarsi, perché «la preghiera, la relazione con Dio, la cura della vita spirituale danno anima al ministero»; a camminare sempre, perché «un prete non è mai “arrivato”; resta sempre un discepolo, pellegrino sulle strade del Vangelo e della vita, affacciato sulla soglia del mistero di Dio e sulla terra sacra delle persone a lui affidate». Il Papa, infine, invita a condividere con il cuore, perché «la vita presbiterale non è un ufficio burocratico né un insieme di pratiche religiose o liturgiche da sbrigare».

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