Riconoscere la grazia di Dio presente negli altri, un passo verso l’unità dei cristiani
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Riconoscere la grazia di Dio presente negli altri, un passo verso l’unità dei cristiani
La visita di Papa Francesco, il 21 giugno, al consiglio ecumenico delle chiese ci spinge a pregare perché tutti siamo una cosa sola in Cristo e a vivere il Vangelo ogni giorno
Cari amici lettori, il prossimo 21 giugno papa Francesco andrà a Ginevra, nella sede del Consiglio ecumenico delle Chiese, un organismo, nato 70 anni fa, che riunisce i rappresentanti delle varie confessioni cristiane per favorire il cammino verso l’unità. Di questo importante appuntamento parliamo in questo numero, presentando il programma della visita insieme a una “mappa” per orientarsi tra le denominazioni cristiane e intervistando don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio ecumenismo e dialogo interreligioso.
Il tema dell’ecumenismo spesso ci sembra astratto o riservato ai teologi. Eppure sempre più spesso oggi veniamo in contatto con altri cristiani, specialmente ortodossi. E comunque l’unità fra tutti i discepoli di Cristo ci riguarda tutti. Lo stesso Gesù ha pregato per questo prima della sua passione: «Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Giovanni 17,20-21). Ne va della missione cristiana, della testimonianza di tutti noi «perché il mondo creda» nel Signore.
Ma che cosa può fare, concretamente, ciascuno di noi? Prima di tutto pregare, in unione con Cristo stesso. E informarsi per conoscere le tante cose che ci uniscono, nonostante tutto. Ma il nostro compito principale è vivere la nostra fede nel quotidiano, mettendo in pratica il Vangelo. Amandoci gli uni gli altri come Gesù ci ha amato. Tertulliano, uno scrittore del II secolo, scriveva nel suo Apologetico che i pagani del suo tempo, guardando al comportamento dei cristiani, esclamavano: «Vedi come si amano tra loro... e come sono pronti a morire l’uno per l’altro». L’amore reciproco va al di là di ogni divisione dottrinale.
C’è un modo particolare per vivere l’amore che Cristo ci ha donato e di cui ci ha dato l’esempio. L’esempio ci viene da san Barnaba, di cui facciamo memoria l’11 giugno, il giorno in cui sto scrivendo. Si legge negli Atti degli apostoli che egli fu mandato ad Antiochia a indagare, perché un gran numero di pagani aveva aderito a Cristo. Fino a quel momento la predicazione si era rivolta solo agli ebrei. Come si legge negli Atti, «quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore» (11,23-24). Riconoscere la grazia di Dio all’opera nell’altro è uno dei più grandi segni dell’amore e ha un valore ecumenico fondamentale. Non a caso come si legge nella frase successiva degli Atti, «ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (11,26).