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Lovere
La basilica di nobili e sante
Voluta nel Quattrocento dalle famiglie più ricche del paese, Santa Maria in Valvendra è una calamita di bellezza e spiritualità. Tanto che anche Bartolomea e Vincenza, fondatrici delle suore di Maria bambina, ne erano attratte
Tre grandi navate lunghe 80 metri, affreschi per qualche migliaia di metri quadrati, un coro del Cinquento e un prestigioso organo acquistato dal duomo di Brescia. Vittorio Sgarbi l’ha definita «una delle cinque basiliche più belle della Lombardia», ma davvero non serve scomodare il noto critico d’arte per rendersi conto che la basilica di Santa Maria in Valvendra a Lovere, sulla sponda occidentale del lago d’Iseo (Bergamo), è uno scrigno d’arte.
Basta scendere i primi dei 33 gradini esterni e dei 12 interni (che la tradizione vuole Simbolicamente legati agli anni di Cristo e al numero degli apostoli) per sentirsi immersi in un ambiente di profonda bellezza e spiritualità. Spalle all’antica via Valeriana, l’edificio si apre con l’abside rivolto a oriente, direzione Gerusalemme. Avanzando per la navata ci si sente sovrastati da opere che potrebbero tranquillamente essere collocate nelle più rilevanti basiliche italiane. Qualche esempio: le sibille, raffigurate sopra le cappelle, sono collegate ad apostoli e profeti come nel battistero di Firenze e nella cappella Sistina del Vaticano. I giochi di prospettiva negli affreschi sopra l’altare? Ricordano a prima vista la Camera degli sposi dipinta da Andrea Mantegna a Mantova.
LA RICCHEZZA E LA FEDE
Eppure non siamo nemmeno in un capoluogo di provincia. Lovere, che oggi conta 5 mila abitanti, nel Quattrocento era un centro dall’economia florida ma di limitata popolazione. «La basilica, la più grande della diocesi di Brescia, fu costruita nel letto del torrente Valvendra, fuori dal borgo medioevale», spiega Francesco Nezosi, storico dell’arte. «Il progetto tardo gotico fu poi modificato in rinascimentale: per questo l’edificio esternamente è molto sobrio».
I lavori di costruzione iniziarono nella seconda metà del 1400 (probabilmente nel 1473) per volontà delle famiglie nobili loveresi che, arricchitesi grazie al commercio del panno e del ferro, decisero di lasciare un segno tangibile della loro fede (e ricchezza), donando poi l’edificio alla cittadinanza. Così ancora oggi il Comune mantiene la proprietà della basilica, che dal 1935 è sede della parrocchia di Santa Maria Assunta. «Nel 1580 venne in visita anche san Carlo Borromeo», aggiunge Luciano Zandonai, 80 anni, custode appassionato assieme ad altri volontari, elencando uno dei tanti eventi di rilievo di cui la basilica è stata testimone.
L’ORGANO DA BRESCIA
Le decorazioni interne risalgono a Cinquecento e Seicento e ripercorrono la storia della rivelazione, illustrandola con figure e motti. Nella navata sinistra campeggiano le già citate sibille, in quella destra i profeti, mentre la navata centrale è riservata alla professione della fede (il credo degli apostoli), compimento della rivelazione, con gli apostoli, gli evangelisti, i padri della Chiesa e il grande dipinto dell’Annunciazione del pittore bresciano Floriano Ferramola.
Affreschi e tele si compongono come una Biblia pauperum (il racconto biblico per immagini, letteralmente Bibbia dei poveri, ndr) che ? raccontano i fedeli ? il parroco monsignor Alessandro Camadini oggi utilizza “come slide” durante le prediche. Dall’illusione ottica del fraticello che guarda santa Lucia da una direzione diversa a seconda della prospettiva, agli intarsi marmorei dell’altare che rendono vive perfino le zampette degli uccellini, le “chicche” della basilica sono davvero molte.
«Fra le opere di maggior pregio non possiamo tralasciare le ante dell’organo, dipinte dai pittori Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, e da Floriano Ferramola», spiega Silvia Conti, direttrice tecnico-artistica del restauro che fra il 2013 e il 2014 ha restituito alla basilica gran parte del suo fascino. «Suggerisco di lasciarsi trasportare dalle grandi partiture dipinte, come fosse un canto, cercando dettagli e simboli della fede francescana (da inizio Cinquecento e per quasi tre secoli furono infatti i Francescani, che vivevano nell’adiacente monastero, a gestire la basilica, ndr), o gli stemmi delle antiche famiglie».
UNA FEDE CON RADICI ANTICHE
Oltre a Santa Maria in Valvendra a Lovere svettano diversi altri campanili. Ci sono le chiese di San Giorgio, il santuario delle Suore di Maria bambina, il convento dei frati Cappuccini e quello delle suore Clarisse. «Le realtà ecclesiali sono tante», riconosce monsignor Camadini. «Un seme importante di fede e carità è stato lasciato dalle sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, fondatrici dell’istituto delle Suore della carità».
Vissute fra il Settecento e l’Ottocento, le due loveresi si dedicarono a innumerevoli opere di bene, a cominciare dal servizio alle donne, agli orfani e ai poveri. E proprio nella basilica di Santa Maria in Valvendra le due correvano a pregare davanti al crocifisso ligneo del XVI secolo, custodito nella sesta cappella laterale. Bartolomea veniva da una famiglia umile, Vincenza da una agiata. Eppure cooperarono in sintonia per il bene, lasciando un messaggio ancora oggi decisamente attuale. «La santità tiene insieme personalità molto diverse. Le due sante erano molto diverse... personalità quasi opposte. Entrambe sante. Perché si può avere qualsiasi carattere, ed essere santi ed essere sante!», ha sottolineato monsignor Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, celebrando la Messa in basilica lo scorso 18 maggio, in occasione della festa patronale.
Accanto a questa spiritualità dalle radici antiche, nel tempo a Lovere si è sviluppata anche una spiccata autonomia del laicato. «La parrocchia è molto vitale, anche in ambito giovanile. E non è un caso: la basilica, nel suo splendore, è un segno che richiama alla bellezza dell’umanità in Cristo», dice ancora monsignor Camadini.
UNA SANA “FOLLIA”
A Santa Maria in Valvendra un comitato si occupa di animare le feste patronali, compresa la processione in battello con le reliquie di Bartolomea e Vincenza. «Il motto quest’anno era Due loveresi e sante. Come non ce n’è tante», chiude Gigi Barcella, parrocchiano e pubblicitario (suo il noto slogan «Altissima, purissima, levissima»). «Oggi nel mondo ci sono quasi più suore di Maria bambina che cittadini loveresi. E pensare che tutto è nato da due conterranee... Noi loveresi siamo un po’ folli».
IL CAMMINO DELLE SANTE
«È diventato un monumento molto visitato, uno dei più importanti della Lombardia». Luigino Ruffini, già presidente della Fondazione Santa Maria in Valvendra, commenta così i lavori di restauro della basilica eseguiti fra il 2013 e il 2014. Per valorizzare il patrimonio spirituale di Lovere, l’amministrazione comunale ha poi ideato il Cammino delle sante, che sarà pronto nel 2019. «Si tratta di un percorso a tappe lungo l’itinerario che Bartolomea e Vincenza percorrevano per andare a Messa nella chiesa di San Giorgio», spiega il sindaco Giovanni Guizzetti. La prima tappa sarà al santuario: nel manto stradale verrà incisa la parola carità in tutte le lingue dei Paesi in cui oggi la congregazione è attiva. All’incrocio fra le vie santa Gerosa e santa Capitanio verranno incisi alcuni pensieri delle sante. Alla fontana dell’obbedienza, dove Vincenza accolse l’esortazione di don Angelo Bosio a proseguire nell’opera, verranno poste due formelle con le effigi delle suore. Ultima tappa: San Giorgio, dove entrambe presero i voti.
ORGANIZZARE LA VISITA
La basilica di Santa Maria in Valvendra si trova a Lovere. La cittadina è collocata sulla sponda occidentale del lago d’Iseo, tra la Val Camonica e la Val Cavallina; si raggiunge da Bergamo e Milano tramite autolinea (www.muoversi.regione.lombardia.it) o automobile (strada statale 42).
MESSE E VISITE GUIDATE
Nel periodo estivo la Messa feriale si celebra alle ore 18, le festive alle ore 11 e 18.30. Per orari di apertura della chiesa e visite guidate contattare l’Infopoint: 035/96.21.78, info@iataltosebino.it, www.comune.lovere.bg.it.
GLI ALTRI MONUMENTI
Balzata agli onori della cronaca nazionale nel 2016 per la Passerella dell’artista Christo, un camminamento sul lago, Lovere custodisce diverse altre bellezze. Meritano una visita la chiesa di San Giorgio, la Torre Civica e la Galleria dell’Accademia di belle arti Tadini. Dal 2003 Lovere è entrata a far parte dell’associazione I borghi più belli d’Italia.
Testo di Laura Bellomi · Foto di Fabrizio Annibali