N. 24 - 2019 16 giugno 2019
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A Milano, nella grande area verde del Monte Stella sono ricordati quanti nel mondo hanno cercato e cercano di impedire il…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Quei giusti che parlano arabo e hanno salvato il mondo

A Milano, nella grande area verde del Monte Stella sono ricordati quanti nel mondo hanno cercato e cercano di impedire il crimine del genocidio e di difendere la dignità di ogni uomo

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Khaled al-Asaad, Khaled Abdul Wahab, Faraaz Hussein, Mohamed Bouazizi e Hamadi ben Abdesslem. Cinque nomi di cinque uomini arabi. Sconosciuti ai più, ma in realtà sono nomi e persone da ricordare e non dimenticare troppo in fretta.

Khaled Abdul Wahab fu un imprenditore tunisino che salvò numerosi ebrei negli anni dell’occupazione nazista in Africa; Khaled al-Asaad, l’archeologo che ha pagato con la vita la strenua difesa dei tesori della città siriana di Palmira; Faraaz Hussein, lo studente bengalese che a Dacca nell’attentato costato la vita anche a molti italiani, non ha abbandonato le amiche, pagando con la morte questo gesto; Mohamed Bouazizi, l’ambulante tunisino divenuto simbolo delle rivolte popolari del 2010 dopo essersi dato fuoco per protestare contro le condizioni economiche e sociali del suo Paese. E, infine, Hamadi ben Abdesslem che salvò numerosi turisti italiani durante l’azione dell’Isis al museo del Bardo di Tunisi. Quando gli hanno chiesto perché l’ha fatto, ha risposto: «Io sono un musulmano praticante, ho già svolto il pellegrinaggio alla Mecca e posso dire di rappresentare il vero, unico volto dell’Islam, perché dalla mia religione il solo senso che ho appreso è amare l’altro».

L’idea del Giardino è tutta italiana. L’ha pensata e realizzata a Milano, nella grande area verde del Monte Stella, il giornalista Gabriele Nissim, fondatore di Gariwo, acronimo per Gardens of the Righteous Worldwide, il giardino dei Giusti per l’appunto, dove per Giusti si intendono coloro che spesero parte della loro esistenza per salvare il prossimo. Perché – come dice il Talmud – «chi salva una vita, salva il mondo intero». Applicato per la prima volta in Israele in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la Shoah, il concetto di Giusto è stato ripreso per ricordare i tentativi di fermare lo sterminio del popolo armeno in Turchia nel 1915 e per estensione a tutti coloro che nel mondo hanno cercato o cercano di impedire il crimine di genocidio, di difendere i diritti dell’uomo nelle situazioni estreme, o che si battono per salvaguardare la verità e la memoria contro i tentativi di negare la realtà delle persecuzioni.
   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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