N. 24 15 settembre 2013
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IL CATECHISMO PER TUTTI

Joseph Ratzinger parla del Compendio, la “sintesi” fedele e sicura delle verità di fede. Un antidoto all’ignoranza dilagante sui temi religiosi.

 

 

Una sintesi fedele e sicura del Catechismo della Chiesa Cattolica. Una sorta di vademecum, che consenta alle persone, credenti e non, di abbracciare, in uno sguardo d’insieme, l’intero panorama della fede cattolica». Con queste parole, nel 2005, Benedetto XVI presentava il volume del Compendio del catechismo appena pubblicato. Uno strumento ancora d’assoluta attualità e di agile consultazione che Credere proporrà ai propri lettori con il prossimo numero della rivista. Ma qual è il senso di questa “sintesi” del Catechismo? A chi è rivolto? Che uso se ne può fare? Lo spiegava autorevolmente lo stesso Joseph Ratzinger, allora cardinale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in una intervista, realizzata da Gianni Cardinale per il mensile 30Giorni nell’aprile del 2003, subito dopo l’avvio della redazione del volume. Con il consenso dell’autore, ne riproponiamo ampi stralci.


Eminenza, perché un Compendio del Catechismo? Il testo del Catechismo pubblicato nel 1992 era troppo ponderoso?

«Il desiderio di un Catechismo breve è nato subito dopo la pubblicazione di quello grande. L’edizione del 1992 è un punto di riferimento importante per sapere cosa insegna la Chiesa, ed è per questo utile anche per i non cattolici. D’altra parte però risulta troppo voluminoso soprattutto per il semplice uso catechistico. Da qui la necessità di una sintesi – in una forma breve, semplice e chiara – di ciò che è essenziale e fondamentale della fede e della morale cattolica. Nel frattempo sono stati pubblicati diversi tentativi in questo senso. Nessuno veramente riuscito, direi. Finalmente nel Congresso internazionale celebrato in Vaticano nell’ottobre 2002 per i dieci anni del Catechismo è stato espresso questo desiderio al Santo Padre. E il Papa ha acconsentito».


Eppure, come ha affermato il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, l’idea stessa di catechismo è rifiutata molto frequentemente «per lo meno nei Paesi germanofoni e soprattutto nell’ambiente ufficiale della catechesi»…

«È vero, c’è una certa avversione verso ogni tentativo di “cristallizzare” in parole una dottrina, in nome di una flessibilità, e c’è un certo antidogmatismo che è vivo in molti cuori; e, soprattutto, il movimento catechistico postconciliare ha accentuato l’aspetto antropologico della questione e ha creduto che un catechismo, essendo troppo dottrinale, sarebbe di impedimento al necessario dialogo con l’uomo di oggi. Noi siamo convinti del contrario. Per dialogare bene è necessario sapere di cosa dobbiamo parlare. È necessario conoscere la sostanza della nostra fede. Per questo un catechismo oggi è più che mai necessario».


Anche alla luce dell’«esito catastrofico della catechesi moderna» da lei denunciato alcuni anni fa?

«È un fatto. Senza voler condannare nessuno è evidente che oggi l’ignoranza religiosa è tremenda, basta parlare con le nuove generazioni… Nel post-Concilio evidentemente non si è riusciti concretamente a trasmettere i contenuti della fede cristiana».


Il Catechismo di san Pio X tutt’oggi continua ad avere degli estimatori: con la pubblicazione del Compendio è da ritenersi definitivamente sorpassato?

«La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X conserva sempre il suo valore. Può cambiare invece il modo di trasmettere i contenuti della fede. E quindi ci si può chiedere se il Catechismo di san Pio X possa in questo senso essere considerato ancora valido oggi. Credo che il Compendio che stiamo preparando possa rispondere al meglio alle esigenze di oggi. Ma questo non esclude che ci possano essere persone o gruppi di persone che si sentano più a loro agio col Catechismo di san Pio X. Non bisogna dimenticare che quel Catechismo derivava da un testo che era stato preparato dallo stesso Papa quando era vescovo di Mantova. Si trattava di un testo frutto dell’esperienza catechistica personale di Giuseppe Sarto e che aveva le caratteristiche di semplicità di esposizione e di profondità di contenuti. Anche per questo il Catechismo di san Pio X potrà avere anche in futuro degli amici. Ma questo non rende certo superfluo il nostro lavoro…».


Dovrà essere usato anche nei seminari e nelle facoltà teologiche?

«Il Compendio sarà utile per la catechesi parrocchiale, di gruppi di preghiera, di movimenti ecclesiali. Per i seminari e le facoltà teologiche è importante fare riferimento al “grande” Catechismo del 1992. In questi ambienti dovrebbero già avere assimilato quello che verrà pubblicato nel Compendio…».


Questo Compendio sarà rivolto a chi ha già incontrato il fatto cristiano?

«Questo Compendio, come il Catechismo del 1992, è rivolto soprattutto ai vescovi, ai sacerdoti, ai catechisti, ai maestri e agli annunciatori della fede. Dobbiamo tenere sempre presente però quello che ci dice san Paolo, e cioè che la fede non viene dalla lettura ma dall’ascolto. Nello stesso Catechismo del 1992 è spiegato poi che il cristianesimo non è una religione del libro. La fede si trasmette personalmente, non attraverso la lettura del Catechismo. Lettura che può essere utile anche ai non cristiani che desiderano informarsi su quello che crede e insegna la Chiesa cattolica». Testo di Gianni Cardinale

Testo di Gianni Cardinale

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