N. 25 - 2015 21 giugno 2015
Sommario 25 - 2015

Credere n. 25 - 14/06/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

L’Enciclica del Papa ci invita a un serio esame di coscienza

Cari amici lettori, è arrivata la tanto attesa enciclica di papa Francesco sul rispetto del Creato

L'enciclica verde | Laudato si'

La conversione ecologica di Francesco

Il teologo Simone Morandini ci guida alla scoperta dei grandi temi affrontati nell’enciclica Laudato si’: dal rispetto del…

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L'enciclica verde | Laudato si'

La conversione ecologica di Francesco

Il teologo Simone Morandini ci guida alla scoperta dei grandi temi affrontati nell’enciclica Laudato si’: dal rispetto del creato a nuovi stili di vita più giusti e rispettosi dell’uomo

 

Foto Reuters

 

Foto Reuters

«Con Laudato si’, da una varietà di prospettive, Francesco ci offre uno sguardo appassionato sul pianeta Terra e invita a un cambiamento di strada – a una conversione ecologica – di fronte alla minaccia che incombe». Il teologo Simone Morandini, specialista dei temi del dialogo ecumenico e della salvaguardia del creato, ci aiuta a leggere l’enciclica presentata il 18 giugno, alla quale sta dedicando un saggio, Per la custodia del creato, che uscirà a breve per l’editore Cittadella. «Il primo dato è il riferimento a Francesco di Assisi, che tiene assieme l’attenzione al povero e l’amore per tutta la creazione. Tra i più incisivi testimoni di Gesù Cristo, Francesco è anche figura attraente, che suscita reazioni positive in aree dell’umanità molto diverse».

Papa Francesco chiede un dialogo a tutto campo. L’enciclica come sviluppa questa scelta?

«La custodia del creato è impegno qualificante per tutti, dice Francesco. E molti dei problemi trattati devono essere affrontati in un dialogo che interessa l’intera famiglia umana, nella varietà delle sue espressioni, culturali ed etiche. Non a caso la Laudato si’ evoca Pacem in terris, la prima enciclica rivolta a tutti gli uomini e le donne di buona volontà da papa Giovanni. Il dialogo si articola in riferimenti espliciti a diverse confessioni religiose: il patriarca ortodosso Bartolomeo è citato ripetutamente e con molto affetto; c’è una citazione di Paul Ricoeur, filosofo riformato, una non esplicita ma molto chiara a Jürgen Moltmann, uno dei massimi teologi protestanti che ha lavorato sui temi dell’ecologia. C’è un riferimento al trittico “pace, giustizia e salvaguardia del creato”, caratteristico di tante assemblee ecumeniche. Un piccolo riferimento poi alla spiritualità sufi (corrente mistica musulmana, ndr) e una lettura biblica molto in sintonia con il mondo ebraico».

Il continuo riferimento ai documenti delle Conferenze episcopali, nazionali o continentali, è una scelta ecclesiologica precisa?

«Sì, accanto al riferimento ai predecessori che hanno scritto su queste tematiche, c’è la valorizzazione dell’esperienza delle Conferenze episcopali sui temi dell’ecologia, dell’ambiente, del rapporto con la terra, della povertà… Una scelta di ascolto ad ampio raggio delle diverse sensibilità culturali presenti all’interno della stessa comunità cristiana».

L’enciclica fa un’ampia ricognizione della situazione attuale affrontando temi quali il debito dei Paesi in via di sviluppo, la finanziarizzazione dell’economia, il divario tra Paesi ricchi e poveri… Emerge un modello di sviluppo alternativo?

«Più che un modello esplicito, offre indicazioni di percorso, in linea con ciò che negli ultimi decenni ha fatto la dottrina sociale della Chiesa. Certo, alcuni elementi sono molto nitidi: non è accettabile un’economia che fa del profitto l’unico motore, affama i poveri e dilapida la biodiversità terrestre; che degrada il clima planetario in modo da lasciare alle generazioni future una condizione invivibile. C’è una chiara attenzione per il termine sostenibilità e l’invito a una limitazione della crescita in alcuni ambiti. E poi la sottolineatura della solidarietà, del limite, della necessità di cogliere l’interazione tra economia ed ecosistema planetario. Alcuni imperativi significativi anche nel primo capitolo, come il riferimento a un’economia che faccia meno uso di petrolio e gas e privilegi le energie rinnovabili».

Il Papa chiede che la ricerca e il progresso non ignorino le domande di senso…

«C’è una positiva attenzione per i progressi della scienza e della tecnica, ma anche una forte preoccupazione per una dinamica tecno-scientifica che spesso si è intrecciata con un modello capitalistico tutto orientato al profitto, quasi cancellando la possibilità di porsi domande sul senso ultimo della vita. Occorre invece lasciare aperto lo spazio per esse, collocandole, in posizione non marginale, accanto al linguaggio delle scienze. In particolare il secondo capitolo – Il Vangelo della creazione – chiede di valorizzare le religioni per uno sguardo sapienziale sul mondo».

Si parla dell’attenzione verso il creato come parte integrante della fede. E c’è l’invito a vivere una conversione ecologica anche nei cammini formativi ecclesiali. Una consapevolezza nuova?

«Indicazioni così ampie in un testo di magistero autorevole come un’enciclica sono senza precedenti. Tra il capitolo biblico-teologico e l’ultimo, educativo-pastorale, si disegna un asse di estrema forza che solleva anche alcuni nodi problematici e chiede probabilmente di ripensare alcune scelte teologiche. In molti ambiti formativi la teologia della creazione è, infatti, ridotta a un capitolo marginale dell’antropologia teologica: l’enciclica, invece, chiede di tornare a pensare il nostro rapporto con la terra per evitare forme di “antropocentrismo dispotico” (cioè il mettere al centro solo l’uomo come unico dominatore, ndr), disinteressato alle altre creature. L’identità umana va ritrovata in relazione alla terra, in un rapporto di interdipendenza con il creato; va ritrovato “il mondo come creazione, come dono che scaturisce dalla mano del Padre di tutti”, per il quale ogni creatura è oggetto di tenerezza. È molto nuovo quanto viene detto sul valore proprio delle singole creature – anche le più piccole – che non può essere ridotto a utilità degli esseri umani. Bella la predicazione delle virtù ecologiche, tema mai trovato con tale forza in testi magisteriali, e della necessità di trasfondere tutto questo in percorsi di formazione. Ci sarà da ragionare a vari livelli: parrocchie, comunità ecclesiali, scuola».

Qual è la spiritualità “ecologica” che emerge?

«Molto attenta sia alla figura di Gesù, che condivide lo sguardo affettuoso del Padre verso le creature, sia alla presenza dello Spirito in ogni vivente. C’è un’esplicita dimensione trinitaria: il mondo creato dal Dio trino, corrisponde, con il suo essere rete di interrelazioni di sistemi aperti, a questa Trinità divina intessuta di amore. La spiritualità ecologica cristiana dovrebbe raccogliere questo tipo di sensibilità e farne preghiera, prassi, etica e magari economia».

Chi scontenterà questa enciclica?

«Tutti coloro che praticano forme di sfruttamento dell’ambiente e della terra, che vivono di strutture di “inequità” su scala planetaria. Coloro che praticano una cultura dello scarto come modello attorno cui ruota un sistema economico anti-ecologico. Chi propone forme di ecologia superficiale e apparente, chi sgancia la tutela dell’ambiente dalla tutela dell’umano».

Qual è il messaggio rivolto ai singoli?

«Tre cose: ritrovare la dimensione della solidarietà globale, il sentirsi parte della famiglia umana, superando quella dimensione di egoismo auto-centrato che caratterizza i nostri stili di vita; ritrovare una dimensione di spiritualità autenticamente cosmica, il respiro di Francesco, perché il tempo della modernità ci ha resi sempre più abitatori delle città, allontanandoci dalla dimensione naturale; e infine trasformare i nostri stili di vita. Perché la cultura dello scarto è spesso la caratteristica di un sistema economico tecnico-finanziario, ma è anche del nostro quotidiano. E quindi rispettare i beni della terra ed evitare lo spreco, in particolare quello energetico».

 

COS’È UN’ENCICLICA?

Una enciclica (parola greca che significa lettera circolare), è una lettera che il Papa indirizza ai vescovi e ai fedeli su importanti temi dottrinali, morali o sociali. È parte del magistero ordinario del Papa e non contiene definizioni infallibili.

Testo di Vittoria Prisciandaro

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