Don Sturzo: perché l’amore del prossimo in politica deve essere di casa
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Don Sturzo: perché l’amore del prossimo in politica deve essere di casa
Un convegno a cento anni dall’appello ai «liberi e forti» rilancia l’impegno dei cattolici nella vita pubblica. In modo responsabile e creativo, per rispondere ai segni dei tempi alla luce della fede
Cari amici lettori, la scorsa settimana ho partecipato a un importante convegno internazionale legato al centenario dell’appello di don Luigi Sturzo ai «liberi e forti». La sede è stata la città di Caltagirone, che ha dato i natali al prete siciliano. Il tema era sintetizzato in questo slogan: “L’attualità di un impegno nuovo”. E davvero forse mai come in questi nostri giorni di smarrimento e di confusione è importante tornare a riflettere sul nostro impegno sociale e politico.
Riflettere sul pensiero e la vita di don Luigi Sturzo mi ha aperto il cuore alla speranza. Ho scoperto un prete, un santo, con i piedi ben piantati per terra e animato dalla forza dell’amore. Abbiamo bisogno di persone impegnate in politica con il suo stesso spirito. Papa Francesco ha mandato ai convegnisti un lungo messaggio, riabilitando la figura stessa di don Sturzo e indicando nel dialogo, nel confronto, nel lavorare insieme il metodo da seguire. Perché i cattolici tornino a contare davvero, in maniera audace e creativa, nella società italiana di oggi e nelle sue istituzioni. C’è, a questo proposito, una bella frase di don Sturzo, citata dal Papa nel suo messaggio, che spiega come non ci possa essere separazione tra il nostro essere cristiani, guidati dal Vangelo, dall’amore del prossimo, e l’impegno politico. La fede non può essere relegata alla sfera privata. «Il fare una buona o cattiva politica», scriveva Sturzo, «dal punto di vista soggettivo di colui che la fa, dipende dalla rettitudine dell’intenzione, dalla bontà dei fini da raggiungere e dai mezzi onesti che si impiegano all’uopo. Così ragionano i cristiani di ogni tempo e di ogni Paese. E con questo spirito, l’amore del prossimo in politica deve stare di casa e non deve essere escluso come un estraneo: né mandato via facendolo saltare dalla finestra, come un intruso. E l’amore del prossimo non consiste nelle parole, né nelle moine: ma nelle opere e nella verità».
Papa Francesco ci invita a riattualizzare l’appello di don Sturzo e i valori che egli promuoveva, derivati dalla dottrina sociale della Chiesa, poiché «il cristianesimo è un messaggio di salvezza che si incarna nella storia, che si rivolge a tutto l’uomo e deve influire positivamente sulla vita morale sia privata che pubblica». Davvero, c’è bisogno di un «impegno creativo e responsabile dei cristiani, chiamati a interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo, per realizzare una prassi sociale e politica animata dalla fede e vissuta come esigenza intrinseca della carità».