N. 25 22 settembre 2013
Anteprima / La lista di Bergoglio

Noi, salvati da Francesco

Erano finiti nel mirino della dittatura militare. Il futuro Papa aiutò il marito a uscire dal carcere e la coppia a fuggire…

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Anteprima / La lista di Bergoglio

Noi, salvati da Francesco

Erano finiti nel mirino della dittatura militare. Il futuro Papa aiutò il marito a uscire dal carcere e la coppia a fuggire dall’Argentina. Oggi Ana e Sergio Gobulin, rifugiati in Friuli dal 1977, rompono un silenzio di quasi quarant’anni per raccontare la loro straordinaria avventura.

 

coniugni Gobulin al matrimonio

«Non ci interessa farci pubblicità né approfittare dell’amicizia con padre Jorge. L’uomo a cui dobbiamo la vita è diventato Papa. E noi che l’abbiamo conosciuto da vicino non possiamo non vederci un disegno della Provvidenza».

Non fosse per questo rigido patto del silenzio, Sergio e Ana Gobulin con i loro ricordi potrebbero imbastirci un romanzo. Invece no. Per decenni hanno mantenuto il segreto, in parte rotto solo adesso, dopo ripetute insistenze. E l’hanno fatto mentre ancora c’è chi prova a intorbidire il clima intorno a papa Francesco, accusandolo di debolezza, se non addirittura di connivenza, con la dittatura militare che dominò l’Argentina tra il 1976 e il 1983, causando la sparizione di 30 mila desaparecidos, l’esilio di due milioni di persone e la fucilazione di 19 mila donne e uomini assassinati lungo le strade del Paese. Non vogliono, Ana e Sergio, neanche che si sappia dove abitano di preciso né che vita conducono. Ma la loro vicenda, quella no: è ora che la gente sappia fino in fondo chi è davvero Jorge Mario Bergoglio.

Buenos Aires, Argentina, 1975. «Spaccarono le porte. Gettarono tutto per aria. Dissero che cercavano armi». Fu un’intimidazione. La voce di Sergio e Ana Gobulin tradisce l’emozione di chi deve riannodare il filo spinato dei ricordi e, dentro, trovarci un senso. Raccontano di quel che fu senza rimpianti. Da trent’anni vivono in Italia, dopo una rocambolesca fuga da Buenos Aires.

«Animato dalle spinte post-conciliari – attacca Sergio – decisi di lasciare la provincia di Santa Fe, di cui sono originario, per recarmi a studiare teologia nella capitale federale».

Al Collegio dei Gesuiti a San Miguel potevano accedere anche i laici. «Nell’anno 1970, ancora studente di Teologia, decido, per coerenza con le mie convinzioni, di andare a vivere in una villa miseria (una baraccopoli, ndr) alla periferia di Buenos Aires. Con un gruppo sempre più numeroso di residenti del quartiere, ci siamo impegnati in diversi lavori: assistenza a famiglie poverissime che provenivano dall’interno del Paese e dalle nazioni limitrofe, creazione di una scuola serale per l’alfabetizzazione degli adulti, assistenza sanitaria, assistenza a ragazze-madri e altre opere di utilità sociale».

È in quel periodo che conosce Bergoglio. Intanto Sergio si guadagna da vivere lavorando come impiegato in uno dei centri di ricerca della Compagnia di Gesù. È qui che incontrerà la futura moglie, Ana, che faceva da maestra ai figli di alcuni insegnanti. Nella villa miseria la gente cominciava a farsi sentire. Chiedevano di non essere più trattati come cittadini di terza classe. Anche padre Bergoglio, una volta nominato provinciale dei Gesuiti, volle conoscere più da vicino quelle realtà. «La prima volta si fermò con noi per alcuni giorni. Tornò in Collegio profondamente colpito da quell’esperienza».

Sergio e Ana si sposarono il 14 novembre 1975 in una parrocchia di quartiere e la cerimonia fu presieduta da padre Jorge. C’erano i genitori degli sposi, che per anni nasconderanno gelosamente le foto delle nozze: un ricordo prezioso che non volevano cadesse nelle mani della polizia.

Anche oggi, che di anni ne sono passati trentotto, quegli scatti sono custoditi come un tesoro sfuggito alla razzia. Immagini in bianco e nero di due ragazzi felici. E tra essi lo sguardo bonario e l’espressione allegra di padre Jorge.

Pochi mesi dopo i Gobulin dovettero smettere di gioire. Erano andati al cinema. Quando rientrarono in casa, sembrava fosse passato un battaglione di cingolati. «Non avevamo fatto niente di male, non possedevamo armi, non appartenevamo ad alcuna organizzazione terroristica», dice Sergio.

Con la moglie e i vicini del quartiere rimisero in ordine. E provarono a continuare come niente fosse, certi che all’esito della perquisizione gli agenti si fossero convinti che il loro impegno tra gli emarginati non celasse secondi fini. Passa quasi un anno e l’11 ottobre 1976 Sergio Gobulin viene chupado, risucchiato. Quella mattina aveva ottenuto un giorno di permesso dal lavoro: ne aveva bisogno per sistemare alcune faccende di famiglia. Anche Ana era rimasta a casa. Ancora ventiquattro ore e le sarebbe scaduta la licenza per maternità. I cacciatori di dissidenti, mostrando un certo dilettantismo, non ne erano al corrente. L’operazione per poco non finiva in un imbarazzante fallimento. Quando scoprirono che Sergio non era in ufficio corsero a cercarlo nel quartiere. Lo incrociarono lungo la strada, non lontano dalla baracca.

Una gragnuola di pugni, un sacco di juta calato sulla testa, le mani legate dietro alla schiena. Lo portarono via senza dargli il tempo di reagire. Le colleghe di Ana, invece, fecero in tempo ad avvertirla.

Riuscì a nascondersi presso alcuni conoscenti, sfuggendo al peggio che potesse capitarle. Sergio no. Per diciotto giorni rimase in balia degli aguzzini. Sempre le stesse domande: «Che fate nel quartiere? Chi fa parte del vostro gruppo di terroristi?».

Appena padre Bergoglio ne fu informato, scattò un’operazione di salvataggio in due direzioni: strappare Sergio ai militari e mettere al sicuro Ana...

 Testo di Nello Scavo
Foto di Ugo Zamborlini

 

La storia dei coniugi Gobulin continua sul numero 26.

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LA LISTA DI BERGOGLIO: IN UN VOLUME

LE STORIE DEI SALVATI DAL PAPA

Libro: La lista di BergoglioC’è anche la storia dei Gobulin ne La lista di Bergoglio. I salvati da Francesco durante la dittatura. La storia mai raccontata. (Editrice Missionaria Italiana, pp. 192, euro 11,90), in libreria tra pochi giorni. L’ha scritto Nello Scavo, giornalista di Avvenire, esperto di criminalità e terrorismo internazionale. Il volume raccoglie diverse vicende di preti, laici, cattolici e non credenti argentini, salvati da Bergoglio durante la dittatura argentina. Il testo ha riscosso grande attenzione anche all’estero: la Emi (Editrice missionaria italiana) ha già ricevuto richieste di traduzione da cinque Paesi, inclusi Stati Uniti e Brasile. Puoi già trovare "La lista di Bergoglio" anche su SanPaoloStore.it.

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