N. 26 - 2016 26 giugno 2016
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Ite missa est di Enzo Romeo

Il buon cristiano torni a dire «mi interessa»

Di fronte alle evidenti carenze della politica è più che mai necessario riscoprire il senso della cosa pubblica. E il modo…

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Ite missa est di Enzo Romeo

Il buon cristiano torni a dire «mi interessa»

Di fronte alle evidenti carenze della politica è più che mai necessario riscoprire il senso della cosa pubblica. E il modo cristiano di stare nel mondo

Ite missa est

Un mese di giugno di urne aperte, a cui sono stati affidati molti delicati responsi, dalla Brexit al voto amministrativo, ovvero dalla sorte dell’Europa a quella dei nostri quartieri, sempre più legate tra loro. Non vogliamo che il Vecchio continente abbia come solo denominatore comune le violenze che abbiamo visto intorno alle partite di calcio in Francia. E non vogliamo neppure che, vicino a noi, la politica rimanga appannaggio esclusivo di chi ha fatto capolino nei manifesti elettorali. Forse ci sono risultati fastidiosi quei volti, col loro supplicante invito a sceglierli, ma in fondo dovremmo ringraziarli, perché ci hanno ricordato che le elezioni sono affar nostro.

Già nel 1971 Paolo VI metteva in guardia dal rischio che altre forme di potere, in primis l’economia, prendessero il sopravvento sulla politica. Questa attività così vituperata, anche perché spesso insozzata da chi la pratica, rimane la pietra angolare della nostra società. La politiké greca è ciò che attiene alla città e, per estensione, l’arte di governare gli Stati e amministrare la cosa pubblica. Avvertiva papa Montini: «Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli significa affermare il dovere di ogni uomo di riconoscere la libertà che gli è offerta per realizzare il bene della città, della nazione, dell’umanità. La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri» (Octogesima adveniens, n. 46).

Di fronte al terribile scollamento tra politica e cittadinanza, alla perdita di significato della rappresentatività democratica e istituzionale, dovremmo ripensare al senso delle cose. Il comune rimanda allo stare insieme e il municipio (da munia, doveri, e capere, prendere, assumere) è il luogo dove la comunità è amministrata. Suona come un dover non lasciare soli quei politici da prima linea che sono i sindaci (da syn, con, insieme, e dike, giustizia): sosteniamoli o critichiamoli, ma sempre tenendo a mente il motto che piaceva a don Milani: «I care» (mi interessa).

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