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Con padre Modesto la fede cristiana va oltre l’eutanasia
Affetto da una terribile sclerosi, il religioso ha testimoniato la fede fino all’ultimo giorno di vita. E ora ci lascia in…
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Con padre Modesto la fede cristiana va oltre l’eutanasia
Affetto da una terribile sclerosi, il religioso ha testimoniato la fede fino all’ultimo giorno di vita. E ora ci lascia in eredità un importante incarico
Questa è la storia di un prete affetto da sclerosi laterale amiotrofica, padre Modesto Paris. È morto il 31 maggio a Genova, combattendo la sua battaglia contro la Sla con raro coraggio, senza pensare neanche per un istante di «staccare la spina». Aveva 59 anni ed era originario di Rumo, in Trentino. Entrato da ragazzo nel seminario genovese degli Agostiniani scalzi, presso il santuario della Madonnetta, padre Modesto ha girato mezza Italia in spirito missionario, fondando vari gruppi di volontariato, con interventi di aiuto anche in Africa e nelle Filippine.
Se il corpo è inchiodato al letto, è difficile distinguere tra un sacerdote e un laico. Ma padre Modesto ha testimoniato anche in quella condizione estrema la sua fede nel Dio della vita. Siamo andati a trovarlo in ospedale, tre giorni prima che morisse; aveva da poco subìto la tracheotomia, eppure ci ha mostrato il suo volto sorridente e con l’unico movimento di cui era ancora capace ha alzato il pollice per dire: «Tranquilli, è tutto ok, voglio andare avanti fino alla fine».
La fine è arrivata inesorabile e ora restano i ricordi di un religioso che ha dato tutto lavorando coi giovani e aiutando i poveri. Sempre positivo, gioioso. Lo scorso anno, già costretto su una sedia a rotelle, si recò a Roma per abbracciare in piazza San Pietro papa Francesco. Ha celebrato Messa fin quando ha potuto nella sala dei suoi Rangers trasformata in chiesa.
Negli ultimi scritti padre Modesto ha espresso il desiderio che la sua Madonnetta, ormai svuotata di seminaristi, faccia come lui e non si arrenda a chi vorrebbe praticare l’eutanasia a una fede cristiana considerata morente. «Spero che non si trasformi in un museo. Nei conventi restiamo in pochi e nessuno sogna di fare la nostra vita. Ma siamo sale, siamo luce, siamo novità. Dateci una possibilità per dimostrare la forza della fraternità. Lo chiedo a tanti laici e giovani che bazzicano intorno a noi. Mi auguro che non sia un sogno; io la ritengo una preghiera».
Illustrazione di Emanuele Fucecchi