N. 26 29 settembre 2013
Editoriale

Papa Francesco e la santità della gente comune

Cari amici lettori, ringrazio di cuore i coniugi Ana e Sergio Gobulin per la loro testimonianza. Devono la vita a padre Jorge…

La lista di Bergoglio

Noi, salvati da Francesco

Erano finiti nel mirino della dittatura militare. Il futuro Papa aiutò il marito a uscire dal carcere e la coppia a fuggire…

Catechisti di oggi

Assunta Steccanella

Mentre a Roma si svolge la giornata dei catechisti raccontiamo la storia di Assunta, che con impegno e gioia cerca di trasmettere…

La fede dei famosi

Igor Cassina

Gli appassionati di sport lo ricorderanno alle Olimpiadi di Atene mentre esegue il doppio salto teso con avvitamento, poi…

NONNO MI SPIEGHI...

Se Dio non ci fosse non sarebbe meglio?

Nnonno, perché dio giudica le nostre azioni? Come sarà il Giudizio Universale?

Ite, Missa est.

Noi, fratelli maggiori del figliol prodigo

Mi succede di recente di incontrare, fisicamente o sui media, persone scandalizzate da certe, diciamo così, aperture del…

Intervista / Domenico Quirico

Dio non è il 118 della disperazione

«Più si pensa che Dio sia assente, più lo si scopre vicino: mi sentivo come Giobbe». Domenico Quirico, inviato della…

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Editoriale

Papa Francesco e la santità della gente comune

don Antonio RizzoloCari amici lettori, ringrazio di cuore i coniugi Ana e Sergio Gobulin per la loro testimonianza. Devono la vita a padre Jorge Mario Bergoglio, che li ha aiutati a fuggire dall’Argentina al tempo della dittatura militare. Sono passati quarant’anni, ora il loro amico e salvatore è diventato Papa e hanno accettato di parlare della loro avventura per amore di verità: non c’è stata connivenza fra l’allora arcivescovo di Buenos Aires e il regime che ha causato la morte di 30 mila desaparecidos. «Vogliamo che la gente sappia fino in fondo chi è davvero Jorge Mario Bergoglio», hanno detto i coniugi Gobulin. Solo questo. Loro non hanno voluto apparire neanche nelle foto, per non “approfittare” dell’amicizia con padre Jorge. Questa testimonianza, in esclusiva su Credere, spiega l’affetto e l’entusiasmo che la gente prova per papa Francesco. È una persona vera, un amico sincero, un innamorato di Cristo e del Vangelo e vuole davvero bene alle persone che incontra, si prende a cuore la loro situazione. Non è uno sprovveduto, è ben ferrato nella dottrina. Ma la traduce nella relazione interpersonale, nel dialogo, nell’incontro.

È l’immagine di Francesco che emerge anche nell’intervista di padre Antonio Spadaro pubblicata sulla Civiltà cattolica (ne trovate una sintesi a pagina 17). Mi ha colpito la descrizione che il Papa fa di un gesuita che per lui è stato un riferimento, il beato Pietro Favre. Sembrano i tratti della sua persona: «Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce, dolce…». La lunga intervista di padre Spadaro merita di essere letta attentamente.

I mezzi di informazione hanno insistito su alcuni aspetti, su alcune immagini, peraltro molto efficaci, come quella della Chiesa paragonata a un ospedale da campo: deve pensare all’uomo e alle sue ferite, annunciando prima di tutto la salvezza in Gesù Cristo, versando sulle piaghe l’olio della misericordia, facendosi carico delle persone come il buon samaritano. Io sono stato colpito anche da un’altra considerazione, che vi lascio, cari amici, come incoraggiamento a vivere la fede giorno per giorno. Il Papa parla della santità, ed egli la vede «nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta».

di don Antonio Rizzolo

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