Credere n.26 - 29/09/2013
Papa Francesco e la santità della gente comune
Cari amici lettori, ringrazio di cuore i coniugi Ana e Sergio Gobulin per la loro testimonianza. Devono la vita a padre Jorge…
Noi, salvati da Francesco
Erano finiti nel mirino della dittatura militare. Il futuro Papa aiutò il marito a uscire dal carcere e la coppia a fuggire…
Assunta Steccanella
Mentre a Roma si svolge la giornata dei catechisti raccontiamo la storia di Assunta, che con impegno e gioia cerca di trasmettere…
Igor Cassina
Gli appassionati di sport lo ricorderanno alle Olimpiadi di Atene mentre esegue il doppio salto teso con avvitamento, poi…
Se Dio non ci fosse non sarebbe meglio?
Nnonno, perché dio giudica le nostre azioni? Come sarà il Giudizio Universale?
Noi, fratelli maggiori del figliol prodigo
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Dio non è il 118 della disperazione
«Più si pensa che Dio sia assente, più lo si scopre vicino: mi sentivo come Giobbe». Domenico Quirico, inviato della…
Ite, Missa est.
Noi, fratelli maggiori del figliol prodigo
Illustrazione di Franco Bellardi
Mi succede di recente di incontrare, fisicamente o sui media, persone scandalizzate da certe, diciamo così, aperture del Papa. Da sue dichiarazioni che cercano di conquistare l’altro, andandogli incontro nel suo territorio, più che tentare di ribadire identità , alzare paletti, mettere puntini sulle “iâ€. Mi sembrano, quelli un po’ turbati, cattolici buoni, bravi, che in buona fede per tutta la vita hanno cercato un confronto serio e onesto con il magistero della Chiesa, che magari per questo confronto hanno cambiato radicalmente le loro esistenze e che, forse, a volte hanno bisogno di sentirsi rassicurati del fatto che le scelte che hanno fatto sono state buone. Quando facciamo così – mi metto anche io in qualche misura nel novero – rischiamo di fare come il fratello maggiore della parabola del figliol prodigo, che dimentica la bellezza di avere vissuto per tanti anni accanto al padre, e quasi lo considera un peso, quando invece lui ha goduto della meraviglia di stare accanto alla bontà del padre, nella contentezza e nella pace.
Credo che non dovremmo farci turbare. A quanto ho letto io, il Papa non ha mai contraddetto neppure in una virgola i suoi predecessori. Sono invece sicura del fatto che Francesco, a costo di passare per poco accorto, finga di non vedere, di non sapere la malizia di chi gli fa certe domande, o di chi interpreta le sue risposte per piegarle al proprio pensiero – vedi, che avevo ragione io? Lo dice anche il Papa! – mettendogli in bocca le idee più strampalate, ponendolo magari in contrapposizione con Benedetto XVI. Francesco vuole andare a riacchiappare le novantanove pecorelle uscite dall’ovile, quelle sprovviste dell’abc della fede, quelle a cui non si può parlare la lingua dei credenti. Quando uno non ha ricevuto neppure il primo annuncio, è lontano dai sacramenti, non sa niente della Chiesa, bisogna conquistarlo con l’accoglienza, dicendogli: «Guarda che tu sei importante per Dio, e quindi se non vieni tu, vengo io da te». Il Papa lo fa con le sue parole, noi dobbiamo farlo con i gesti concreti. Così magari qualcuno ci chiederà : «Scusa, ma perché fai questo per me?». Allora, solo allora, e solo se ce lo chiede, potremo parlargli di un certo Gesù…
di Costanza Miriano, giornalista e scrittrice