N. 27 - 2015 28 giugno 2015
Sommario 27 - 2015

Credere n. 27 - 05/07/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

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L'iniziativa | Sentieri Frassati

In cammino sui monti seguendo le orme di Pier Giorgio

Nel novantesimo dalla morte del giovane beato torinese, in tutt’Italia tante iniziative lungo i 22 sentieri alpini che gli…

Ite, missa est | Emanuele Fant

Troppa perfezione? No, grazie

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L'iniziativa | Sentieri Frassati

In cammino sui monti seguendo le orme di Pier Giorgio

Nel novantesimo dalla morte del giovane beato torinese, in tutt’Italia tante iniziative lungo i 22 sentieri alpini che gli sono stati dedicati dal Cai e dall’Azione cattolica.

 

Foto Reuters

 

«Vorrei passare intere giornate sui monti a contemplare in quell’aria pura la grandezza del Creatore». Il beato Pier Giorgio Frassati, a 90 anni dalla sua morte avvenuta il 4 luglio a soli 24 anni, continua a chiamare giovani e meno giovani sui “suoi” sentieri, tracciati in ogni regione d’Italia. In valle d’Aosta raggiungeranno domenica 5 luglio Fiery e Resy dove la diocesi di Piacenza-Bobbio porta in estate i suoi ragazzi, in Puglia saliranno il monte Cornacchia con l’Azione cattolica e la Pro Loco di Castelluccio Valmaggiore, in Emilia Romagna faranno un trekking al rifugio Fontana Moneta, in Lazio un’escursione sui monti Simbruini.

Mete e quote ben diverse, com’è proprio della rete dei «Sentieri Frassati» realizzati da gruppi locali con il Club alpino italiano d’intesa con Azione cattolica e l’associazione Giovane Montagna, ma la stessa tensione a elevare lo spirito «verso l’alto», secondo l’ormai famoso motto autografato da Pier Giorgio sulla foto dell’ultima gita. Un invito alla spiritualità autentica della montagna, che continua a ispirare con fantasia pastorale molte iniziative sui 22 sentieri italiani: «Da quando abbiamo lanciato l’idea dei “Sentieri Frassati” in Campania nel 1996 l’iniziativa è cresciuta spontaneamente dal basso, in modalità giustamente differenti, ma sulla condivisione di fondo che accomuna credenti e non credenti nell’ammirazione di Pier Giorgio, un testimone ancora vivente del ben vivere e del bel vivere o meglio – come diceva lui – del vivere e non del vivacchiare».

Il bilancio è di Antonello Sica, l’ideatore e coordinatore nazionale, che concluderà questa terza edizione della Settimana nazionale dei «Sentieri Frassati» sabato 11 luglio a Sala Consilina con il Cai di Salerno, l’Ac campana e la sottosezione Frassati di Giovane montagna con una Messa presieduta dal vescovo di Teggiano-Policastro monsignor Antonio De Luca: «In ogni realtà regionale abbiamo chiesto ai vescovi di sentirsi custodi dei “Sentieri Frassati” – tiene a precisare Sica – per sottolineare che si tratta di itinerari pienamente inseriti nella Chiesa locale anche se realizzati dal Cai, il più importante sodalizio alpino».

Lo si comprende mettendo gli scarponi in Carnia per i 40 chilometri del “Frassati” – con 1.400 metri di dislivello in due giorni – dove già nel 1925 era stata posta una targa sul monte Jouf a ricordo di Pier Giorgio dall’Azione cattolica locale: «Faremo il sentiero sabato e domenica, ospiti per la notte a Poffabro dalle nostre amiche monache del monastero di Santa Maria, alle quali devolveremo la quota di partecipazione», anticipa Andrea Beltrame, responsabile dell’Ac di Maniago, che per l’occasione si è inventata un altro nome goliardico che piacerebbe a Pier Giorgio: il Frassa-team.

Come in Friuli, anche nelle Marche il Sentiero Frassati compie dieci anni e vede rinnovarsi il pellegrinaggio notturno di otto ore da Fonte Avellana a Cagli in un intenso clima spirituale: «Rispettiamo il silenzio della natura e favoriamo il raccoglimento interiore», raccomandano don Francesco Pierpaoli e don Giorgio Paolini, che promuovono l’iniziativa assieme al Cai, «niente schiamazzi e iniziative autonome che compromettono l’armonia del procedere insieme». Nel cuore della notte, alle 3.30, la celebrazione dell’Eucaristia e la benedizione con l’acqua raccolta da tutti i «Sentieri Frassati»; all’arrivo la colazione offerta dalle mamme di Cagli.

All’ombra delle Dolomiti di Brenta sabato 4 luglio si sale da Villa Banale al santuario mariano di Deggia, una tappa del Sentiero trentino valorizzato dalla Società alpinisti tridentini-Cai, con Azione cattolica e settimanale diocesano. «Il cammino sul “Frassati” lo scorso anno ha portato alla nascita di nuove amicizie», confidano Elisa, Giorgio e Barbara dopo tutti i cento chilometri da Arco a San Romedio, «i testi tratti dalla Bibbia e dalle parole del giovane beato piemontese ci hanno aiutato ad andare più in profondità nel dialogo fra noi su argomenti diversi: la bellezza, la povertà, il cielo, la famiglia, la morte, il progetto di vita». «Riproporrò l’esperienza perché attraverso la fatica e la bellezza del Creato il camminare insieme ha cambiato i nostri giovani, ci siamo ritrovati diversi nella verifica finale, riportati all’essenziale», osserva don Mauro Angeli, guida della Pastorale giovanile di Trento, che invita a formare a metà agosto una Compagnia dei tipi loschi, come lo stesso Frassati aveva denominato il suo gruppo di amici montanari della Fuci.

Testo di Diego Andreatta

 

L’Anniversario: 90 anni dalla morte FRASSATI, L’ALPINISTA CHE CERCAVA DIO SUI MONTI

S’affollano in questi giorni i pellegrini sulla tomba del beato Pier Giorgio Frassati, visitata anche da papa Francesco domenica 21 giugno nel Duomo di Torino (foto sopra): sono passati 90 anni dalla sua morte il 4 luglio per una poliomelite e dal suo funerale, «l’inizio della sua santificazione» che svelò anche alla famiglia la notorietà del giovane nato il 6 aprile 1901.

Attorno al feretro non c’era solo la Torino borghese (il padre Alfredo era stato fondatore e direttore del quotidiano La Stampa, la madre Adelaide era un’affermata pittrice), ma una moltitudine di persone sconosciute, gente del popolo, «poveri provenienti da ogni parte, perfino un cieco che si era fatto largo fra la gente per toccare la bara», come annota Luciana, sorella minore di un anno. C’erano gli amici della San Vincenzo a testimoniare la carità come stile di vita di quel giovane «che correva sempre per i poveri», fin dagli anni liceali dai Gesuiti e alla scelta universitaria di Ingegneria per un giorno andare in America Latina a lavorare fra i minatori. Al funerale parteciparono anche le guide del Club alpino italiano, al quale Frassati si era iscritto a 17 anni, e della Giovane montagna, l’associazione cattolica nata a Torino e ancor oggi attiva con 3 mila soci.

«Il fascino della montagna mi attira», diceva fin da giovane, quando affrontò cime e ghiacciai anche impegnativi, distinguendosi però per l’attenzione ai compagni di cordata più in difficoltà. L’allegria che viveva con gli amici della Fuci nella Compagnia dei tipi loschi e che diffondeva anche nelle uscite sportive, si trasformava in raccoglimento profondo durante la preghiera; per Frassati l’escursionismo e l’alpinismo furono sempre un’esperienza profondamente spirituale: all’alba passava a prendere in macchina gli amici d’escursione per andare insieme alla Messa delle 4 e mezza che apriva la loro giornata.

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