N. 27 - 2016 3 luglio 2016
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Ite missa est di Emanuele Fant

Il regista (mancato) e la bidella

Tutti aspiriamo alle luci della ribalta. per poi magari doverci accontentare. Ma chi ha detto che un destino umile, servito…

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Ite missa est di Emanuele Fant

Il regista (mancato) e la bidella

Tutti aspiriamo alle luci della ribalta. per poi magari doverci accontentare. Ma chi ha detto che un destino umile, servito con dedizione, mai messo in discussione, sia “patetico”?

Ite missa est

Al liceo avevo il terrore di diventare, crescendo, patetico. Guardavo con sospetto i commessi, gli autisti di pullman, i camerieri. Persone che, a mio parere, si erano accontentate di un ingaggio da mediano, tradendo la loro naturale aspirazione a fare i capo-cannonieri.

Lo pensava anche Fabio, che dopo la quinta è partito per Bologna dedicandosi alla scrupolosa costruzione del suo sogno: fare il regista di cinema. Nei week end io lo andavo a trovare, sprecavamo serate insieme. Il capoluogo emiliano, con la prima università per lo spettacolo, era il paese dei balocchi di chi pretendeva da se stesso un futuro anticonvenzionale. Condividevamo il tavolo in disordine della sala con sceneggiatori in erba che aspettavano la firma di un contratto per offrire da bere, attrici a venire, direttori della fotografia che entro l’anno si sarebbero dovuti accontentare di un posto come elettricista.

Quindici anni dopo, esattamente l’altroieri, Fabio mi telefona da Roma. Mi deve dire qualcosa di importante, e io penso che finalmente ha ricevuto il premio che meritava per il suo film. «Tu non puoi capire». «Che cosa?», rispondo pregustando la soddisfazione. «Mia mamma è andata in pensione». «Tutto qui?». «No, non è tutto qui; perché i professori, gli studenti, i genitori le hanno organizzato uno striscione, si è fermata tutta la scuola a festeggiarla, è uscito addirittura un articolo sul giornale: “La storica bidella va in pensione”».

Ci ho messo tre lustri per capirlo: “patetico” non è chi fa cose normali, ma chi non si sente mai a posto nel proprio domani. Questa storia va a finire con una signora sorridente che ha consolato con i Kleenex migliaia di ragazzini, ha gridato in corridoio se facevano il campionato con le palline di stagnola, ha collaborato alla loro formazione culturale ripulendo la lavagna dalle lezioni del giorno prima. E poi ci sono due adulti al cellulare che si sorprendono a invidiare un destino umile, servito con dedizione, mai messo in discussione.

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