N. 27 - 2017 2 luglio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Cristiani autentici sulle orme di don Mazzolari e di don Milani

Preghiamo per i nostri parroci, perché con il loro servizio al Signore e al popolo di Dio ci aiutino a vivere da veri discepoli…

Don Mazzolari e don Milani

Due parroci luminosi e scomodi

Papa Francesco, pellegrino a Bozzolo e Barbiana sulle tombe dei due grandi sacerdoti del novecento, tenuti ai margini dalle…

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Don Mazzolari e don Milani

Due parroci luminosi e scomodi

Papa Francesco, pellegrino a Bozzolo e Barbiana sulle tombe dei due grandi sacerdoti del novecento, tenuti ai margini dalle gerarchie ecclesiastiche del tempo, riconosce e rilancia la loro profezia. Due visite brevi, ma dal messaggio significativo per il clero e la Chiesa intera

Il Papa prega sulla tomba di don Mazzolari

BOZZOLO, IL PAPA E MAZZOLARI IN UN UNICO ABBRACCIO
La parrocchia ha accolto Francesco in preghiera e carità, nello stile di don Primo. «Non stancatevi di diventare anche voi preti e cristiani così»

«Con genuino spirito di fede, non come un’occasione mondana»: così don Gianni Maccalli, alla guida di San Pietro apostolo, aveva chiesto ai parrocchiani di prepararsi alla visita del Santo Padre, pellegrino a Bozzolo per rendere omaggio a don Primo Mazzolari (1890-1959). Per il piccolo borgo del Mantovano, dove Mazzolari fu parroco dagli anni Trenta fino alla morte, l’arrivo del Papa poteva avere l’effetto devastante di uno tsunami. Invece tutto è stato vissuto come un ordinario ? e indimenticabile ? momento di vita comunitaria.

Nei giorni precedenti i parrocchiani hanno pregato davanti al Santissimo per 40 ore di fila, giorno e notte. Tutti poi si sono rimboccati le maniche, ciascuno secondo le proprie capacità: le signore hanno cucito 540 bandiere con i colori del Vaticano, i giovani hanno tirato a lucido la chiesa, e Francesca Cerati, restauratrice e capo scout Agesci, ha pulito la tomba di don Primo facendosi aiutare da alcuni ragazzi che, messe da parte le debolezze dell’età, hanno dato il meglio di sé. Infine è stata raccolta una generosissima colletta per le opere di carità del Papa.

15 MINUTI DI PIANTO E SORRISI
Quando, il 20 giugno alle 9, il Papa è giunto in piazza Mazzolari, e per 15 minuti ha abbracciato chi era lì ad aspettarlo anche dalle 2 di notte, tanti si sono commossi. L’approccio familiare del Pontefice a molti ha ricordato lo stile misericordioso di don Primo ? «Non dobbiamo massacrare le spalle della povera gente», diceva il parroco di Bozzolo ? che poi fu lo stesso di Gesù. «Sono pellegrino sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto “scomoda”», ha esordito Bergoglio, facendo riferimento anche alla successiva visita a Barbiana da don Lorenzo Milani.

In chiesa Francesco ha sostato davanti alla tomba di don Mazzolari, qualificato come semplice “sacerdote”: cinque minuti di dialogo intenso con don Primo, al cospetto di Dio.

LE TENTAZIONI DI OGGI
Il fiume, la cascina, la pianura. Attraverso questi elementi il Papa ha poi messo in luce l’attualità del messaggio di don Primo: «Non si è tenuto al riparo dal fiume della vita, della sofferenza della sua gente. Vi incoraggio, fratelli sacerdoti, ad ascoltare il mondo per farvi carico di ogni domanda di senso e di speranza, senza temere di attraversare deserti e zona d’ombra». La vita e gli scritti di don Primo hanno permesso al Papa di indicare le insidie che mettono alla prova la vita comunitaria: il «lasciar fare, stando alla finestra senza sporcarsi le mani», l’«attivismo separatista», che spinge a «creare banche e circoli» ma favorisce «interessi con un’etichetta cattolica», e il «soprannaturalismo disumanizzante», l’estraniarsi dal mondo, «vero campo dell’apostolato, per preferire le devozioni».

«Parroco dei lontani», «prete povero» (non «povero prete», sottolinea Bergoglio), Mazzolari è stato innanzitutto un uomo che «ha fatto della propria umanità uno strumento della misericordia di Dio».

In chiesa i fedeli ascoltano rapiti. «Intorno a lei, Santo Padre, sentiamo lo stesso profumo di Vangelo e di vera umanità: la profezia di Bozzolo è quella di Nazaret», ha detto monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona. Mazzolari, vicino a poveri, orfani e perfino ai non credenti, ha lasciato un seme buono, che la parrocchia e la Fondazione a lui intitolata s’impegnano a custodire. Non voleva essere perfetto né gli sarebbe piaciuto diventare un “santino”: semplicemente, e nonostante le ritrosie del Vaticano, ha seguìto il Vangelo. Ciò che il Papa oggi invita a fare, in tutte le parrocchie del mondo.

Testo di Laura Bellomi

Il Papa prega sulla tomba di don Milani

«UN BRAVO PRETE»: FRANCESCO RIABILITA DON MILANI
Non un maestro, né un educatore: a 50 anni dalla morte, il Papa riconosce che il priore di Barbiana fu innanzitutto un sacerdote e visse in «piena fedeltà al vangelo»

 

Sotto quella tomba povera di marmo bianco, davanti a cui per la prima volta un Papa, Francesco, s’è fermato a pregare, c’è un prete, sepolto con i paramenti sacri e gli scarponi da montagna. Don Lorenzo Milani comprò quello spazio nel cimitero di Barbiana a 31 anni, il giorno dopo essere stato confinato lassù, per radicarsi nel luogo in cui l’avevano esiliato, incompreso per le sue idee avanzate in materia di dottrina sociale e per la franchezza con cui le esprimeva. Il 26 giugno del 1967 a 44 anni vi fu sepolto, secondo la sua volontà, con le insegne della sua vita: povera tra i poveri e fedele alla Chiesa.

Eppure, tra strumentalizzazioni coeve e postume, di don Milani s’è dimenticata l’essenza. Per molto tempo il mondo e la Chiesa lo hanno raccontato come maestro innovatore, obiettore di coscienza, predicatore dalla penna facile e urticante, quasi che il suo sacerdozio, percepito come eccentrico, fosse un accessorio, non la sostanza declinata nel resto.

LA SCUOLA COME STRUMENTO
Papa Francesco, dopo 50 anni, va invece al nocciolo: don Milani era un prete, «un bravo prete». Lo dice con chiarezza: vengo a rendere «omaggio alla memoria di un sacerdote che ha testimoniato come nel dono di sé a Cristo si incontrano i fratelli».

L’incontro è per pochi: ex allievi delle scuole fondate tra gli anni Cinquanta e Sessanta a San Donato a Calenzano e a Barbiana per dare parola ai poveri, educatori e ragazzi di una comunità, sacerdoti. In tutto una settantina di persone. Questioni logistiche: Barbiana è tutta in una chiesetta sul cocuzzolo in cima al bosco, ci si sta in pochi. «Voi siete testimoni», dice il Papa agli ex ragazzi, «di come un prete abbia vissuto la sua missione, con piena fedeltà al Vangelo».

UNA FEDE SCHIETTA
Non più il maestro, dunque, che per caso è anche prete, ma la scuola come strumento della missione sacerdotale. Con il discorso di Barbiana, papa Francesco sutura definitivamente la ferita, dolorosissima per il priore di Barbiana, aperta tra don Milani e la sua Chiesa. Sono parole che spazzano ogni equivoco: «A tutti voglio ricordare che la dimensione sacerdotale di don Lorenzo Milani è alla radice di tutto. Tutto nasce dal suo essere prete. Ma, a sua volta, il suo essere prete ha una radice ancora più profonda: la sua fede. Una fede totalizzante, che diventa un donarsi completamente al Signore. Senza questa sete di Assoluto si può essere dei buoni funzionari del sacro, ma non si può essere preti, preti veri». Ne esce un’esortazione: «Cari preti, cerchiamo di essere uomini di fede schietta, non annacquata». E ancora: «Don Lorenzo ci insegna a voler bene alla Chiesa, come le volle bene lui, con la schiettezza e la verità che possono creare anche tensioni, mai abbandoni».

A scanso di ogni dubbio Francesco precisa che la scelta di recarsi a Barbiana è «una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa».

È più di un riconoscimento, è l’indicazione di un esempio: «Un prete “trasparente e duro come un diamante” che continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa. Prendete la fiaccola e portatela avanti. E non dimenticate di pregare per me, perché anche io sappia prendere esempio da questo bravo prete». Ed è forse questa la frase più importante.

Testo di Elisa Chiari

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