N. 27 6 ottobre 2013
La lettera di Suor Daniela dal Pakistan

«La comunione è forte più della presenza»

Pubblichiamo la lettera di ringraziamento di suor Daniela Baronchelli, suora paolina missionaria in Pakistan.

Monsignor Georg Gänswein

SONO IL “PONTE” TRA I DUE PAPI

Monsignor Georg Gänswein, dopo la rinuncia di Ratzinger, riveste un ruolo inedito e delicato: lavora con Francesco e abita…

Fra Graziano Lorusso

CONQUISTATI DA SAN FRANCESCO

Una carriera da calciatore al fianco di Del Piero, la fidanzata e una vita che sembrava già scritta. Poi arriva la chiamata:…

Madre Giuseppina Biviglia e "Ginettaccio"

BARTALI, LA SUORA E GLI EBREI SALVATI

Le Clarisse, guidate da madre Giuseppina Biviglia, nascondevano i perseguitati nei sotterranei del loro convento...

Francesca Fialdini

IN TV CON IL CUORE: RACCONTO LA SPERANZA

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Casa San Girolamo

SE I LAICI TENGONO APERTO IL CONVENTO

A Spello famiglie e soci dell’Azione cattolica garantiscono la gestione della Casa San Girolamo, fondata da Carlo Carretto,…

In dialogo con don Antonio

UNA RIVISTA DA FAR CONOSCERE

Per una lettura completa...

Francesca Fialdini

IN TV CON IL CUORE: RACCONTO LA SPERANZA

Francesca Fialdini conduce Unomattina in famiglia. In televisione valorizza le persone che intervista: «La fede mi aiuta a capire chi soffre. Una famiglia? La vorrei, e anche numerosa»

Francesca Fialdini conduce Unomattina

 

Come si è formato il tuo rapporto con Dio: è un’eredità familiare o un percorso che hai trovato da sola?

«La scuola è stata importante in questo senso. Per le elementari i miei hanno scelto una scuola privata cattolica e lì ho ricevuto un’educazione specifica. Poi anche gli esempi che avevo in casa mi parlavano di fede. Prima di tutto le nonne, tutte e due donne toste, semplici e di preghiera».

Hai frequentato l’oratorio? Quando eri ragazza che ruolo aveva la fede nella tua vita?

«I miei genitori non erano praticanti, anzi avevano altri interessi, ma mi hanno permesso di approfondire e di frequentare gli ambienti che sentivo più vicini. Con gli amici della parrocchia di San Pio X, a Massa, e poi col gruppo giovani di Assisi ne combinavamo di ogni! Recite, gite, volontariato... eravamo sempre in pista. Sotto le feste di Natale e Pasqua praticamente sparivo da casa! »

Cosa ha cambiato la fede nella tua vita privata e professionale?

«La prospettiva. A un certo punto non ero più solo io il motivo delle mie scelte, ma gli altri. Se la passione viscerale che sentivo per il mio mestiere era autentica allora doveva avere un senso valorizzando le persone che intervistavo. Entrare in empatia, specialmente quando avevano storie di sofferenza alle spalle. Kapuscinski in questo è stato un modello. Rimasi folgorata dal testo di una sua conferenza Il cinico non è adatto a questo mestiere, che è poi anche il titolo di uno dei suoi libri più famosi: si riferiva al giornalismo sul campo e alla necessità di lavorare con etica e onestà, ma vale sempre».

Come vivi la fede nel tuo privato e nella tua professione?

«Dovresti chiederlo a chi mi conosce e mi frequenta, saprebbe rispondere meglio di me. La fede è un discorso molto intimo che al tempo stesso ti permea totalmente».

Ci sono delle figure, note e meno note, che rappresentano per te dei punti di riferimento spirituale? Perché?

«Tra i “famosi” san Francesco e santa Chiara. Di loro mi stimolano l’audacia e la libertà interiore che li ha portati a non dipendere da niente e da nessuno, solo da ciò che amavano di più. Tra i meno noti una donna che ultimamente sta crescendo in notorietà e ne sono felice: Etty Hillesum. Il suo Diario e le sue Lettere le consiglio a tutti, specialmente alle donne».

La fede e la tua vita professionale per certi versi sono andati avanti di pari passo. Raccontaci come hai iniziato a lavorare per Radio Vaticana, che periodo hai vissuto e che tipo di esperienza hai avuto modo di maturare.

«All’inizio è stato un caso, se di caso vogliamo parlare. Dopo la laurea ho fatto domanda di stage a diverse emittenti, molto diverse tra loro; alla Radio Vaticana non ci avevo pensato, perché onestamente credevo fosse una realtà chiusa e pure troppo importante per una ragazzina come me. Un amico, che conosceva l’ambiente, mi ha convinto a inviare la domanda e oggi lo ringrazio ancora. Sono rimasta piacevolmente spiazzata! Ho scoperto una realtà interessantissima, con professionisti preparati, curiosi, di idee politiche diverse fra loro, di tante culture e nazionalità. Il top per chi desidera imparare un mestiere. E poi un grado di accoglienza fantastico. Sono stata felicissima di collaborare con loro, ogni giorno imparavo qualcosa di nuovo».

Gli anni ad A Sua immagine, il programma televisivo di Rai Uno per il quale conducevi il notiziario: quali sono i momenti che ricordi con maggiore intensità?

«In otto anni di esperienze ne ho fatte parecchie. Indimenticabili i servizi dalla Valle del Marro, in provincia di Gioia Tauro, dove don Pino lavora assiduamente coi suoi ragazzi per difendere il lavoro agricolo su campi confiscati alla mafia. O quando mi hanno chiesto di testare il grado di generosità della gente travestendomi da clochard... Su tutti però il reportage sui passi di san Paolo. Un viaggio di venti giorni in Turchia, Grecia e Siria, dove ho visitato anche Deir Mar Musa, il monastero nel deserto fondato dal gesuita padre Paolo Dall’Oglio. Sì, devo molto a quell’esperienza».

Ora inizi l’avventura su Rai Uno con Unomattina in famiglia: cosa porterai nel programma del bagaglio che hai accumulato?

«Direi tutto quello che sono! Nel bene e nel male... comprese le mie contraddizioni. Per fortuna ci sono e... sono parecchie».

Ti piacerebbe avere una famiglia e come la immagini: fondata su quali valori?

«Certo che mi piacerebbe, eccome! La sogno aperta al mondo, socievole, allegra, solidale e fondata sul rispetto reciproco, dove ognuno deve sentirsi amato e valorizzato per quello che è, magari numerosa».

Testo di Alberto Picci

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