N. 28 - 2019 14 luglio 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Glorificare Dio per la creazione chiede anche di cambiare i nostri stili di vita

Nel suo messaggio alle comunità Laudato si’, Papa Francesco ci invita a guardare in modo nuovo alla nostra “casa comune”,…

Padre Erik Varden

Con la musica Dio mi ha toccato il cuore

Il giovane abate del monastero inglese di Mount Saint Bernard, autore di un bestseller spirituale di prossima uscita in Italia,…

Illegio (Udine)

Il miracolo del paesino che ospita la grande arte

Capolavori da tutto il mondo arrivano in questo angolo sperduto del Friuli, grazie alla visione di una comunità

Roberto, Carmine e Ferdinando De Angelis

Una chiamata per tre

I tre fratelli, due dei quali gemelli, sono stati ordinati sacerdoti nello stesso giorno nella cattedrale di Salerno. Una…

Civita di Bagnoregio

Arte e fede nel “paese che muore”

Conosciuto per l’instabilità geologica del territorio e i suoi panorami mozzafiato, il borgo viterbese custodisce anche opere…

Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Sempre nomadi in cerca di una terra

Perché viaggiare? È voglia di nuovi incontri? È curiosità? È desiderio di purificazione, di cammino insieme? Tutto questo…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Sempre nomadi in cerca di una terra

Perché viaggiare? È voglia di nuovi incontri? È curiosità? È desiderio di purificazione, di cammino insieme? Tutto questo e anche altro...

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Ho un amico molto caro che da più di cinquanta giorni è in viaggio, a piedi, verso Santiago di Compostela, in Galizia. È partito da un piccolo paese del veronese e conta di attraversare il Portico della Gloria di Maestro Mateo e di abbracciare la statua dell’apostolo Giacomo – posta sull’altare principale della magnifica cattedrale – entro la metà di agosto. Daniele, questo è il suo nome, non è l’unico tra gli amici che, in questi anni, hanno percorso il Camino. A piedi o in bicicletta, i più partendo da Saint Jean Pied de Port, il punto di partenza classico del cammino francese. Lo scorso anno – secondo le rilevazioni presenti sul sito ufficiale del Camino – i pellegrini che hanno ricevuto la Compostela (la pergamena che certifica, con il controllo dei timbri, il percorso svolto) sono stati 327.378. Furono poco più di duemila nel 1983.

Perché viaggiare? È voglia di uscire dal nostro piccolo mondo? È voglia di nuovi incontri? È curiosità? È desiderio di purificazione, di cammino insieme? Tutto questo forse e anche altro. Ma il perché, alla fine, si trova nell’uomo stesso: è l’uomo, nel suo profondo che è «viaggiatore». Attraverso vicende, incontri, storie, noi non facciamo altro che cercare. Siamo radicalmente pellegrini, e cioè, come dice la parola stessa, siamo quelli che vanno «per agros», per campi. Non è stato così per l’uomo, fin dal suo apparire? Non è stato nomade per migliaia di anni? E la Bibbia stessa non ci ha reso amici di uomini nomadi, che con le loro carovane attraverso campi e deserti, erano in cerca di una terra dove stare? Ce lo ricordava Giacomo Leopardi con il suo magnifico Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: «… E quando miro in cielo arder le stelle; / Dico fra me pensando: / A che tante facelle? / Che fa l’aria infinita, e quel profondo / Infinito Seren? che vuol dir questa / Solitudine immensa? ed io che sono? / Così meco ragiono». Le domande del pastore leopardiano sono le domande dell’uomo di sempre. Anche dell’uomo di oggi. Per questo, la ricerca (di cui il cammino è parabola) è connaturata all’esistenza umana.

Siamo uomini solo se siamo in cammino.
   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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