N. 29 - 2015 12 luglio 2015
Insieme di don Antonio Rizzolo

Imitiamo la Vergine Maria, modello di vita cristiana

Cari amici lettori, il viaggio del Papa in America latina è stato molto intenso. Tantissimi i gesti significativi, le parole…

Il personaggio | Bobby Solo

«Alla vita dico sempre sì»

La musica, la paternità in età matura, la fede... Il cantante di Una lacrima sul viso ha appena compiuto settant’anni e si…

Volontari a Taizé

La nostra fede senza confini

Hanno tra i 19 e i 25 anni, sono cristiani di diverse confessioni e arrivano da tutto il mondo per un periodo di servizio…

Il testimone | Don Salvatore Mellone

Nella sua carne ci ha annunciato Dio

È stato ucciso dal cancro dopo soli due mesi dall’ordinazione sacerdotale. Eppure don Salvatore Mellone ha voluto dire sino…

Esclusiva | Manfredi Borsellino

Mio papà, il giudice Paolo Borsellino

Nel 23° anniversario della morte del magistrato del pool antimafia, il figlio racconta l’intimità di un uomo di grande fede…

Ite, missa est | Emanuele Fant

Per me, la natura

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Ite, missa est | Emanuele Fant

Per me, la natura

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Collezionare foglie di diversi colori, allevare tartarughine, tenere una lucertola in mano finché non sacrifica la coda per scappare. Alle scuole elementari la natura mi serviva per le prime, ingenue, prove di verifica: ero Dio o un semplice bambino? Potevo controllare la vita brulicante che mi circondava? Adolescente, il mio rapporto con il giardino spontaneo in cui abitiamo ha assunto toni in linea con lo spirito romantico dei liceali: di fronte a un tramonto commovente non provavo soddisfazione, ma il desiderio frustrato di poterlo contenere in uno sguardo per intero.

Mi struggevo di fronte all’ampiezza del mare che girava l’angolo dell’orizzonte senza specificare con il sottoscritto dove intendeva gettare il resto delle onde. A quell’età si riconsegnano le chiavi del potere, il mondo sfugge alla cattura quanto le zanzare, e con la confusione si fa largo anche il sospetto che siamo creature. Oggi che sono un papà, in certe gite domenicali non mi riesco a rilassare: io dietro ai parchi faunistici con gli ambienti realistici, sul fondo dei finti laghi per la pesca sportiva, nel folto delle siepi scolpite dai giardinieri, colgo di nuovo quella smania di governare la natura che ho sperimentato da bambino, e che scopro comune all’uomo.

Crediamo di possedere il creato recintandolo, svelando i meccanismi che Qualcuno ha preferito non esplicitare, proviamo addirittura a replicarlo. È una condanna che scontiamo da quando abbiamo perso confidenza col Giardino, ma qualcosa ci continua a urlare che non possiamo accontentarci dei gerani in balcone. Il mio proposito per l’estate che viene è di godermi il paesaggio nel semplice ruolo di spettatore: nessuno mi ha affidato la regia della natura, per fortuna. Se, in una sera di agosto con le stelle in cielo, mi coglierà di nuovo quella allergia da poltroncina, prego i miei familiari di avvertire il personale di sala: mi rimettano a sedere. Che io mi attenga ad ammirare.

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