N. 29 - 2016 17 luglio 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Diventare “mansueti” come Gesù per essere davvero suoi discepoli

Il Vangelo di Luca, con la sua parabola del buon samaritano, ci invita a seguire il Signore nel suo amore verso tutti, non…

La riflessione

Maria Maddalena un modello nella Chiesa

Recentemente papa Francesco ha elevato la memoria della Maddalena al grado di festa. La decisione suggerisce alcune riflessioni…

Francesco Niglio

La malattia mi ha cambiato il cuore

Chirurgo e pediatra di fama, nel 2002 sperimenta la malattia e il trapianto. Dopo la guarigione si scopre cambiato. A Credere…

Lisa

Il periodo di silenzio mi ha fatto crescere

Rispetto, vita e imperfezione sono le tre parole-chiave del nuovo album della cantante calabrese rivelazione a Sanremo 1998…

Ite missa est di Emanuele Fant

Partire o fuggire

Cercano di convincermi che ho bisogno di evadere dalla vita quotidiana. Ma quest’anno sono stato bene. E sono dove ho scelto…

Per una lettura completa...

Francesco Niglio

La malattia mi ha cambiato il cuore

Chirurgo e pediatra di fama, nel 2002 sperimenta la malattia e il trapianto. Dopo la guarigione si scopre cambiato. A Credere racconta il suo percorso di conversione

Francesco Niglio

Famoso chirurgo pediatrico, brillante professore universitario, uomo di successo, una sensazione di onnipotenza e la convinzione di avere il mondo in mano. Una vita di apparenza e superficialità che un giorno viene stravolta dalla malattia, costringendo il protagonista di questa storia a rivedere come in un film ogni scena della sua esistenza alla ricerca di un senso profondo, del significato smarrito.

La dialisi prima e un trapianto poi scavano nel cuore e nell’anima di Francesco Niglio, aprendo un varco profondissimo e rigenerante per l’amore di Dio. È a quel punto, nella sofferenza che lo strattona per vari anni, che scatta la scintilla, la vita riacquista valore e pienezza, alla luce di Gesù emerge il vero significato dell’esistenza. Francesco, chirurgo degli Ospedali riuniti di Foggia e docente nell’ateneo foggiano, è ormai conosciuto come il “medico dei poveri”. Un titolo particolare rilasciato dall’università della carità, della fede e del ritrovato amore in Cristo.

«Vivevo una realtà fatta di illusione, la mia vita era vuota», racconta. «Avevo tutto ma non quello che è realmente essenziale per essere felici. Ero credente ma la mia fede era molto fragile e superficiale: un credente di comodo. Il 22 novembre del 2002 all’improvviso tutto è cambiato, ho saltato lo steccato e da medico sono diventato paziente. Sono entrato in dialisi, per sopravvivere dipendevo totalmente dalla macchina per dieci ore al giorno. A quel punto il mio mondo è crollato, la mia vita è cambiata; dovevo trovare qualcosa che mi desse la forza di affrontare e superare quel momento difficile».

LA GUARIGIONE DEL CUORE
«Proprio in quelle lunghe ore in dialisi ha fatto capolino Gesù nella mia anima e ha bussato con forza alla porta del mio cuore», racconta Francesco, che incontriamo per Credere a Foggia, nel reparto di chirurgia pediatrica degli Ospedali riuniti, circondato da piccoli pazienti, genitori e disegni colorati.

«Il 29 aprile del 2005 sono stato trapiantato, mia madre mi ha donato un rene. Se oggi sono qui e posso continuare a svolgere la mia professione di medico è soltanto grazie all’amore di Dio e allo straordinario dono di vita che ho ricevuto: sono rinato alla vita e da quel momento ho sentito che avrei dovuto ripagare questo debito con il Signore dedicando la mia esistenza ai poveri o meglio ai miei fratelli più sfortunati. Grazie alla Caritas diocesana e a don Francesco Catalano ho potuto trasfondere la mia fede in opere concrete di carità».

La malattia è diventata per questo medico il banco di prova per testare una fede più matura e per tornare a una vita autentica e a una professione che può essere esercitata come una missione, secondo il Vangelo.

IL CAMMINO DELLA CONVERSIONE
«Quando quel giorno mi sono ritrovato dall’altra parte a vivere un ruolo nuovo ho capito che il vero medico non è quello con il camice addosso, ma chi è in grado di far stare bene una persona, con una parola di conforto, magari una pacca sulla spalla, con un sorriso che rinfranca e rasserena, anche quando per i limiti umani e scientifici non riusciamo a curare una malattia. Ho capito che il vero significato della vita è da ricercare in quelle piccole cose che spesso non riusciamo ad apprezzare. Per mia fortuna ho colto il messaggio che Dio mi ha inviato: la malattia non è una punizione, ma una prova da superare per arrivare alla vera guarigione, quella del cuore».

UN CAMBIAMENTO RADICALE 
A essere radicalmente cambiato, spiega Francesco, è «il mio essere uomo, il mio approccio con le persone, depurato dall’arroganza. Ho compreso la grande forza del perdono e l’importanza di ringraziare il Signore ogni giorno. È iniziato quindi il mio percorso di conversione con la consapevolezza di essere uno strumento nelle mani di Gesù e che avrei potuto fare di questo bellissimo lavoro una missione».

La nuova vita di Francesco da “medico dei poveri” scorre tra l’ospedale, le lezioni all’università, la campagna di sensibilizzazione a favore dei trapianti e soprattutto l’ambulatorio allestito presso la Caritas diocesana, aperto a chiunque sia in difficoltà. Qui lo scorso 8 gennaio il dottor Niglio ha portato Nonno Libero, un senza fissa dimora. «Ho soccorso Nonno Libero nella centralissima via Bari, era accasciato in un angolo, scansato da tutti a causa del cattivo odore», ricorda Francesco. «È come se in quel momento Gesù mi avesse detto di non aver paura e di avvicinarmi a quell’uomo, perché proprio lì, tra piaghe e buste maleodoranti c’era lui ad attendermi. Nonno Libero è stato accompagnato in ospedale e operato a causa della rottura del femore. Oggi è ospitato nel centro di accoglienza della Caritas, dove ha ritrovato la serenità di un pasto caldo e di un tetto sopra la testa».

Testo di Flavia Squarcio
Foto di Francesco Fiorellini

Archivio

Vai