N. 29 - 2016 17 luglio 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Diventare “mansueti” come Gesù per essere davvero suoi discepoli

Il Vangelo di Luca, con la sua parabola del buon samaritano, ci invita a seguire il Signore nel suo amore verso tutti, non…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Diventare “mansueti” come Gesù per essere davvero suoi discepoli

Il Vangelo di Luca, con la sua parabola del buon samaritano, ci invita a seguire il Signore nel suo amore verso tutti, non a parole, ma con opere di misericordia 

 

Cari amici lettori, in questo Anno giubilare sto riscoprendo il Vangelo di Luca, il cui autore è stato definito dal sommo poeta Dante «scriba mansuetudinis Christi», cioè lo scrittore della mansuetudine di Cristo. Questo Vangelo è affascinante, soprattutto nei passi che riporta in esclusiva, come quelli dell’infanzia di Gesù con protagonista Maria, la parabola del figlio prodigo, l’episodio dei discepoli di Emmaus.

Caratteristiche del Vangelo di Luca sono la misericordia, la bontà di Cristo, la sua preghiera. Ma anche la radicalità con cui il Signore chiama ogni discepolo a seguirlo. Emblematica, in questo senso, è la parabola del buon samaritano, anch’essa esclusiva di Luca. L’abbiamo ascoltata domenica scorsa ed è più attuale che mai. Rileggerla e rimeditarla mi ha fatto pensare a quanto lontani siamo dall’essere cristiani autentici, io per primo. Mi sono venute in mente le parole violente, piene d’odio, di vendetta che si leggono sempre più spesso su internet, nei commenti degli utenti, soprattutto contro gli immigrati. Uno degli ultimi casi riguarda il ragazzo nigeriano ucciso a Fermo: quasi nessuno di quelli che con rabbia ha attaccato la Chiesa, don Vinicio Albanesi, chi accoglie i profughi, ha tenuto conto che tutto è partito da un odioso insulto razzista, né ha considerato la tragica vicenda di questa coppia nigeriana fuggita da Boko Haram, che ha perso il bambino durante la traversata verso l’Italia. Al di là di questa triste storia, rimangono le parole di tanti, anche di diverso orientamento politico e ideologico, che nulla hanno a che fare con la «mansuetudine». In tanti casi si tratta di persone che si dichiarano cristiane. Ma possiamo davvero dirci cristiani se ci comportiamo così?

La parabola del buon samaritano, da questo punto di vista, ci mette con le spalle al muro, ci invita a scegliere se vogliamo essere davvero di Cristo. Papa Francesco l’ha messo in evidenza nel suo commento alla parabola: «Quando gli altri non ci interpellano, qualcosa lì non funziona; qualcosa in quel cuore non è cristiano». Il dolore, la sofferenza, le necessità degli altri ci chiedono di diventare noi stessi prossimo, cioè di farci vicini a tutti con il balsamo della misericordia, con gesti di bontà. Alla fine, infatti, saremo giudicati sulle opere di misericordia: «Il Signore potrà dirci: Ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io».

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