N. 29 - 2016 17 luglio 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Diventare “mansueti” come Gesù per essere davvero suoi discepoli

Il Vangelo di Luca, con la sua parabola del buon samaritano, ci invita a seguire il Signore nel suo amore verso tutti, non…

La riflessione

Maria Maddalena un modello nella Chiesa

Recentemente papa Francesco ha elevato la memoria della Maddalena al grado di festa. La decisione suggerisce alcune riflessioni…

Francesco Niglio

La malattia mi ha cambiato il cuore

Chirurgo e pediatra di fama, nel 2002 sperimenta la malattia e il trapianto. Dopo la guarigione si scopre cambiato. A Credere…

Lisa

Il periodo di silenzio mi ha fatto crescere

Rispetto, vita e imperfezione sono le tre parole-chiave del nuovo album della cantante calabrese rivelazione a Sanremo 1998…

Ite missa est di Emanuele Fant

Partire o fuggire

Cercano di convincermi che ho bisogno di evadere dalla vita quotidiana. Ma quest’anno sono stato bene. E sono dove ho scelto…

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Ite missa est di Emanuele Fant

Partire o fuggire

Cercano di convincermi che ho bisogno di evadere dalla vita quotidiana. Ma quest’anno sono stato bene. E sono dove ho scelto di abitare. Per questo è piacevole partire anche per la vacanza... 

Ite missa est

Il manifesto sulla testa di un palazzo mi ricorda che a luglio non è possibile affrontare la città, è necessario prenotare un volo a basso costo per scappare almeno nel fine settimana. E-mail periodiche di affittacamere virtuali mi ricordano da aprile che ho bisogno di una pausa, che mi merito di staccare la spina, che basta un click per regalarmi una parentesi romantica lontano. Le pubblicità in televisione sono sicure che la vita quotidiana è una convenzione da spezzare, opposta con ostinazione ai paradisi tropicali.

E io vorrei telefonargli. Agli autori trasparenti delle email, ai progettisti dei cartelloni tre per otto, dire loro di stare sereni, non preoccuparsi per le mie coronarie: io non sono affatto in apnea, quest’anno sono stato bene. Ho fatto come al solito teatro, la scusa più piacevole per trovarmi in mezzo alle persone; mi sono scoperto professore di italiano, ho conosciuto almeno 200 volti nuovi, nemmeno uno uguale all’altro, ho sudato per memorizzarne i nomi, invece è stato naturale appassionarsi alle storie. Ho assistito dalle file davanti a due prime mondiali: l’inizio delle elementari e dell’asilo dei miei bambini. Non ho fatto nemmeno un filmino, ho divorato coi miei occhi personali ogni momento (me li riguardo, senza lettore dvd, nei pensieri). Ho scritto un libro che prima non c’era, ho passeggiato senza motivo per Milano per più del tempo che avevo a disposizione; ho acchiappato alcune Messe delle sette di mattina, poco prima, ho constatato che il servizio ferroviario si svolge anche al buio.

Da che devo fuggire? Sono dove ho scelto di abitare, alle mancanze provvederemo, o forse nemmeno. Non baratterei un giorno feriale con una gita in agriturismo ingoiata come diversivo. Pure nei venerdì di sudore, avverto intorno un progetto che mi fa bene.

Detto questo, chiedo scusa, vado a dormire, domani guido fino al mare. Non ho mai detto che rinuncio alle vacanze. Ma quanto è più piacevole partire, quando si è certi di essere in grado di restare.

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