Diventare “mansueti” come Gesù per essere davvero suoi discepoli
Il Vangelo di Luca, con la sua parabola del buon samaritano, ci invita a seguire il Signore nel suo amore verso tutti, non…
Maria Maddalena un modello nella Chiesa
Recentemente papa Francesco ha elevato la memoria della Maddalena al grado di festa. La decisione suggerisce alcune riflessioni…
La malattia mi ha cambiato il cuore
Chirurgo e pediatra di fama, nel 2002 sperimenta la malattia e il trapianto. Dopo la guarigione si scopre cambiato. A Credere…
Il periodo di silenzio mi ha fatto crescere
Rispetto, vita e imperfezione sono le tre parole-chiave del nuovo album della cantante calabrese rivelazione a Sanremo 1998…
Partire o fuggire
Cercano di convincermi che ho bisogno di evadere dalla vita quotidiana. Ma quest’anno sono stato bene. E sono dove ho scelto…
La riflessione
Maria Maddalena un modello nella Chiesa
Recentemente papa Francesco ha elevato la memoria della Maddalena al grado di festa. La decisione suggerisce alcune riflessioni per la fede in questo Anno della misericordia. Santa Maria Maddalena si festeggia il 22 luglio
Papa Francesco continua a sorprenderci e lo fa su più fronti. Il 3 giugno scorso, solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Congregazione per il culto divino ha emesso un decreto con cui la memoria di santa Maria Maddalena viene elevata al grado di festa. La nota esplicativa del dicastero romano conclude così: «Perciò è giusto che la celebrazione liturgica di questa donna abbia il medesimo grado di festa dato alla celebrazione degli apostoli nel Calendario romano generale e che risalti la speciale missione di questa donna, che è esempio e modello per ogni donna nella Chiesa». La stessa nota ricorda, in apertura, che questo cambiamento liturgico avviene «per espresso desiderio del Santo Padre Francesco».
Non è la prima volta che papa Francesco chiede alla Congregazione del culto divino di introdurre dei cambiamenti. La prima “innovazione” liturgica di papa Francesco è l’approvazione di un decreto del 1° maggio 2013. Esso riprende e radicalizza la scelta fatta già da Giovanni XXIII nel 1962 e stabilisce che si menzioni sempre san Giuseppe, come sposo di Maria, in tutte le preghiere eucaristiche e non solo nel cosiddetto «canone romano».
All’inizio di quest’anno un’altra sorpresa è stata la lettera con cui papa Francesco ha chiesto alla Congregazione per il culto divino di cambiare le norme per il rito della lavanda dei piedi nella celebrazione della Cena del Signore, non riservando più questo gesto solo agli uomini, ma aprendolo anche alle donne. Papa Francesco aveva già ampliato questa possibilità rituale sin dalla sua prima celebrazione della lavanda dei piedi come Vescovo di Roma nel carcere minorile di Casal del Marmo. Nondimeno ha chiesto che questa eccezione diventasse abituale. In un commento al testo del decreto a firma dell’arcivescovo Arthur Roche, segretario della Congregazione, viene ricordato che «il rito riveste tradizionalmente una duplice valenza: imitativa di quello che Gesù fece nel Cenacolo lavando i piedi agli apostoli ed espressiva del dono di sé significato da questo gesto servile... Il comandamento dell’amore fraterno impegna tutti i discepoli di Gesù, senza alcuna distinzione o eccezione».
L’antico adagio «lex orandi, lex credendi», ossia «la regola della preghiera è la regola della fede», manifesta ancora tutta la sua forza performativa, trasformante, della vita della Chiesa. Per questo la scelta riguardo alla festa di santa Maria Maddalena non va sottovalutata, ma compresa nel respiro di una prassi liturgica che cerca di farsi mediazione di una intelligenza teologica per plasmare – e persino riplasmare – la sensibilità pastorale e dilatare così la devozione e la spiritualità.
Le ragioni per l’elevazione della memoria a festa sono così espresse dal decreto: «La decisione si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina».
COME DONNE
Maria Maddalena, con la sua storia e il suo cammino di discepolato, diventa così un “luogo” per tentare un incremento di intelligenza del modo di essere e sentirsi donne all’interno della Chiesa. La questione della donna, in senso lato e in modo particolare all’interno della comunità credente, diventa un’urgenza per ricomprendere il mistero stesso della Chiesa nella sua radicale simbolica al femminile. Come ricorda il commento di monsignor Roche, già Giovanni Paolo II ha riflettuto su questo tema. Nella Mulieris Dignitatem (n. 30), si parla del ministero di umanizzazione affidato alla donna in seno e a vantaggio dell’umanità intera. Mi pare, fino ad ora, che questa intonazione femminile sia stata molto approfondita, ma troppo poco recepita, dimenticando che «la donna, con la sua psicologia così dissimile da quella maschile, è ed è sempre stata una fonte di informazione sopra cose per le quali l’uomo non ha occhi» (C.G. Jung).
L’icona di Maria Maddalena completa e approfondisce ciò che Maria di Nazaret ha da sempre rappresentato per la Chiesa come memoria dell’importanza del femminile quale «punto di incontro tra Dio e l’uomo, a motivo della sua attitudine alla ricettività e all’interiorità. E con ciò assurge a simbolo dell’integrazione religiosa della natura umana» (Antonio Gentili, Se non diventerete come donne).
Questa integrazione serena di tutti gli aspetti della nostra umanità diventa così una sfida. La figura di Maria Maddalena, in cui la tradizione fa confluire più rifermenti evangelici (Maria di Magdala, Maria sorella di Lazzaro, la peccatrice che profuma i piedi del Signore in casa di Simone), ci obbliga a inglobare anche la parte più oscura e ambigua della nostra umanità nel nostro cammino di discepolato e di santità.
Maria di Magdala ha una storia – verrebbe da dire delle “storie” – e porta nel cuore un tormento e una sofferenza da cui il Signore l’ha guarita. Ce lo ricorda il Vangelo quando ci parla di «Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni» (Luca 8,2; Marco 16,9). In un cammino di Chiesa che si comprende come «ospedale da campo» e che desidera ripartire continuamente dalla misericordia e dalla tenerezza vi è un’urgenza su cui papa Francesco, da buon “medico sul campo”, non sembra transigere. Potremmo riassumerla con le parole di Antonio Gentili: «Bisogna superare la minaccia di una sorta di maschilismo distruttore inteso come razionalismo, competitività e prevaricazione con un sovrappiù di “sorellanza”. Occorre “diventare come donne”, non meno di quanto occorra ridiventare evangelicamente bambini; occorre sviluppare la femminilità presente in ciascuno di noi, uomini e donne, per rendere il mondo più umano e nello stesso tempo più divino».
UNA FEDE TERAPEUTICA
La memoria festiva di Maria Maddalena ci aiuta a considerare la fede non semplicemente come un insieme di dottrine da professare e di regole da osservare, ma come un reale cammino di guarigione interiore. Ogni guarigione non può fare a meno di passare attraverso la nominazione delle proprie malattie, dei propri disagi. Maria di Magdala diventa l’icona dell’urgenza di evangelizzazione che la Chiesa non può disattendere. Non si tratta più solo di riproporre la dottrina e di ripetere le prescrizioni di sempre, ma di far sentire il dono del Vangelo come un “balsamo” per molte ferite… per tutte le ferite.
Troppo spesso dimentichiamo che la missione di insegnare, affidata dal Signore agli apostoli, è legata in modo ineludibile al mandato terapeutico: «Diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e infermità» (Matteo 10,1). Maria di Magdala, che già la tradizione di tutte le Chiese riconosce non solo come apostola, ma addirittura «apostola degli apostoli», è anche la «prima evangelista». Questa donna indica il mistero del Risorto il quale «elargisce al mondo la grande misericordia» (liturgia orientale).
L’AMORE È TUTTO
Accanto all’icona di Maria di Nazaret, in cui la Chiesa riconosce la grazia della propria missione di generare nuovi figli di Dio, papa Francesco attira la nostra attenzione su Maria di Magdala. Questa donna ci ricorda – con la complessità della sua storia – che l’amore è tutto e che mai bisogno disperare della misericordia di Dio né per se stessi né per gli altri. Inoltre, guardando a Maria Maddalena, davanti al sepolcro al mattino di Pasqua, possiamo comprendere che la cosa più importante per diventare apostoli ed evangelisti è sentire la voce del Risorto che ci chiama per nome. In questa voce possiamo sentire tutto l’amore che ci riconcilia con quello che siamo e ci rende capaci di annunciare al mondo la gioia ritrovata della nostra vocazione ad amare.
Un testo del beato Charles de Foucauld può aiutarci e guidarci: «Sacro Cuore di Gesù, quanto sei buono a darmi in santa Maddalena una vera madre così cara e un esempio così perfetto: un modello così perfetto del dono completo – il profumo e il vaso – che bisogna fare di sé, e della maniera in cui bisogna darsi perché il dono sia perfetto. Perché il dono sia totale bisogna darsi nell’amore come Maddalena».
Testo di Fr. Michael Davide Semeraro