Testimoniare il nostro essere cristiani al tempo dei social network
Quando mandiamo messaggi ai nostri amici o interveniamo su internet dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi e alla nostra…
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
Testimoniare il nostro essere cristiani al tempo dei social network
Quando mandiamo messaggi ai nostri amici o interveniamo su internet dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi e alla nostra fede in cristo, non dimenticando mai la nostra umanità
Cari amici lettori, non sono un grande appassionato di social, cioè di quei siti internet che permettono di socializzare condividendo messaggi testuali, audio, foto e video. Sono accessibili attraverso il computer e soprattutto cellulari e tablet. I più noti sono Facebook, Twitter, Instagram, Whatsapp, Youtube. Oggi sembra il modo migliore per tenersi in contatto, farsi degli amici e interagire con loro. Ma non si dovrebbe perdere la buona “abitudine” di incontrarsi di persona.
Non sono un grande appassionato di social, ma mi rendo conto che non possiamo farne a meno e che, anzi, possono e debbono diventare mezzi per comunicare il nostro essere cristiani. Ciò che conta è sempre la persona che comunica. Ciascuno di noi dovrebbe rimanere se stesso, anche mandando un video o mettendo un “mi piace”. Noi cristiani, in particolare, dovremmo chiederci se ci comportiamo come discepoli di Cristo quando siamo sui social, oppure ci nascondiamo dietro l’apparente anonimato per lanciare insulti, spargere odio o gridare contro questo o contro quello. In questo numero vi presentiamo l’esperienza di un gruppo di ragazzi della diocesi di Padova, che ha deciso di parlare apertamente di fede, in modo semplice e simpatico, partendo proprio dai social media, in particolare da una webserie, cioè da tanti brevi filmati. La serie, preparata in vista del Sinodo sui giovani, si intitola Candy Cam e la potete trovare su Youtube.
Per restare in tema di social, concludo con un riferimento a papa Francesco. Lui è presente in particolare su Twitter, con messaggi brevissimi ma efficaci. Ogni settimana ne citiamo uno nella pagina del sommario. Gli ultimi due mi offrono lo spunto per due riflessioni finali. L’11 luglio, festa di san Benedetto, patrono d’Europa, Francesco ha twittato: «L’Europa ritrova speranza quando l’uomo è al centro delle sue istituzioni. San Benedetto, prega per noi!». È proprio vero, l’Europa con le sue istituzioni, ma anche l’Italia e ciascuno di noi può avere ancora speranza, quella speranza che ci dà ogni giorno la forza di vivere, se mette al centro l’uomo, se considera gli altri, chiunque altro, non un numero o un rivale, un nemico, ma una persona che condivide la nostra stessa umanità.
Nel tweet del 15 luglio il Papa ci offre una via per aiutarci a restare sempre “umani”: «Prova a leggere il Vangelo almeno cinque minuti al giorno. Vedrai che ti cambia la vita». Lasciamoci guidare da questo consiglio e prendiamo Gesù Cristo come unico vero punto di riferimento.