N. 29 - 2019 21 luglio 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il Papa e il mistero della luna: una Chiesa che riflette la luce di Cristo

Già nel discorso prima del conclave il cardinale Bergoglio aveva anticipato i temi principali del pontificato, invitando i cristiani a uscire per portare il Vangelo

 

Cari amici lettori, il 20 luglio si ricordano i 50 anni dello sbarco sulla Luna. Anche se avevo solo 7 anni, ho ancora davanti agli occhi il volto di Tito Stagno che condusse una lunghissima diretta per raccontare l’evento. Prendo spunto da questi ricordi che tanti di voi condividono per alcune riflessioni.

La prima riguarda l’evento stesso, così sintetizzato dal comandante Neil Armstrong, il primo a mettere piede sulla superficie lunare: «Questo è un piccolo passo per un uomo ma è un grande balzo per l’umanità». L’arrivo sulla Luna è simbolo della straordinaria capacità dell’intelligenza umana. Viene da chiedersi se noi usiamo sempre bene questo dono di Dio. Troppe volte lo applichiamo alla guerra, alla distruzione, per fomentare odio e divisione. Le conquiste della scienza dovrebbero essere invece una lode al Creatore e una risorsa per la pace, la libertà, l’amore fraterno.

Una seconda riflessione riguarda la Luna stessa. Rifacendosi ai testi dei Padri della Chiesa, papa Francesco ha più volte usato l’immagine della Luna in riferimento alla Chiesa, definendola mysterium Lunae. Che cosa significa? Che essa non vive di luce propria, perché è di Cristo. Se vuole essere e rimanere se stessa deve essere nel mondo un riflesso della vera luce che è Cristo, come la Luna riflette la luce del Sole. Di questo parlò il cardinale Bergoglio durante la penultima delle congregazioni generali prima del Conclave. Un intervento che colpì molto i cardinali e rafforzò l’intenzione di eleggerlo Papa. Rileggendo quel discorso troviamo già i punti chiave del suo pontificato. Ecco alcuni stralci: «Evangelizzare le periferie. Si è fatto riferimento all’evangelizzazione. È la ragion d’essere della Chiesa. “La dolce e confortante gioia di evangelizzare” (Paolo VI). È lo stesso Gesù Cristo che, da dentro, ci spinge. a) Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare presuppone nella Chiesa la “parresìa” di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del colore, dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria. b) Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diviene autoreferenziale e allora si ammala... c) La Chiesa, quando è autoreferenziale, senza rendersene conto, crede di avere luce propria; smette di essere il “mysterium Lunae” e dà luogo a quel male così grave che è la mondanità spirituale (secondo De Lubac, il male peggiore in cui può incorrere la Chiesa): quel vivere per darsi gloria gli uni con gli altri».

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