N. 3 - 2017 15 gennaio 2017
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Caravaca De La Cruz

Il Giubileo della vera croce

L’8 gennaio nel santuario spagnolo si è aperto lo speciale Anno santo che papa Wojtyla ha concesso di celebrare ogni sette anni

Un sacerdote impartisce la benedizione solenne sulla città con l’ostensorio che custodisce il reliquiario della vera Croce.

L’Anno santo straordinario della misericordia si è da poco concluso, ma a Caravaca de la Cruz, nella regione spagnola di Murcia, si è appena aperto un nuovo Anno giubilare.

In questa cittadina di quasi trentamila abitanti da otto secoli si custodisce infatti una preziosa reliquia: due frammenti della «santissima e vera Croce», il legno del patibolo sul quale morì Gesù. Per questo privilegio il 9 gennaio 1998 la città ha ricevuto da Giovanni Paolo II il dono di un giubileo da celebrare, in perpetuum, ogni sette anni a partire dal 2003.

UN DONO DI GIOVANNI PAOLO II
«Come è accaduto? Semplicemente fu chiesto, e papa Wojtyla concesse più di quanto avremmo potuto sperare», confessa il rettore della basilica santuario, don Emilio Andrés Sánchez Espín. Caravaca de la Cruz si è così aggiunta al ristretto numero di città che possono vantare giubilei perpetui: Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela, Potes (monastero di San Toribio di Liébana) e, con cadenza però secolare, Lione (chiesa primaziale, dove l’ultimo anno santo venne celebrato nel 1943) e Le Puy-en-Velay (chiesa di Notre Dame, l’ultimo è stato nel 1932).

Ad aprire l’anno giubilare 2017 nella basilica, edificata nell’antico castillo medievale che dalla rocca domina l’abitato, è stato l’8 gennaio il cardinale Agostino Vallini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma. E sono già migliaia i pellegrini che hanno percorso la salita che porta al santuario, per lucrare l’indulgenza, attratti dalla straordinaria reliquia. E anche qui, come spesso accade, le vicende ad essa legate incrociano tradizione e storia.

PORTATA DAGLI ANGELI
Secondo una prima versione della tradizione, nel 1231 il re musulmano che governava la zona, Ceyt-Abuceyt, chiese ai cristiani prigionieri del castello quale lavoro svolgessero. Tra loro c’era un sacerdote, Gínes Pérez de Chirinos, il quale spiegò di essere un prete e che il suo lavoro consisteva nel celebrare la Messa durante la quale pane e vino si trasformavano nel corpo e nel sangue di Cristo. Incuriosito, il principe chiese al sacerdote di mostraglielo. Avuto l’occorrente, il sacerdote iniziò il rito, ma subito s’interruppe perché mancava il crocifisso. Sentendosi raggirato, il re minacciò di ucciderlo con gli altri cristiani. In quel momento da una finestra entrarono due angeli con una croce, che collocarono sull’altare. Quel prodigio impressionò il re, che si convertì con l’intera corte.

L’altra versione racconta che la croce sarebbe appartenuta a Roberto, patriarca di Gerusalemme, sottratta ai musulmani con la prima crociata, e che nel 1229 avrebbe lasciato quel luogo con i crociati per ricomparire due anni dopo a Caravaca, allora sotto i Mori.

Dopo la riconquista, la devozione alla santissima e vera Croce si diffuse ben oltre la regione, richiamando in città numerosi ordini monastici. E alla fama contribuì la bolla di Clemente VII che nel 1392 concedeva indulgenze ai pellegrini.

IL FURTO DELLA RELIQUIA
In questa storia non manca un capitolo oscuro. Durante la Seconda Repubblica spagnola, nella notte fra il 13 e il 14 febbraio 1934, il reliquiario sparì e non fu più ritrovato. Colpito dalla devozione del popolo, Pio XII nel 1942, finita la guerra civile, inviò al santuario un frammento del Lignum crucis custodito nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme. E nel 2006 lo stesso fece la Custodia di Terra Santa, ricostituendo così il reliquiario su cui vegliarono prima i templari e poi i cavalieri dell’Ordine di Santiago.

Oggi la custodia è affidata alla Real e ilustre cofradía de la santísima y vera Cruz de Caravaca, di cui si ha notizia dal XVI secolo. E, come spiega la hermana mayor (sorella maggiore) Elisa Gimenéz-Girón Marín, l’appartenenza alla confraternita «è un impegno di vita e di fede, oltre che una responsabilità nel mantenimento del santuario, nella custodia della reliquia e nella diffusione del culto». Un compito che si è assunto anche il vescovo diocesano di Cartagena, monsignor José Manuel Lorca Planese, nominato “cofrade del año 2017”: «Il mio impegno sarà far sì che la santissima e vera Croce di Caravaca sia non solo conosciuta ma anche amata».

I LUOGHI DEL GIUBILEO
La basilica attuale, a croce latina, fu costruita nel XVII secolo nel classico barocco spagnolo su progetto del carmelitano Alberto de la Madre de Dios. La reliquia si conserva dal 1677 nella cappella del Conjuratorio; in precedenza si trovava nella piccola chiesa gotica di Santa Maria Real. Adiacente alla basilica c’è il Museo del santuario, che conserva, tra l’altro, i quadri dipinti nel 1521 da Hernando de Llanos, discepolo di Leonardo da Vinci, che raccontano la prodigiosa apparizione.

Ma a Caravaca i pellegrini possono visitare anche altri monumenti legati alla vera Croce, come il monastero delle Clarisse e la chiesa parrocchiale del Salvatore, gioiello del rinascimento murciano, che conserva una reliquia di san Giovanni Paolo II: un frammento dell’abito insanguinato dopo l’attentato. E siccome il motto scelto per il giubileo è «Scopri il tuo cammino», ai fedeli si proporranno i percorsi dei pellegrini del passato. Il più suggestivo è il «Camino de Levante»: 114 chilometri da Orihuela a Caravaca, passando per sei comuni con decine di luoghi di interesse religioso e culturale.

PURE A LIÉBANA IL 2017 PORTA UN GIUBILEO
Nel 2017 un altro luogo in Spagna avrà il privilegio di celebrare un giubileo: il Monastero di San Toribio di Liébana, in Cantabria, anch’esso legato alla Croce. Infatti il convento custodisce una reliquia del Lignum crucis, portata dal monaco san Toribio di ritorno dalla Terra Santa. E in questo luogo l’Anno santo, concesso da Giulio II nel 1512, si celebra quando il 16 aprile, festa del santo, cade di domenica. Ma siccome quest’anno sarà Pasqua, la Porta santa verrà aperta domenica 23 e sarà chiusa il 22 aprile 2018. L’ultimo “Año Santo Lebaniego” fu celebrato nel 2006.

LA FESTA A MAGGIO
Per la festa dell’Invenzione della Croce, ai primi di maggio, fede e tradizione si mescolano coinvolgendo l’intera popolazione. Tra gli eventi, la mattina del 1° maggio c’è l’omaggio floreale alla Croce; la sera del giorno dopo la processione con la reliquia dal santuario alla chiesa del Salvatore; il 3 pomeriggio la rievocazione del «parlamento» tra il re cristiano e quello musulmano, poi la successiva battaglia cui segue la processione al Templete, dove la reliquia è immersa nell’acqua – che scorre lungo l’edificio – per l’aspersione dei fedeli; la sera seguente la sfarzosa parata in costume. Ma è la Carrera de los caballos del vino, corsa dei cavalli del vino, la manifestazione più caratteristica. Si svolge il 2 maggio e rievoca un episodio del XIII secolo. Alcuni cavalieri templari, eludendo la sorveglianza dei mori che assediavano il castello in cui erano rifugiati i cristiani, portarono all’interno del vino sul dorso di un cavallo. Si narra che la bevanda, nella quale venne immersa la reliquia della Croce, fu data da bere agli infermi. Che guarirono.

ORGANIZZARE LA VISITA
L’aeroporto più vicino a Caravaca de la Cruz è quello di Alicante. Da qui si può raggiungere il santuario percorrendo l’autostrada A-7 fino ad Alcantarilla, dove si imbocca la superstrada RM-15, per un totale di 159 chilometri.
Per informazioni: www.turismocaravaca.org, Tel. 0034/96.87.02.424.

GIUBILEO E CELEBRAZIONI
Durante l’anno giubilare le sante Messe sono celebrate dal lunedì al sabato alle 8.30 e alle 12 (Messa del pellegrino), la domenica e nei giorni festivi alle 12 (Messa del pellegrino) e alle 17.30 da gennaio a marzo, alle 18.30 da aprile a settembre. Ogni giorno alle 11.30 “Stazione giubilare” nella parrocchia del Salvatore. Per informazioni su celebrazioni e pellegrinaggi: Www.lacruzdecaravaca.com, cofradia@lacruzdecaravaca.es, tel. 0034/96.87.07.528 – 0034/96.87.07.743. Il 20 maggio a Caravaca arriverà la Croce di Lampedusa grazie a un progetto della Fondazione casa delle arti e dello spirito Onlus.

Testo di Gaetano Vallini

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