N. 3 - 2017 15 gennaio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Viviamo insieme la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Il tema di quest’anno, “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”, ci invita a testimoniare il perdono reciproco…

Suor Paola D’Auria

Il gol più bello è testimoniare il Vangelo

Dopo Quelli che il calcio la religiosa torna in televisione per commentare il Vangelo, ma non solo a parole: «Porto gli spettatori…

Alle Tre Fontane

La ricetta speciale dei monaci birrai

Dal 2015 i Trappisti di Roma, fedeli alla regola dell’Ora et labora, producono una loro birra secondo la rinomata tradizione…

I figli ci chiedono

I miei vogliono divorziare. E adesso?

Dicono che non si amano più, come è possibile? Il matrimonio va visto come un punto di partenza. L’amore va coltivato giorno…

Caravaca De La Cruz

Il Giubileo della vera croce

L’8 gennaio nel santuario spagnolo si è aperto lo speciale Anno santo che papa Wojtyla ha concesso di celebrare ogni sette…

Ite, missa est di Emanuele Fant

Le buone notizie ci sono: basta cercarle

Siamo soliti guardarci indietro per rimpiangere un passato che ci sembra migliore del futuro. Ma è solo un ingiustificato…

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Ite, missa est di Emanuele Fant

Le buone notizie ci sono: basta cercarle

Siamo soliti guardarci indietro per rimpiangere un passato che ci sembra migliore del futuro. Ma è solo un ingiustificato pessimismo

Ite missa est

È gennaio di un nuovo anno, e qualcuno torna a dire che più si va avanti nel futuro, meno ci guadagniamo: i quarantenni ricordano ai ventenni che loro erano in grado di darsi appuntamento pure senza i cellulari; i sessantenni fanno notare ai quarantenni che, nei gloriosi anni della contestazione, la politica era passione e non tornaconto; gli ottantenni minacciano i sessantenni perché non sprechino il pane: «Chi non ha fatto la guerra, non sa cosa vuol dire avere fame!».

Da che l’uomo ha memoria, chi viene dopo è il destinatario dei rimbrotti della generazione che gli ha apparecchiato il domani. Chi è più maturo sembra godere nell’additare ogni indizio di imbarbarimento, lamentandosi di come la società coli a picco da quando ai vecchi è stato tolto il timone.

La sensazione di scivolare su un piano inclinato preoccupava già il poeta greco Esiodo che, otto secoli prima di Cristo, certificava la fine dell’età dell’oro, il tempo mitico in cui tutto andava bene e gli dèi non avevano rimproveri da fare agli umani. Poi, via di seguito, con i Latini a invidiare la cultura dei Greci, i medievali a rimpiangere i costumi dei Romani, gli intellettuali del Cinquecento a ripetere che solo i fiorentini di due secoli prima scrivevano bene. Possibile che quello che è buono ci sembra sempre intrappolato nei giorni che non possono tornare?

Non fatevi ingannare: sfogliate le pagine di questo giornale, o digitate “buone notizie” in un motore di ricerca. Scoprirete che è in aumento l’attenzione che mettiamo nella scelta del cibo, che questo Capodanno il numero di feriti per i botti è stato inferiore, che non siamo più minacciati da pandemie terribili come la peste nera. L’elenco di segnali confortanti potrebbe proseguire come una chilometrica pergamena che si srotola entusiasta verso il Tremila. Se la nostra storia è un fiume che punta al mare della salvezza, è un dovere allenare gli occhi a scorgere l’oro che è sul fondo, vincendo la tentazione di lagnarci prima per l’acqua scura. 

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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