N. 3 - 2018 21 gennaio 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e modello di dolcezza

Il santo vescovo, di cui ricorre la memoria il 24 gennaio, era noto per la sua amabilità, che non gli impediva di riprovare…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e modello di dolcezza

Il santo vescovo, di cui ricorre la memoria il 24 gennaio, era noto per la sua amabilità, che non gli impediva di riprovare i vizi pubblici e denunciare l’ipocrisia

 

Cari amici lettori, il 24 gennaio si celebra la memoria di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Per l’occasione sarà reso pubblico il messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra domenica 13 maggio sul tema «“La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace».

Come mai proprio san Francesco di Sales è stato scelto come patrono dei giornalisti? Mentre vi rinvio per un approfondimento alla Nuova enciclopedia dei santi che da questa settimana trovate in edicola e in parrocchia con Famiglia Cristiana e Credere, ricordo che egli fu proclamato patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici da Pio XI nel 1923, con l’enciclica Rerum Omnium Perturbationem, scritta in occasione del terzo centenario della morte del santo. Nell’enciclica si dà anche la motivazione di tale scelta, ricordando in particolare un episodio. Il santo, che visse nel XVI secolo, si trovò a confrontarsi in particolare con i calvinisti. Prima di diventare vescovo di Ginevra andò nella regione del Chiablese, nel ducato di Savoia, per predicare la fede cattolica. In questa circostanza, poiché le persone del luogo, come scrive Pio XI, «schivavano le sue prediche, deliberò di confutare i loro errori con fogli volanti, da lui scritti fra una predica e l’altra, e disseminati in tante copie, che, passando di mano in mano, ?nissero con l’insinuarsi anche tra gli eretici».

Al di là di questo episodio, san Francesco di Sales è stato scelto per opere importanti che gli hanno meritato il titolo di dottore della Chiesa, come la Filotea e il Trattato dell’amore di Dio. In particolare, c’è una caratteristica di san Francesco di Sales che dovrebbe fare da guida ai giornalisti cattolici: la dolcezza. Soprattutto oggi, in un mondo pieno di grida, insulti, accuse e parole astiose. Egli fu, scrive Pio XI, «modello di una santità non austera e cupa, ma amabile e accessibile a tutti... Sono note la sua facilità nell’ammettere e l’amabilità nel ricevere ognuno, ma particolarmente i peccatori e gli apostati... e le sue predilezioni per i poveri carcerati, che cercava i consolare con mille iniziative caritatevoli nelle frequenti sue visite». Non era una dolcezza finta. E non gli impediva di «riprovare con evangelica libertà i vizi pubblici e smascherare l’ipocrisia, simulatrice di virtù e di pietà... benché rispettoso, quanto altri mai, verso i sovrani, giammai si piegò a lusingarne le passioni o ad accondiscendere alle loro smodate pretese».

C’è una frase che può riassumere l’atteggiamento di san Francesco di Sales: «Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore».

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