N. 3 - 2018 21 gennaio 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e modello di dolcezza

Il santo vescovo, di cui ricorre la memoria il 24 gennaio, era noto per la sua amabilità, che non gli impediva di riprovare…

Frédéric Vermorel

In Calabria vivo la pace dell’eremo

Il monaco francese, laureato in Scienze politiche e Teologia, ha riportato in vita il santuario di Sant’Ilarione, che sorge…

Il Papa in Cile

Da Gigibontà il gelato è buono e fa bene a chi ha bisogno

A Santiago del Cile, dove Francesco è in visita proprio in questi giorni, l’Associazione Papa Giovanni XXIII ha aperto una…

Padre Giuseppe Pizza

I ragazzi di Scampia vanno in meta

Con il progetto Mille bambini in campo il religioso aiuta i minori della periferia di Napoli a crescere: «il rugby ha grandi…

I figli ci chiedono

È vero che il Papa vuole cambiare il Padre nostro?

La nonna dice che il Papa vuole cambiare il Padre nostro. È vero? Il Papa ha riflettuto su una traduzione del Padre nostro…

Ite, missa est di Enzo Romeo

L’etica del sudore per garantire lavoro ai giovani

La più grande emergenza sociale di questo paese è la disoccupazione giovanile, ma la soluzione passa per necessità dallo…

Per una lettura completa...

Padre Giuseppe Pizza

I ragazzi di Scampia vanno in meta

Con il progetto Mille bambini in campo il religioso aiuta i minori della periferia di Napoli a crescere: «il rugby ha grandi potenzialità pedagogiche: cerchiamo di usarle tutte»

I ragazzi pronti per una partita.

I ritratti iconici di Maradona s’affacciano a ondate dai condomini grigi e altissimi di Scampia. Battute astruse e dialettali corrono tra i balconi del rione, mescolandosi a un mulinello di polvere alzatosi all’improvviso da un piazzale rettangolare di terra e radi ciuffi d’erba: il campo dello Scampia Rugby. L’area d’allenamento è incassata tra un palazzone scrostato di colore giallo, un campetto sintetico ben illuminato, un supermercato con pescheria annessa e la Comunità Regina Mundi in cui abitano alcuni Missionari della Divina Redenzione.

Padre Giuseppe Pizza stringe nella mano destra un mazzo nutrito di chiavi. Sguardo corrucciato ma pacato, occhiali da vista appoggiati di traverso sulla punta del naso. «L’unica raccomandazione della comunità è rispettare gli orari e i silenzi della struttura religiosa, tranne quando gioca il Napoli ovviamente», aggiunge poi, sorridendo amichevolmente. Ha preso i voti nel 1988, entrando nella congregazione dopo l’illuminante incontro con il sacerdote Arturo d’Onofrio, nato a Visciano nel 1914 e morto nella Casa generalizia dei Missionari della Divina Redenzione il 3 novembre 2006, all’età di 92 anni. «Un uomo di preghiera eccezionale, attento alle infanzie violate del mondo. Si batteva per salvare dalla strada quanti più orfani, disagiati, adolescenti possibili, costruendo scuole e laboratori dall’India al Sud America, passando per le periferie d’Italia», racconta il missionario, seduto sulla poltrona del suo ufficio. Nell’angolo è appesa una bella fotografia che raffigura lo squadrone dello Scampia Rugby, incorniciata dentro un semplice telaio di colore nero.

DAL GUATEMALA A NAPOLI
«Per anni sono stato un missionario itinerante, viaggiando costantemente in Guatemala, Salvador, Albania, e alcuni pellegrinaggi in Messico e Colombia», racconta. «Nel 1996 ricevo la chiamata sacerdotale. L’idea era di approdare in India, perché avevamo una congregazione gestita da sole suore e ci mancava totalmente la parte maschile». Padre Giuseppe aveva già preparato le valigie ma venne fermato dal “padre degli orfani” Arturo d’Onofrio, il quale lo ascoltò a lungo pazientemente ma infine gli propose di accantonare l’idea di recarsi all’estero e fermarsi in un eremo sperduto fuori Napoli. Giuseppe ebbe una doccia fredda, improvvisa, ma con essa cominciò pure un viaggio interiore, cercando profondamente se stesso, i legami della fede “sotto casa” e l’amore in Dio.

Il viaggio durò ben 18, lunghi anni. «Realizzammo un centro di spiritualità, giornate di preghiera, settimane bibliche, percorsi spirituali sostenuti da monaci e Gesuiti. Dieci ettari di campagna su cui coltivavamo ortaggi e alberi da frutto, ideando pure un’erboristeria e un ampio vigneto il cui vino venne caldamente apprezzato, vincendo tanti premi. Dopo ho cambiato punto di vista e il mio sogno missionario da tanto interiorizzato ha preso forma venendo proprio qui a Scampia».

L’IMPORTANTE RUOLO DEI VOLONTARI
Il centro educativo Padre Arturo d’Onofrio, sostenuto dalla congregazione e da una fitta rete di volontari, nasce per occuparsi della gioventù più bisognosa, favorendone la crescita sotto tutti i punti di vista: umano, morale, religioso, civile, intellettuale.

Il progetto è rivolto a bambini e adolescenti della periferia nord di Napoli. «Vogliamo aiutare a crescere i bambini per farne dei buoni cittadini, curando tutto il loro percorso di maturazione e garantendo continuità e stabilità», dice Pizza citando padre Arturo. All’interno del Centro vengono offerti servizi educativi, laboratori creativo-manuali, percorsi di sostegno didattico e pure numerose attività sportive.

AGGREGAZIONE E SALUTE
Padre Giuseppe si stira la schiena adagiandosi sulla poltrona e giocherellando con una penna. «Lo sport è uno strumento fondamentale per favorire l’integrazione e la solidarietà, ridurre i comportamenti a rischio, promuovere la salute e il benessere fisico, psichico e sociale. Così è nato il progetto Rugby e grazie all’entusiasmo di Salvio Esposito, psicologo dello sport che si spende per lo Scampia Rugby, ne ho sposato la causa».

Il progetto Mille bambini in campo è un’iniziativa sportiva rivolta ai bambini del territorio di Scampia, Melito e Secondigliano. Utilizza il rugby per le sue potenzialità pedagogiche e i valori intrinseci che lo caratterizzano. I bambini accedono all’attività in maniera totalmente gratuita, visita medica e materiale sportivo compresi.

Questo piccolo sogno, inizialmente creduto utopico, quasi irrealizzabile, è stato reso possibile grazie all’impegno personale degli operatori volontari e alla collaborazione fondamentale della parrocchia Regina Mundi, che ha messo a disposizione il campo dietro gli edifici della struttura, aiutando i volontari nella ristrutturazione del terreno primo incolto.

PREGHIERA E DIVERTIMENTO
Dopo il consueto ritrovo per la recita del Padre nostro, ci piazziamo di fronte alla televisione per guardare la partita del Napoli. «Speriamo che con il sostegno di Coni e Federugby, e con il supporto ultimo del Cariparma, riusciremo a incentivare il progetto. A partire dal prossimo anno il campo sarà dotato d’impianto d’illuminazione e probabilmente anche di un manto d’erba sintetica. Ma, al di là del gioco, la nostra missione è offrire un luogo di crescita e confronto. È la sfida del presente, da oggi e per gli anni a venire», conclude padre Giuseppe, sbattendo il pugno sul tavolo all’ennesimo tiro sbilenco di Insigne.

Testo di Matthias Canapini · Foto di Chiara Asoli

Archivio

Vai