N. 30 - 2015 26 luglio 2015
Sommario 30 - 2015

Credere n. 30 - 26/07/2015

Insieme di don Antonio Rizzolo

Attorno alla tavola come testimoni di solidarietà e sobrietà

Cari amici lettori, ho conosciuto Massimo Bottura, uno dei migliori cuochi al mondo, protagonista della storia di copertina,…

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Insieme di don Antonio Rizzolo

Attorno alla tavola come testimoni di solidarietà e sobrietà

Cari amici lettori, ho conosciuto Massimo Bottura, uno dei migliori cuochi al mondo, protagonista della storia di copertina, a un pranzo a cui ero stato invitato. Tutte le portate erano a base di tartufo bianco e quella preparata da Bottura rappresentava un campo arato autunnale. Un’opera d’arte da guardare come un quadro. Il grande chef aveva curato ogni singolo piatto, scrutandolo in controluce.

Il gusto era molto buono, ma era solo l’ultima delle esperienze sensoriali. Mi sono venuti in mente questi particolari leggendo l’intervista che Bottura ci ha rilasciato. Mangiare non è solo un gesto naturale, ma un fatto culturale, anzi spirituale. L’idea del Refettorio Ambrosiano che, ogni giorno, offre il pasto a un centinaio di bisognosi, recuperando le eccedenze quotidiane dell’Expo per offrire piatti cucinati in maniera eccellente interpella ciascuno di noi. Ha un significato profondamente cristiano. Due sono gli elementi che emergono: la solidarietà e la sobrietà, in un contesto di comunione e di gioia.

Lo leggiamo anche nel Vangelo di questa domenica: c’era una grande folla a cui dare da mangiare, ma a disposizione c’erano solo i cinque pani e i due pesci di un ragazzo. Grazie alla condivisione di questo poco cibo, Gesù compie il miracolo di saziare tutti. Non solo, alla fine raccomanda che nulla vada sprecato e fa raccogliere tutti i pezzi avanzati, fino a colmare dodici ceste. Mi auguro che le parole del Vangelo e la testimonianza di Massimo Bottura ci inducano a riflettere, facendoci riscoprire la gioia della condivisione, dello stare assieme attorno alla tavola, soprattutto in famiglia. E la bellezza di parlare assieme, di dialogare serenamente condividendo quello che abbiamo e che siamo, le nostre idee, il nostro amore, il nostro affetto. La condivisione ci apre a chi è nel bisogno, poveri, affamati, soli.

Ce n’è tanto bisogno oggi, in un contesto di crisi per tanti, anche per chi arriva da altri Paesi dopo aver lasciato tutto a causa di guerre e carestie. Siamo poi invitati a contrastare la cultura dello spreco, che ci fa buttare nella spazzatura 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno. Ma non si tratta solo di beni materiali: come ci ricorda papa Francesco lo spreco diventa anche scarto, un mettere da parte chi non è all’altezza dell’efficientismo moderno, chi è debole e fragile: i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi... Con queste riflessioni in mente, acquista ancor più significato il saluto e l’augurio che spesso abbiamo sentito dalla bocca del Papa, e che possiamo di cuore rivolgerci l’un l’altro: «Buon pranzo!».

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