N. 30 - 2015 26 luglio 2015
Sommario 30 - 2015

Credere n. 30 - 26/07/2015

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La storia | la parrocchia

Una parrocchia a colori

Una comunità cristiana di periferia che vuole parlare al suo quartiere e un prete che lascia spazio alla creatività: a Roma è così che spicca la chiesa dei murales.

 

In foto: la Parrocchia del SS. Sacramento a Tor de' Schiavi nella periferia romana.

Prendi una parrocchia della periferia romana, del quartiere Tor de’ Schiavi. Ad esempio, quella del Santissimo Sacramento, con un bacino di circa 25 mila abitanti. Aggiungi un parroco di 45 anni, don Maurizio Mirilli, arrivato a settembre dello scorso anno, che si accorge di un rosone eucaristico poco valorizzato e decide di farlo illuminare da un faro nella notte.

Consulta i fedeli, contenti di vedere quell’opera d’arte anche dalle finestre delle loro case: un invito silenzioso alla preghiera. Ascolta i parrocchiani, con tanta voglia di abbellire la loro chiesa in mezzo alle case, in una piazza – largo Agosta – finora trascurata. Risultato? Murales coloratissimi intorno alle mura esterne e nell’oratorio del complesso parrocchiale. E, dietro l’abside, una Madonna del perdono dipinta da Francesca Ciolfi, «che sta coordinando tutti i lavori: un talento artistico della nostra comunità», sottolinea il parroco. «Ma tutto è partito dalla comunità, conoscendo le persone.

In mezzo al popolo di Dio si fanno cose meravigliose». La genesi del progetto “Art-oratori+o”, quindi, è scaturita via via dal confronto con i parrocchiani, spiega don Maurizio: «Dopo aver illuminato il rosone sulla facciata della chiesa, alcune persone mi hanno chiesto di fare lo stesso anche con l’abside, nella parte opposta». Dato che nella cappellina della chiesa è venerata un’immagine della Madonna del perdono, in prossimità del Giubileo della misericordia il prete ha pensato insieme a Francesca di ingrandirla fino a raggiungere i 10 metri di altezza e i 6 di larghezza, con i tratti color granata che spiccano sul fondo giallino della parete “nord” della parrocchia. Anche qui, un faro che da giugno illumina nel cuore della notte l’opera, benedetta e apprezzata dal cardinale vicario Agostino Vallini. «La gente è entusiasta, mi ha mandato le foto.

Molte persone lontane dalla Chiesa passano a congratularsi; alcune mi hanno detto: “Non vengo a Messa ma mi affaccio alla finestra e dico un’Ave Maria”», racconta don Mirilli. A questo punto, perché fermarsi all’abside? Cominciano le attività estive nell’oratorio, con un centinaio di bambini, volontari e animatori che prendono pennelli e vernici, con tanto di lucidante per proteggere i murales dalle intemperie. Un grande “smile” ammiccante, una porta dei colori dell’arcobaleno, poi il gruppo si fa “prendere la mano” tanto da lasciare sul muro esterno centinaia di impronte gialle, azzurre, verdi… «Sono certo che se papa Francesco venisse a trovarci, aggiungerebbe la sua impronta colorata.

Lo abbiamo invitato, lo aspettiamo», confida il parroco. Intorno a queste “tracce” spontanee e dettate dall’entusiasmo, la raffigurazione di Gesù con i bambini, un angelo, pillole di Vangelo e dei santi: «Frasi scelte insieme, che invitano alla pace. E da cosa nasce cosa: abbiamo ridipinto ringhiere, inferriate, scalini. Due writers del quartiere mi hanno proposto di realizzare nei prossimi mesi un’opera con le parole religion is not a crime (la religione non è un crimine), con i simboli della croce, della stella di Davide e della mezzaluna. Un messaggio di dialogo. E nessuno scriverà sopra i murales, perché i writers rispettano i lavori degli altri», sottolinea don Maurizio.

Il messaggio lanciato al quartiere non è solo quello «di un restyling esteriore, che ha raggiunto anche le sale parrocchiali con ondate di street-art, ma di una Chiesa in uscita che si prende cura del territorio, del bene comune. Perché il cambiamento parte da noi».

Testo di Laura Badaracchi

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