N. 30 -2016 24 luglio 2016
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Duomo di Amalfi

Il gioiello della costiera

Nella cattedrale dell’antica repubblica marinara sono custodite le reliquie di sant’Andrea portate qui da Costantinopoli

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Duomo di Amalfi

Il gioiello della costiera

Nella cattedrale dell’antica repubblica marinara sono custodite le reliquie di sant’Andrea portate qui da Costantinopoli

Il duomo di Amalfi

Il cammino, dai vicoli stretti in cui si vende ancora la storica carta di Amalfi, sbuca di fronte al duomo regalando uno spettacolo magnifico. È sicuramente una delle facciate artistiche più suggestive, capace di incantare il turista. La cittadina è ancora eccitata per la riconquista dell’ambito trofeo delle Repubbliche marinare che da secoli si contende con Pisa, Genova e Venezia, testimone di una eredità storica di scambi commerciali importante.

Tra la collina e il mare della mitica Costiera amalfitana, la cattedrale di Sant’Andrea brilla come un gioiello. La monumentale scalinata, che dalla piazza sale alla chiesa, riporta il visitatore al Medioevo, quando nel 1208 il corpo del primo apostolo, grazie al potente cardinal Capuano, arrivò ad Amalfi da Costantinopoli a seguito di una crociata, arricchendo, con i santi Matteo e Bartolomeo, la schiera di apostoli ed evangelisti venerati in Campania.

MILLE ANNI DI STORIA 
La costruzione della nuova cattedrale, che affianca quella del X secolo, inizia alla metà dell’XI secolo. Oggi appare ancor più imponente, purificata dalle stratificazioni poste in epoca rinascimentale e barocca. Il campanile, della seconda metà del XII secolo, è costruito secondo un motivo probabilmente di derivazione calabro-bizantina. Spiccano sul frontone i mosaici colorati con le scene dell’Apocalisse. Il portale del duomo è Porta santa della diocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni. La porta in bronzo, fusa a Costantinopoli, riporta il pellegrino a un incontro tra il mondo d’Oriente e Occidente. Qui infatti, come poi anche a Ravello, sono venerati santi nati e vissuti tra la Palestina e l’odierna Turchia: Andrea e Pantaleone; i due testimoni e martiri della fede in Cristo dei primi secoli fanno capire che confini culturali apparentemente lontani, in fondo non lo sono.

L’interno del duomo, rimaneggiato in forme barocche, ha una pianta basilicale con transetto e abside rivestiti da marmi. Sull’altare maggiore barocco colpisce la grande tela della crocifissione di sant’Andrea apostolo. Sul soffitto, arricchito da fregi aurei, si trovano le immagini delle storie del santo sino al martirio sulla tradizionale croce a X che porta il suo nome. Nella cappella della Riconciliazione la reliquia di sant’Andrea è meta dei devoti che vengono qui a pregarlo. Nel corso di alcune feste liturgiche (tra le quali le vigilie della festa del santo: 26 giugno e 29 novembre), le sue ossa trasudano una sostanza particolare chiamata «manna». In sagrestia, chiusa in un armadio detto lo «Stipo» dagli amalfitani, si trova la statua settecentesca usata nelle processioni. La cripta, edificata sulla tomba del patrono, è adornata da pregevoli affreschi, il maggiore dei quali rappresenta l’arrivo del corpo di sant’Andrea nella cattedrale. Sull’altare si trovano la statua bronzea del santo di Michelangelo Naccherino e quella marmorea di san Lorenzo, opera di Pietro Bernini, il padre di Gian Lorenzo.

IL PRIMO APOSTOLO
Andrea, fratello di san Pietro, è considerato il primo apostolo, poiché fu il primo chiamato dal Messia, con la particolarità che si conosce anche l’ora, come narra l’evangelista Giovanni (Gv 1,39): «Erano le quattro del pomeriggio». Sono numerosi i passi del Vangelo in cui viene nominato come seguace assiduo nella predicazione di Gesù.

IL MIRACOLO DEI TURCHI
La fede popolare ricorda principalmente un miracolo noto come «il patrocinio di sant’Andrea»; qui il calore della gente del Sud e la profonda tradizione per la protezione operata dall’apostolo, si assapora nella festa di giugno. Il santo, la cui ricorrenza cade il 30 novembre, ad Amalfi riceve la massima partecipazione nel ricordare il miracolo che salvò da tragedia certa gli amalfitani. Era il 27 giugno del 1544 quando sulla costa apparve la flotta turca assoldata da Francesco I contro il regno di Napoli. Gli amalfitani si raccolsero in preghiera nella cattedrale invocando il loro patrono. Dopo poco il mare divenne tempestoso, tanto da costringere le navi a cambiare rotta, viaggiando così più a sud. A farne le spese fu Policastro, porto del Cilento, che subì danni gravissimi. Il miracolo è ricordato ancora oggi nella stessa data dell’avvenimento, con la solenne processione che richiama turisti e amalfitani anche dall’estero, particolarmente in questo Giubileo.

IL GIUBILEO
«Bisogna essere semplici e credibili per comprendere in profondità la misericordia giubilare». È il messaggio dell’arcivescovo Orazio Soricelli per l’Anno santo, che vede varcare la Porta santa di Amalfi come meta di numerosi pellegrinaggi della Costiera e della valle metelliana. Tra i più recenti, quello di mille fedeli, da Cava ad Amalfi, il 10 giugno: il serpentone di persone devote di sant’Antonio si è concluso nella solenne cerimonia presieduta dal prelato campano. Ma prima anche quello dei giovani, che hanno pregato sull’esempio della beata suor Maria Celeste Crostarosa e a piedi hanno raggiunto il duomo, confessandosi in numerose chiesette, infine il pellegrinaggio dei sacerdoti. I movimenti laicali, a Pentecoste, si sono ritrovati in preghiera, come ricorda don Angelo Mansi, secondo l’insegnamento della semplicità, tanto caro a papa Francesco.

«Il duomo di Sant’Andrea dal 1998 è diventato epicentro del dialogo ecumenico con alcune comunità della Chiesa ortodossa», riferisce don Antonio Porpora, canonico e sacrista. «Sono numerosi infatti i pellegrinaggi che dalla Russia, e ultimamente anche dal patriarcato di Romania, si dirigono in preghiera sulle reliquie dell’apostolo». Si tratta di una testimonianza di fede e di vicinanza sicuramente incoraggiata da papa Francesco, attento e operoso in un profondo esempio di unità verso quel polmone di spiritualità presente nella Chiesa d’Oriente.

IN QUEL CHIOSTRO SI STA COME IN PARADISO
Dal portico del duomo si accede al Chiostro del Paradiso, con le sue suggestioni d’Oriente nel Sud Italia. È un quadriportico con archi a sesto acuto intrecciati, tipici dell’arte arabo-normanna, sorretti da colonnine binate. Edificato tra il 1266 e il 1268 come cimitero per i cittadini amalfitani illustri, è uno scorcio imperdibile per i numerosi visitatori. Ai lati del colonnato vi sono sei cappelle affrescate con resti di pitture del Trecento. Secondo una leggenda, san Francesco d’Assisi si recò ad Amalfi per venerare le reliquie di Andrea, il primo chiamato, e in quella visita fondò il convento di Maiori e poi quello di Santa Maria degli Angeli di Amalfi, poi dedicato a sant’Antonio.

COME ORGANIZZARE LA VISITA
Il duomo di Sant’Andrea si trova in piazza Duomo, ad Amalfi. Dalla Stazione Centrale di Napoli partono gli autobus delle linee Sita (www.sitasudtrasporti.it) oppure i treni per Salerno (www.trenitalia.com). Da Salerno si possono usare i taxi, gli autobus delle linee Sita, oppure gli aliscafi TraVelMar e Alicost. L’aeroporto più vicino è quello di Napoli - Capodichino.

ORARI E CELEBRAZIONI
Il duomo è aperto tutti i giorni dell’anno, dalle ore 9 alle 20. Messe nei giorni festivi: ore 7.30 – 10 – 11.15 – 18.30 (19 ora legale). Feriali: 8 – 18 – (19,30 ora legale). Le Confessioni si celebrano la domenica ore 10 – 11 e il venerdì e sabato dalle 17.

VISITE TURISTICHE
Per entrare nel duomo (tranne che durante le celebrazioni liturgiche) si paga un biglietto di 3 euro che comprende la chiesa, la cripta, il chiostro e il museo. Per altre informazioni turistiche su Amalfi: www.amalfitouristoffice.it.

 

Testo di Nicola Nicoletti

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