N. 30 - 2017 23 luglio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Estate, tempo propizio per andare da Gesù che ci ama e ci consola

Un consiglio per vivere bene questo periodo: dedicare un po’ di tempo alla preghiera e alla lettura del Vangelo per trovare…

Marco Impagliazzo

Ambasciatore di pace per i casi difficili

Da tempo la Comunità di Sant’Egidio è considerata una “diplomazia alternativa”: ora arriva il riconoscimento ufficiale. Il…

Parrocchia di Mendicino (Cosenza)

Una Chiesa che accoglie

Quattro profughi nigeriani, giunti a Mendicino in seguito a uno sbarco a Lampedusa, hanno chiesto di poter ricevere i sacramenti…

Don Matteo Galloni

La Trinità ci aiuta a essere famiglia

La comunità Amore e Libertà, fondata a Firenze da un sacerdote e una consacrata, accoglie bambini inviati dai servizi sociali,…

Padre Paolo Carlin

Il diavolo esiste, e io lo combatto

L’esorcista considerato erede spirituale di padre Amorth spiega: «Il Maligno si insinua nelle nostre azioni quando diciamo:…

Il cammino della Romea strata 3

In terre di santi, re e mercanti, con il cuore rivolto a Roma

Passato il Po, il cammino degli antichi pellegrini si inoltra fra gioielli di arte e fede fino a ricongiungersi con la Francigena:…

Ite, missa est di Enzo Romeo

Addio a Navarro Valls, la “voce” di Wojtyla

In occasione della morte ricordiamo lo storico portavoce di Giovanni Paolo II, con il quale collaborò dando una forte impronta…

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Il cammino della Romea strata 3

In terre di santi, re e mercanti, con il cuore rivolto a Roma

Passato il Po, il cammino degli antichi pellegrini si inoltra fra gioielli di arte e fede fino a ricongiungersi con la Francigena: da lì si prosegue per la Città eterna o Santiago o Gerusalemme...

La cattedrale di Modena

Lasciata Badia Polesine, il percorso della Romea Nonantolana- Longobarda può snodarsi seguendo le tracce dei monaci Benedettini per condurre il pellegrino attraverso l’Emilia, fino all’ultimo tratto in Toscana, dove si immetterà sulla via Francigena.

Il paesaggio della Pianura padana permette allo sguardo di perdersi all’orizzonte: case, borghi medievali, chiese e tracce di storia e fede ne costellano la vastità raccontando storie di pellegrini e di mercanti, di re e di santi. Con una breve incursione in Lombardia, a Sermide (Mantova) gli affreschi del coro della chiesa di Santa Croce raccontano la storia di un pellegrino che nel Medioevo si recò a Gerusalemme per chiedere il miracolo della vista. È invece il paese di Ficarolo – punto di incontro tra Veneto, Emilia Romagna e Lombardia – a segnare l’ingresso della Romea Strata in Emilia: posto sulla sponda del Po si fa notare per il campanile inclinato (il terzo per altezza del Veneto), che svetta sulle costruzioni urbane, e per la chiesa arcipretale, dedicata a Sant’Antonino martire, peculiare in quanto avente pianta ovale.

TERRA D’ACQUE
I fiumi di questa zona intagliano, cesellano e accompagnano il fluire del tempo, fin dall’antichità: punti di forza per i commerci e le comunicazioni, suonarono anche note dolenti quando a ritmare le giornate arrivavano le pesanti esondazioni. Croce e delizia, danni ma grande fertilità dei terreni, che potevano così restituire all’uomo abbondanti frutti dalle coltivazioni.

Nonantola – a due passi da Bomporto, porto fluviale nel quale Leonardo Da Vinci progettò le Porte vinciane per regolare le acque del Panaro – è una tappa obbligata per chi desidera percorrere le antiche vie dei pellegrini: Carlo Magno si servì della locale abbazia per l’amministrazione del suo impero.

L’OSPITALITÀ È DI CASA
Giunti a Modena, sul portale del duomo è possibile ammirare la prima scultura raffigurante la storia dei Cavalieri della Tavola rotonda, opera di Wiligelmo: un modo importante per simboleggiare la difesa della Chiesa da parte dei Crociati. Grazie al lavoro di Girolamo Tiraboschi, nel Settecento qui furono censiti numerosi ospedali che offrivano ospitalità ai pellegrini e cura agli ammalati. Seguendo il corso del Panaro ecco Spilamberto, famoso per il nocino, e Vignola, nota per le sue ciliegie. Subito dopo si inizia a salire l’Appennino tosco-emiliano, attraversando i meravigliosi parchi naturali di Rocca Malatina (con i suoi “Sassi”) e del Frignano (nel cui comprensorio si trova il monte Cimone): a passo Croce Arcana si tocca – e vi è un cippo che lo ricorda – il punto più alto della Romea Strata a 1.669 metri sul livello del mare. La natura accompagna, incanta e dona respiro: il cammino percorso è già lungo e la fatica inizia a farsi sentire.

Con un occhio alla Romea Nonantolana orientale, che rimane alle spalle, il pellegrino giunge finalmente in Toscana. C’è una valle particolare ad accoglierlo: se mai avesse il dubbio di aver smarrito la via, ecco le incisioni a forma di croce lasciate dagli antichi pellegrini a rinfrancarne lo spirito. La strada è giusta, la meta è più vicina.

LA CAPITALE DELLA CULTURA
Pistoia, Capitale della cultura 2017, racconta negli smalti ceramici dell’ospedale del Ceppo quali cure erano offerte ai pellegrini in viaggio verso la santa meta: una delle sette opere di misericordia era infatti «alloggiare i pellegrini». In questa città i fedeli accorrevano per venerare le reliquie di san Giacomo apostolo (sant’Jago), che ne è il patrono: nella basilica dedicata a san Zeno si trova l’altare argenteo di san Jacopo, un capolavoro dell’oreficeria sacra, cui lavorò anche il Brunelleschi. L’annesso campanile, alto quasi 70 metri, è uno dei più belli d’Italia.

La Romea Strata scioglie, quindi, i suoi ultimi chilometri, passando attraverso il gruppo montuoso del Montalbano, famosissimo per la produzione del Chianti, per Vinci – città natale del genio della Gioconda – per arrivare a Fucecchio, punto di conrfluenza con la Francigena, e proseguire fino a San Miniato. La meta intermedia è raggiunta: il cuore ormai punta altrove, basta scegliere la direzione. Mancano 365 chilometri a Roma, 2.405 a Santiago del Compostela, 2.955 a Gerusalemme.

NONANTOLA, L’ABBAZIA CON OLTRE UN MILLENNIO DI STORIA
Nonantola, che dà il nome alla via di pellegrinaggio Nonantolana- Longobarda, è un vero e proprio contenitore di storia e tesori. La sua celebrità è dovuta soprattutto all’abbazia di San Silvestro, fondata nel 752, che nella cripta conserva le spoglie di ben due Papi: san Silvestro e sant’Adriano III. L’annesso monastero giunse a ospitare più di mille monaci. San Carlo Borromeo ne fu abate commendatario dal 1560 al 1566, periodo in cui istituì, a proprie spese, uno dei primi seminari, rimasto attivo fino al 1972. Attualmente il complesso abbaziale è visitabile attraverso un percorso protetto, in quanto l’edificio è ancora "ingabbiato” per il restauro dei danni provocati dal sisma del 2012. Di grande interesse il Museo benedettino diocesano. A Nonantola vi sono pure i segni del dominio alternato di Modenesi e Bolognesi, con le loro torri di presidio.

NOI, PELLEGRINI SULLA ROMEA
Percorso di grande valore umano è quello di Andrea Spinelli, che ha calcato la Romea Strata in tandem con il suo cancro al pancreas. Sul suo blog www.andreaspinelli.it ha messo nero su bianco tutto ciò che il cammino gli ha offerto, in termini di conquiste e di battute d’arresto, dovute ai controlli medici e alle “imboscate” che il suo «fastidioso compagno di viaggio» gli ha imposto: con un messaggio molto importante per chi come lui si trova a convivere, suo malgrado, con un tumore. Per dire che si può, si deve camminare. E che gli oltre 3 milioni di passi messi uno davanti all’altro sono una strada nella strada, una via nella via che coltiva la speranza. Per Carla Cengarle, che ha partecipato al Cammino del Tagliamento lungo la Romea Alemagna, «il cammino è anche un “mettersi nei mocassini” di tutte le persone che lo hanno percorso durante la storia: per farlo ci vuole tempo, un ritmo lento. Possiamo incontrare veramente un luogo, una cultura, un’altra umanità solo se la si assimila piano piano e ci si prepara gradatamente all’incontro vero». «Camminare sulla Romea Strata è stato un modo per rincontrarci come coppia, guidati dal fuoco della fede», racconta Luciano Cazzola, che con la moglie Maria Pia ha percorso a piedi circa 700 chilometri: «L’occasione è stata il Giubileo della misericordia, che ci ha invogliati a raggiungere Roma, meta che ci mancava». Un’esperienza che ha «unito tutta la famiglia, perché anche figli e nipotini facevano il tifo per noi» e una via per «scoprire l’altra faccia dell’Italia, quella bella, incredibilmente ospitale che opera nel silenzio».

Testo di Luisa Pozzar

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