N. 30 - 2017 23 luglio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Estate, tempo propizio per andare da Gesù che ci ama e ci consola

Un consiglio per vivere bene questo periodo: dedicare un po’ di tempo alla preghiera e alla lettura del Vangelo per trovare…

Marco Impagliazzo

Ambasciatore di pace per i casi difficili

Da tempo la Comunità di Sant’Egidio è considerata una “diplomazia alternativa”: ora arriva il riconoscimento ufficiale. Il…

Parrocchia di Mendicino (Cosenza)

Una Chiesa che accoglie

Quattro profughi nigeriani, giunti a Mendicino in seguito a uno sbarco a Lampedusa, hanno chiesto di poter ricevere i sacramenti…

Don Matteo Galloni

La Trinità ci aiuta a essere famiglia

La comunità Amore e Libertà, fondata a Firenze da un sacerdote e una consacrata, accoglie bambini inviati dai servizi sociali,…

Padre Paolo Carlin

Il diavolo esiste, e io lo combatto

L’esorcista considerato erede spirituale di padre Amorth spiega: «Il Maligno si insinua nelle nostre azioni quando diciamo:…

Il cammino della Romea strata 3

In terre di santi, re e mercanti, con il cuore rivolto a Roma

Passato il Po, il cammino degli antichi pellegrini si inoltra fra gioielli di arte e fede fino a ricongiungersi con la Francigena:…

Ite, missa est di Enzo Romeo

Addio a Navarro Valls, la “voce” di Wojtyla

In occasione della morte ricordiamo lo storico portavoce di Giovanni Paolo II, con il quale collaborò dando una forte impronta…

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Enzo Romeo

Addio a Navarro Valls, la “voce” di Wojtyla

In occasione della morte ricordiamo lo storico portavoce di Giovanni Paolo II, con il quale collaborò dando una forte impronta a quel pontificato

Ite missa est

Joaquín Navarro Valls è stato la voce di Giovanni Paolo II, che lo aveva scelto per svecchiare la comunicazione della Santa Sede. Entrambi erano dei moderni tradizionalisti: l’impronta polacca di Wojtyla si sovrapponeva a quella spagnola di Navarro. In fondo, Giovanni Paolo II applicava alla propria nazione, ancora sotto il tallone sovietico, l’idea di reconquista che ha marcato la fede cattolica in Spagna dopo la liberazione dai “mori”.

Sempre distinto ed elegante, Navarro Valls incuteva un certo timore reverenziale, specie ai più giovani (e io tra loro) che in quegli anni frequentavano la Sala stampa di via della Conciliazione. Le colleghe subivano tutte il suo fascino, pur sapendo che non c’era alcuna speranza di flirtare con lui, numerario dell’Opus Dei.

L’appartenenza a questa organizzazione marcò lo stile e a volte la strategia di Navarro Valls. Si trattava di battagliare contro scristianizzazione e indifferentismo religioso, che dilagavano in Occidente, a cominciare dalla nazione-madre dell’Opus, la Spagna. I risultati ottenuti non sono stati quelli sperati e oggi abbiamo la Chiesa ospedale-da-campo di Bergoglio, che cambia la prospettiva dell’annuncio: non più una riconquista di posizioni in un mondo lontano dalla fede, ma un aiuto da offrire avendo come unico vessillo la misericordia.

Tuttavia, anche un conquistador come Navarro Valls, attraverso la malattia di Giovanni Paolo II, fece l’esperienza della finitudine, insita nel credo del Dio della croce. Ricordo un drammatico viaggio in Ungheria, era il 1996: vedendo i tremori fisici del Papa, noi giornalisti al seguito incalzammo Navarro, che alla fine ammise un disturbo del Papa «alla fascia extra piramidale». Non erano altro che i segni del Parkinson.

Man mano che la malattia rendeva “muto” Wojtyla, Navarro Valls ne diveniva il megafono. Altri tempi. Anche adesso il portavoce papale è un impeccabile uomo dell’Opus Dei, l’americano Greg Burke, ma c’è poco da mediare e interpretare di fronte al linguaggio diretto di Bergoglio.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai