N. 30 - 2018 29 luglio 2018
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Spagna

Pellegrini sui passi di sant’Ignazio

Da Loyola al santuario di Montserrat: il primo tratto dell’itinerario che il santo percorse a piedi per andare a Gerusalemme dopo la sua famosa conversione è diventato un cammino per scoprire il fondatore dei Gesuiti

Le numerose cupole, alcune dai vivacissimi colori, caratterizzano il santuario della Madonna del Pilar a Saragozza

Maggio 1521. A Pamplona, nord della Spagna, infuria la battaglia: asserragliati dentro la città i fedelissimi del viceré, Antonio Manrique; fuori dalle mura le truppe del re francese Francesco I. Tra chi resiste più strenuamente all’assedio si distingue un giovane basco, Ignazio, che con il suo carisma incoraggia i compagni. Quando però una palla di cannone gli spezza in più punti la gamba destra, la città cade definitivamente.

Ignazio sopravvive miracolosamente, ma per mesi è costretto a letto nel castello di famiglia, a Loyola. Il soldato che, per sua stessa ammissione, era «assai dedito alle armi e alle donne», si ritrova inaspettatamente immerso nella lettura di due libri: una vita di Gesù e un’antologia di biografie di santi. Prende forma una delle conversioni più famose del cristianesimo, il cui frutto sarà la nascita di un ordine religioso, quello dei Gesuiti, che ha profondamente segnato la vita della Chiesa.

Ma anche le conversioni più fulminanti spesso necessitano di un periodo di distacco per mettere radici. Così, tra febbraio e marzo del 1522, Ignazio parte in direzione di Gerusalemme. Vi arriverà l’anno successivo, passando da Venezia. Il tratto spagnolo del suo percorso oggi prende il nome di Camino ignaciano e i pellegrini possono percorrerlo a piedi: un itinerario di 660 chilometri che va da Loyola a Manresa, nei pressi di Barcellona, e in pratica unisce Atlantico e Mediterraneo.

Il Cammino, che ha basi storiche certe anche grazie alla descrizione che ne fa lo stesso Ignazio nell’Autobiografia, è stato riscoperto su iniziativa di gesuiti e laici spagnoli. Naturalmente, la recente elezione del primo Papa gesuita della storia e l’avvicinarsi del 500° anniversario del Cammino stanno facendo crescere l’attenzione per questa esperienza, non priva di risvolti turistici: muoversi tra i panorami selvaggi dei Paesi Baschi e i santuari della Catalogna è un’occasione per scoprire un territorio ricco di luoghi sacri e meraviglie architettoniche, memorie di una storia millenaria.

DA LOYOLA A SARAGOZZA
La prima tappa è appunto la cittadina in cui, nel 1491, nacque il futuro santo: a Loyola la casa natale è perfettamente conservata come parte del grande santuario eretto in suo onore. Qui è anche possibile fare apporre il primo timbro sulle credenziali. Da Loyola, a poche decine di chilometri dall’Oceano Atlantico, il percorso si inerpica immediatamente sui Pirenei. Nei frequenti saliscendi il tragitto sfiora i 1.300 metri del monte Biozkornia, il che sconsiglia di percorrere il Cammino ignaziano in inverno. Nelle altre stagioni i paesaggi incontaminati, con prati verdissimi punteggiati di massi bianchi e fresche pinete, e la possibilità di immergersi in una cultura misteriosa e affascinante come quella basca ricompensano della fatica.

Ad Arantzazu, meta del secondo giorno di cammino, troviamo un antico santuario dove Ignazio trascorse la notte in preghiera. Secondo la tradizione, la Vergine apparve a un pastore sopra un cespuglio spinoso e il ragazzo, sorpreso, disse: «Arantzan zu?», che in basco significa «Tu, tra le spine?». Da lì la devozione, che certamente era nota anche a Ignazio.

Superato il tratto pirenaico, e dopo avere incontrato chiari segni dell’influenza araba nella regione, si arriva a Saragozza, certamente la tappa principale del Cammino sotto l’aspetto storico, artistico e culturale. Città con due millenni di storia (fu fondata nel 14 a.C.), capitale dell’antico regno di Aragona, secondo la tradizione qui la Madonna apparve a san Giacomo (Santiago), impegnato nell’evangelizzazione della Spagna. Mentre l’apostolo riposava sulle rive del fiume Ebro, sconfortato per la mancanza di risultati, la Vergine si mostrò al di sopra di un pilastro, lo incoraggiò e gli chiese di erigere una piccola cappella. La chiesetta, di fatto il centro di culto mariano più antico della cristianità, divenne via via più grande, e nel 1518 fu completata la basilica di Nuestra Señora del Pilar (pilastro, ndr) così come la conosciamo oggi, splendido edificio in stile gotico-mudéjar. Anche se non ci sono prove documentali, è praticamente certo che Ignazio, arrivato in città pochi anni dopo, si sia recato a pregare nel santuario.

Lasciata Saragozza, Ignazio, e con lui i pellegrini odierni, entrano in un paesaggio semidesertico, nella regione di Los Monegros: il caldo torrido e la carenza di luoghi di ospitalità possono spaventare, ma anche aiutare a vivere una profonda solidarietà con il santo di Loyola, che percorse in solitudine questo territorio quando era ben più desolato di oggi.

VERSO LA CATALOGNA
Si arriva così in Catalogna. Attraversata Verdù, dove nel 1580 nacque uno dei santi gesuiti più famosi, Pedro Claver, difensore degli schiavi africani in Colombia, si incontra il borgo di Igualada. Qui Ignazio, deciso ad abbandonare definitivamente la sua identità di cavaliere e ad assumere quella di pellegrino, si fece cucire un semplice saio che sarebbe stato il suo unico vestito fino a Gerusalemme.

La strada torna a salire, ma offre lo spettacolo della Moreneta, la famosa Madonna nera simbolo di Montserrat e patrona della Catalogna, con l’adiacente monastero benedettino incastonato nella roccia. Proprio davanti alla statua della Vergine, Ignazio vegliò una notte intera, senza mai sedersi, per poi donare a un povero i vestiti “mondani” e liberarsi della spada e del pugnale, impegnandosi a rivestirsi delle “armi” di Cristo.

Infine Manresa, traguardo del Cammino ignaziano. In questa cittadina a 50 chilometri da Barcellona, Ignazio pensava di fermarsi pochi giorni e invece sostò dieci mesi: un tempo di ascesi e di crescita personale, di aridità ma anche di grande consolazione. Nella piccola grotta conosciuta come Santa Cova, Ignazio ebbe anche alcune visioni; un giorno, come racconta l’Autobiografia, «gli si aprirono gli occhi dell’intelletto, conobbe e capì molti principi della vita interiore, e molte cose divine e umane… Nel corso della sua vita, anche se riunisse tutti gli aiuti ricevuti da Dio e tutte le cose apprese, non gli sembra di avere raggiunto tanto come ha fatto quella volta». Non sorprende allora che in quella grotta Ignazio scrisse alcuni passaggi chiave degli Esercizi spirituali, probabilmente la più grande eredità che egli lascia anche ai cristiani di oggi.

L’INCONTRO CON IL MORO
I circa 200 chilometri che vanno da Navarrete a Saragozza consentono al pellegrino un doppio tuffo nel passato: nell’epoca di Ignazio, in cui la cattolicissima Spagna si preparava a diventare un baluardo della Controriforma, ma anche nel periodo in cui a dominare la penisola iberica erano gli arabi. Tudela, ad esempio, è una città fondata dai “mori” nell’802 e l’imponente cattedrale sorge sui resti di una moschea. Proprio dalle parti di Tudela Ignazio incontrò un “moro” e per un tratto di strada i due conversarono sulla verginità di Maria, senza che il musulmano superasse il suo scetticismo. Poco dopo che questi si fu allontanato, affiorò in Ignazio il desiderio di inseguirlo e pugnalarlo a morte per la sua incredulità. Il futuro santo arrivò alla decisione di rinunciare, ma è significativo osservare come, in quella fase ancora acerba del suo percorso spirituale, convivessero in lui il neoconvertito, pieno di ardore per la fede cristiana, e il cavaliere, abituato a risolvere ogni dissidio con le armi.

ORGANIZZARE LA VISITA
Partendo da Loyola, nei Paesi Baschi, il Cammino di Ignazio attraversa le regioni di La Rioja, Navarra e Aragona, per poi arrivare, dopo 660 chilometri, a Manresa, in Catalogna.

IL SITO
Le informazioni di massima sul cammino si trovano sul sito www.caminoignaciano.org, disponibile anche in versione italiana.

LA GUIDA
Come spiega la guida edita recentemente da Terre di Mezzo e firmata da José Luis Iriberri e Chris Lowney, Il Cammino di Sant’Ignazio (231 pagine, 20 euro), il percorso può essere compiuto in 27 tappe, preferibilmente in primavera o in autunno. La stessa guida offre anche alcuni spunti di riflessione e suggerimenti di preghiera per compiere, durante il cammino, un profondo percorso interiore, sull’esempio di quello vissuto dal fondatore dei Gesuiti.

Testo di Stefano Femminis

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