N. 30 - 2019 28 luglio 2019
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Lettera aperta delle sorelle di clausura di fronte al dramma dei migranti

Preoccupate dal clima di intolleranza che si respira, si appellano al Vangelo perché il problema sia affrontato con giustizia…

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INSIEME di don Antonio Rizzolo

Lettera aperta delle sorelle di clausura di fronte al dramma dei migranti

Preoccupate dal clima di intolleranza che si respira, si appellano al Vangelo perché il problema sia affrontato con giustizia e umanità. E oltre alla preghiera offrono il loro aiuto concreto

 

Cari amici lettori, voglio condividere con voi la lettera aperta scritta dalle suore Clarisse e Carmelitane di diversi monasteri italiani. La lettera è stata pubblicata da Avvenire e in questi giorni anche da Famiglia Cristiana. Si sono così aggiunte centinaia di adesioni (l’email di riferimento è segreteria.sottoscrizione@gmail.com). I destinatari sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La motivazione che ha spinto queste sorelle è la «preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione».

Come mi ha scritto una delle promotrici dell’iniziativa, hanno voluto far sentire la loro voce, lasciandosi orientare solo dal Vangelo, «di fronte ad una problematica indubbiamente complessa, che però merita di essere affrontata con giustizia, lungimiranza e in modo concertato da parte delle sedi istituzionali competenti». Chiedono «che le istituzioni governative si facciano garanti della dignità dei migranti, contribuiscano a percorsi di integrazione e li tutelino dall’insorgere del razzismo e da una mentalità che li considera solo un ostacolo al benessere nazionale». Le problematiche e le difficoltà sono tante, ma ricordano gli «innumerevoli esempi di migranti che costruiscono relazioni di amicizia, si inseriscono validamente nel mondo del lavoro e dell’università, creano imprese, si impegnano nei sindacati e nel volontariato». Il loro appello è anche concreto. «Molti monasteri italiani», ricordano, «si stanno interrogando su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti. E, al tempo stesso, tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure».

Lasciamoci toccare da queste sorelle che hanno dedicato la vita al Signore e che con la loro preghiera e il loro amore sono come una rete che sostiene il mondo. La loro testimonianza è simile a quella dei cattolici, tra cui alcune suore (una di 91 anni), che si sono riuniti a pregare all’interno del Senato degli Stati Uniti contro il trattamento inumano dei bambini immigrati da parte dell’Amministrazione. Ha fatto un certo effetto vedere le suore portate via in manette. Uniamoci anche noi nella preghiera, mettiamoci in ascolto di chiunque soffre, perché si agisca sempre con umanità e giustizia.

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