N. 30 - 2019 28 luglio 2019
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Viaggiatore leggero, saltatore di muri

Alex Langer, nato in terra di frontiera, aveva capito in fretta il pericolo del particolarismo e del settarismo. Alla scuola…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

Viaggiatore leggero, saltatore di muri

Alex Langer, nato in terra di frontiera, aveva capito in fretta il pericolo del particolarismo e del settarismo. Alla scuola di La Pira, Balducci e don Milani, ha imparato l’arte di costruire ponti

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Alex Langer è stato un eccezionale apostolo di verità e di giustizia, di libertà e di amore. L’ho conosciuto, l’ho apprezzato e talora mi pare ancora di sentire la sua voce al telefono, che mi invita ad andare con lui e altri seminatori di pace a Sarajevo, in momenti ardui, difficili e contrastanti. Sì, Alex è stato un uomo vissuto nel servizio: agli altri e “in piedi”. Un uomo senza frontiere, sempre un passo in avanti, nato in terra di frontiera, a Sterzing/Vipiteno, in Trentino Alto Adige/Sud Tirolo.

Cresciuto in un luogo di diversità linguistica e di forte contrapposizione etnica, Langer aveva capito presto il pericolo del particolarismo che inocula negli uomini – anche in quelli che pensano di esserne immuni – il germe del settarismo. Cattolico autodidatta, come gli piaceva definirsi, aveva studiato con La Pira, conosciuto padre Balducci e don Lorenzo Milani. Un uomo che per tutta la vita ha costruito ponti, attraversato confini, unito popoli: viaggiatore leggero (titolo di un magnifico testo che raccoglie alcuni suoi interventi), saltatore di muri, a cavallo tra mondi e culture. Un uomo che era difficile rinchiudere in un’etichetta: era troppo poco dire che era un militante, un politico, un pacifista, un ecologista. Ogni volta la sua acuta intelligenza lo poneva oltre l’immagine che di lui potevi farti. Un uomo senza patria e con molte patrie, intellettuale che parlava cinque lingue e aveva cinque vite, il politico di una politica che non esiste e che ci piacerebbe: rendeva pubbliche le entrate e le uscite di denaro quando ancora tangentopoli era ancora molto al di là da venire. Un uomo che in anticipo rispetto alla boria del tempo amava citare un motto: «Lentius, profundius, suavius» ovvero «più lento, più profondo, più dolce», in contrapposizione con l’olimpico «Citius! Altius! Fortius!» cioè «Più veloce! Più in alto! Più forte!». Un uomo che sentiva l’incombenza improcrastinabile di “riparare il mondo”. Non si trattava più di costruirlo ma di ripararlo dai disastri che il pensiero dogmatico della crescita senza limiti aveva provocato. Insomma, un uomo, un maestro per tanti.
   

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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