Credere n.30 - 27/10/2013
la famiglia di cristina nel tempo della prova
Cristina Betti per lunghi mesi ha dovuto mantenere la famiglia, tre figli e un marito, solo con il suo lavoro. Non si è…
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Testimonianza
la famiglia di cristina nel tempo della prova
Cristina Betti per lunghi mesi ha dovuto mantenere la famiglia, tre figli e un marito, solo con il suo lavoro. Non si è vergognata di chiedere aiuto agli amici e alla Caritas. Sostenuta dalla fiducia in Dio e nella Provvidenza
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Cristina Betti è una donna stanca. Ha il viso tirato, i capelli sfibrati raccolti da un cerchietto, le mani arrossate dai detersivi e levigate dagli stracci. È un’operaia di quarant’anni. Guadagna ottocento euro al mese per un part-time in una società di Forlì che si occupa di pulizia. Corre da un cantiere all’altro per far splendere bagni, uffici e scalinate. Un lavoro ereditato dalla madre insieme agli occhi di un verde fangoso. La sua vita si è assottigliata negli ultimi anni, da quando suo marito Cristian ha perso il lavoro e la sua famiglia ha iniziato a vivere nella precarietà .
La sua storia è quella di molte altre donne nell’Italia che ha riscoperto i pacchi viveri della Caritas insieme alla cassa integrazione. La crisi economica si è abbattuta sulla sua vita con la violenza di uno tsunami. Non che fosse cresciuta nella bambagia, ma il babbo camionista e la mamma inserviente l’avevano tirata su senza farle mancare nulla. Poi la maturità improvvisa, arrivata con un figlio a sedici anni, un matrimonio in tre in Municipio e un rapporto stritolato dalla rata dell’affitto, le coliche del bambino, i soldi che non arrivano al 15 del mese. «Eppure ce l’abbiamo fatta – racconta Cristina – tra alti e bassi, a contare i centesimi, a portare avanti la famiglia, a incastrare lavori… non so come, ma siamo ancora insieme».
Non è stato facile. Soprattutto quando Cristian, alla fine del 2009, ha dovuto dire addio al posto fisso alla Zanussi. La crisi economica e la concorrenza internazionale avevano piegato il colosso dell’industria italiana, le prospettive fosche avevano indotto molti ad accettare una buonuscita. Cristian è tra quelli che con trentamila euro rischia su un’attività in proprio: compra un camioncino e sogna un banco di abbigliamento al mercato. Ma le cose non girano. «Cristian era ottimista, io invece un po’ meno», ricorda Cristina: «abbiamo resistito due anni poi abbiamo dovuto mollare». Alla fine del 2011 Cristian si mette alla ricerca di una qualsiasi attività , la moglie riempie le giornate di straordinari, ore a servizio in casa di signori e conoscenti a Forlì. È un periodo difficile. Mettere in tavola la cena un’acrobazia. Cristina e la sua famiglia si privano di tutto, ma non basta. Devono pagare l’affitto delle tre stanze più cucina in cui vivono, le rate di un vecchio finanziamento che pesano come piombo, le bollette, la benzina, l’assicurazione delle macchine, indispensabili per chi come loro vive in un paesino della pianura romagnola. Anche la vita semplice condotta fino ad allora non è più possibile.
Ed è difficile dire dei “no†ai propri figli. Alan, il primogenito, ha 19 anni, una “morosa friulanaâ€, e studia per passare l’esame di guida. Spera di trovare un’occupazione come meccanico e nel frattempo manda curriculum in giro. Poi Michelle, tredici anni e tanta voglia di crescere, con le unghie colorate, il sorriso contagioso e la scuola professionale intrapresa più per obbedienza che per convinzione. E infine Alex, il piccolo di casa, che a sette anni legge le storie dei leoni e tormenta i fratelli. Cristina li ha tirati su bene e non chiedono più di quanto la mamma possa concedere.
Se qualcuno le chiede come abbia fatto, Cristina sorride incredula: «Non lo so. Mi sono arrabattata, ho mantenuto marito e figli, facendo salti mortali pur di assicurare loro il necessario. Ho avuto coraggio, non mi sono mai vergognata di chiedere aiuto, e soprattutto non ho mai smesso di sperare e di aver fede». Con una grinta da leonessa, Cristina ha tenuto insieme la famiglia, mettendo da parte l’orgoglio e accettando l’aiuto di genitori, amici, parrocchia e Caritas. Lei la chiama Provvidenza.
Dio è l’unica grande certezza di questa donna dalla fede incrollabile, che ha trascinato la sua famiglia fuori dal tunnel della povertà con la fatica e il Rosario. La fede è arrivata all’improvviso, come una Grazia, insieme al perdono per il peccato più grave. A 18 anni insieme al suo giovane marito aveva preso una decisione drammatica: sopprimere il bambino che portava in grembo. «Eravamo sopraffatti dalle responsabilità , il nostro rapporto era a rischio, eravamo stati sfrattati e vivevamo in casa con i miei. Mi sentivo stupida per quella gravidanza nuovamente non programmata, avevo paura del giudizio della gente, ma soprattutto non avevamo la possibilità economica di crescere quel nuovo figlio» racconta Cristina.
«In quel momento non avvertii la gravità dell’atto. La consapevolezza e il dolore sono arrivati dopo, con la maturità . Uno strazio che mi ha avvelenato l’anima, fino a quando non sono entrata in una chiesa e ho trovato un sacerdote che mi ha ascoltata, donandomi il perdono di Dio». È padre Serafino, l’uomo che ha mostrato a Cristina l’infinito amore di Dio e la sua misericordia, un frate della basilica di San Pellegrino Laziosi di Forlì. Da quell’incontro è partito un cammino: la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù di tutta la famiglia, il matrimonio religioso nella parrocchia di Roncadello, il percorso per entrare nel Terz’Ordine francescano. «Il Signore per me è tutto, la mia roccia, il mio confidente, il Padre a cui chiedere ogni cosa, l’amico che condivide con me la fatica». Grazie alla sua fede, ha guardato con positività anche gli ultimi due anni. «Per mesi ho implorato il Signore affinché aiutasse Cristian a trovare un lavoro». E il Signore l’ha ascoltata, a maggio scorso Cristian è stato assunto in un’azienda zootecnica. «Quando ha ricevuto il primo stipendio, siamo andati tutti al supermercato e abbiamo riempito il frigo. I miei figli erano felici. Io ho alzato gli occhi al cielo e ho ringraziato Dio». Testo di Cristiana Caricato
Testo di Cristiana Caricato
Foto di Alessandro Tosatto