Credere n. 31 - 27/07/2014
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INSIEME di don Antonio Rizzolo
La fede vera si rende operosa mediante la carità
Cari amici lettori, la storia di copertina è dedicata a Simona Atzori, una ragazza nata senza braccia che è però diventata ballerina e pittrice. La forza di affrontare il suo limite, trasformandolo in qualcosa di positivo, le è venuta dalla fede di sua madre. «Non credo nella fede “della candela”, dell’accenderla e aspettare che succeda qualcosa», confida Simona. «Bisogna andare incontro alla vita e condividere, donare… Penso alla mia fede come a qualcosa da mettere in pratica, sempre». Da qui nasce questa sua affermazione: «Ringrazio il Signore non per la vita in generale, ma per avermi disegnata esattamente così».
Sono parole che possono far bene a ciascuno di noi, soprattutto quando ci sembra che i nostri problemi siano insormontabili, ci sentiamo scoraggiati, magari per motivi banali. Il pensatore danese Kierkegaard diceva che la fede è «certezza in lotta», non una comoda tranquillità. E proponeva un esempio: quando una nave si trova in balia delle onde in tempesta, l’uomo di fede non si siede in un angolo ad aspettare, ma si dà da fare insieme agli altri per affrontare l’emergenza. La fede non è fatta di parole. San Giacomo, nella sua lettera, scrive: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta» (2,15-17). Lo stesso san Paolo, scrivendo ai Galati, afferma che «la fede si rende operosa per mezzo della carità» (5,6). Qualcosa di simile lo ha detto papa Francesco nel dialogo con i sacerdoti di Caserta, sabato 26 luglio, invitando a una doppia fedeltà, a Dio e all’uomo. «Essere fedeli a Dio», ha spiegato, «è cercarlo, aprirsi a Lui nella preghiera, ricordando che Lui è fedele. E poi aprirsi all’uomo; è quell’empatia, quel rispetto, quel sentirlo, e dire la parola giusta con la pazienza».
Concludo invitandovi tutti all’incontro con Simona Atzori a Bibione, nella serata del 6 agosto. Sarò presente anch’io per dialogare con lei. Ringrazio fin d’ora il parroco don Andrea Vena che ci ospita all’interno della rassegna “Bibione guarda all’Avvenire”, giunta all’VIII edizione. È una serie di appuntamenti che attraversa tutta l’estate e che la diocesi di Concordia-Pordenone ha deciso di presentare al convegno ecclesiale di Firenze 2015 come «esperienza di nuova evangelizzazione». Sempre a Bibione, la Cei ha deciso di organizzare, a maggio 2015, un convegno sul turismo religioso. Anche questa iniziativa organizzata da don Andrea è un bell’esempio di fede operosa.