n. 31 - 2016 31 luglio 2016
INSIEME di don Antonio Rizzolo

La vita contemplativa, il cuore orante di cui oggi abbiamo bisogno

Il Papa ha scritto un documento dedicato alle monache di clausura. La loro vita e la loro preghiera ci ricordano il senso…

Padre Enzo Fortunato

Il 2 agosto, crocevia della storia

«La guerra, la pace, le indulgenze pagate, la gratuità: con il Perdono di Assisi san Francesco realizza la sua visione di…

Fabrizio Pacifici

Ho incontrato Dio nei bimbi di Chernobyl

Ateo convinto, va a studiare in Russia inviato dal Partito Comunista. Qui si imbatte nel dramma di Chernobyl, che gli cambia…

Ite missa est di Emanuele Fant

Il frate “uccellino”

In vacanza in salento, tra orizzonti sterminati, mi sono imbattuto in san Giuseppe da Copertino, il “frate volante” e mistico.…

Per una lettura completa...

Ite missa est di Emanuele Fant

Il frate “uccellino”

In vacanza in salento, tra orizzonti sterminati, mi sono imbattuto in san Giuseppe da Copertino, il “frate volante” e mistico. Ma non sempre i santi si attirano gli applausi...

Ite missa est

Direte «arrivederci» alle vostre abitazioni, e scoprirete terre nuove, in questo agosto ancora da scartare. Tra gli incontri, ne farete uno sorprendente, con il santo locale. Un nome, che ricorreva senza volto nel vostro calendario, diventerà finalmente persona viva, vi verrà incontro dalla storia, direttamente nel luogo di villeggiatura.

Il santo che a me questa estate ha stretto la mano è Giuseppe Desa da Copertino. Sto in Salento, regione di mare e terra dura, opposti a molto, moltissimo cielo. Qui le nuvole sono arancioni quando applaudono l’ultimo tuffo del sole, qui una vasta notte serena abbraccia in ogni direzione i paesi che hanno case di non più di due piani.

Quando Dio ha scelto di manifestarsi in modo straordinario in un frate salentino, che regalo gli poteva fare? Quello del volo. È il potere più adatto per chi cresce dentro a un orizzonte con così tante sfumature: mettere a tacere per un poco la forza gravitazionale, visitare in tutta la sua altezza questa perenne cartolina.

Capirete che un dono così eccentrico e infantile non poteva suscitare solo appalusi. Immaginate Giuseppe da far scendere con la scala, ritrovato dopo ore sui rami più alti degli ulivi; Giuseppe che solleva il celebrante per le ascelle in piena consacrazione; Giuseppe che quando esagera con la preghiera rovina addirittura le pitture sulla cupola. Le malelingue sono spesso le ancelle delle cattive intenzioni, e così il frate che aspira a fare l’uccellino finisce chiuso nella celletta di un romitorio per quasi tutta la sua vita, visitato dai potenti come un fenomeno da baraccone, attratti dall’unicità delle sue piume.

La storia del mio nuovo amico francescano finisce bene: quando è chiaro che quei salti non sono esibizione, i superiori gli restituiscono il suo cielo del Salento. Ma ormai frate Giuseppe, allenato da un basso soffitto e da anni da solo, ha in testa solo l’ultimo volo, quello importante e al quale, finalmente, non potrà assistere nessuno.

Archivio

Vai