N. 31 - 2017 30 luglio 2017
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Che cosa succede quando anche il parroco “non ne può più”

Una lettura estiva divertente ma che aiuta a riflettere sul ministero del prete e sulla nostra vita cristiana. Per rimettere…

Chiara Basile Fasolo

Realizzate i vostri sogni, ma non rinunciate mai ai valori

L’attrice 26enne, alla ribalta dopo l’interpretazione nella fiction Braccialetti rossi, ha ricevuto il riconoscimento Giovanni…

Cardinale Angelo Amato

La fabbrica dei santi

Il prefetto della Congregazione delle cause dei santi spiega come si svolgono i processi di canonizzazione. E l’ultima novità…

Padre Jacques Hamel

Ucciso un anno fa, è simbolo di amore e pace

Parla la sorella dell’anziano sacerdote francese accoltellato nella cattedrale di Rouen il 26 luglio 2016. I terroristi volevano…

Sardegna

Il cammino di Santu Jacu

L’antico legame dell’isola con la Spagna emerge dalle numerose chiese dedicate a san Giacomo, l’apostolo dell’itinerario…

Ite, missa est di Emanuele Fant

Esercizio spirituale per bagnanti

Troppo spesso, di fronte a situazioni complesse, siamo convinti di avere soluzioni facili (Quanto crudeli per gli altri)...…

Per una lettura completa...

Ite, missa est di Emanuele Fant

Esercizio spirituale per bagnanti

Troppo spesso, di fronte a situazioni complesse, siamo convinti di avere soluzioni facili (Quanto crudeli per gli altri)... ecco un esercizio estivo da fare

Ite missa est

Nella classifica dei vizi dell’estate 2017, si fa strada verso il vertice una abitudine diffusa, la cosiddetta “soluzione nel taschino”. Io ne registro esempi con frequenza sempre maggiore. In ogni fila in banca o al gelataio, in qualsiasi locale deputato ad aspettare, si palesa presto un capopopolo pronto a spiegare ai presenti la banalità del nodo che li trattiene.

Sala d’attesa del medico. Un cinquantenne coperto di sudore agita in aria la sua cartellina delle analisi, e sbotta: «Basterebbe togliere il numero chiuso a medicina, e avremmo più dottori. Risolveremmo la questione delle file».

Metropolitana. Un africano, sorpreso senza il biglietto, deve abbandonare il vagone. Una signora osserva la scena e commenta: «Se glieli facessimo scavare a loro i tunnel della linea 5, con le mani, poi vedi che non arrivano più barconi. Finito il problema dell’immigrazione».

La diffusa convinzione di avere sempre una soluzione (teorica, inapplicabile, crudele) a portata di mano, è una tentazione diffusa quanto pericolosa, perché produce rancore e immobilismo in parti uguali, il peggior veleno con cui nutrire il futuro. Siamo sicuri che basti sempre il buon senso della massaia per risolvere una crisi monetaria internazionale? Abbiamo l’umiltà di ricordare che la realtà è più complessa dei nostri sguardi risentiti e parziali?

Esercizio per lo spirito da fare sotto all’ombrellone: comprare un giornale. Aprirlo senza rancore. Scegliere una notizia, leggere e non commentare, ricordare che probabilmente quella storia ha più retroscena di quanto possiamo percepire in dieci righe. Darsi tempo per approfondire, mordersi la lingua se viene la tentazione di spiegare come ci si doveva comportare; semmai, pregare per i protagonisti.

Chiudere il quotidiano. Salutare il vicino di sdraio che non trovava parcheggio e sostiene che il problema sta tutto nella solita idiozia di noi italiani. Ricordargli che fa media con l’intelligenza dei connazionali. Sorridere, se non sembra capire. Se si alza, scappare.

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Archivio

Vai