N. 31 - 2019 4 agosto 2019
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Matteo Bergamelli

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Juri Nervo:

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Gallipoli

Uno scrigno di arte e fede popolare

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Risorti con Cristo cerchiamo le cose del cielo

«Tante volte noi cristiani ci dimentichiamo che siamo chiamati alla gloria. Cristo già ha vinto ogni nostra tenebra, Cristo…

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Gallipoli

Uno scrigno di arte e fede popolare

Nella cittadina del Salento la cattedrale di Sant’Agata e le chiese del centro storico esprimono tutta la devozione per santi e patroni. Cinquanta le feste religiose durante l’anno. E il 15 agosto si celebra la Madonna degli angeli

La spiaggia dell Purità a Gallipoli

È figlia di un amore sfortunato e di una delle tante vendette di Venere, Gallipoli, la “città bella” (kalè polis, dal greco) che un re cretese volle fondare sulle coste del Salento per ricordare la fanciulla amata. La leggenda si perde nella notte dei tempi, tra mari, dee e sirene, e si intreccia alle non meno misteriose origini storiche, risalenti ai Messapi, popolazione vissuta tra il VII e III secolo a.C., le cui rare tracce sono presenti soltanto in questo spicchio di Italia.

Porto strategico nel Mediterraneo, attaccato dai veneziani, conquistato per due secoli dagli spagnoli, tappa importante per artisti e mercanti che percorrevano il Regno delle due Sicilie, Gallipoli come comunità cristiana affonda le radici nell’epoca sub-apostolica (II secolo d.C.). Una fede che ha le proprie origini nel passato, dunque, e che oggi è ancora molto sentita grazie anche alle confraternite religiose e alle parrocchie che animano la vita spirituale e le chiesette del centro storico.

Gallipoli viene fondata da san Pancrazio, inviato da san Pietro, e ha il suo primo vescovo nel 300 d.C. Anche nella sua cattedrale si narra una storia di amori tragici e strani percorsi del destino.

IL NOME DELLA SANTA
La patrona è infatti sant’Agata, la stessa martire venerata a Catania, città dove la giovane venne uccisa nel 251 per aver rifiutato il proconsole Quinziano. Nel 1040 il corpo fu trafugato e portato a Costantinopoli ma nel 1126, quando due soldati dell’esercito bizantino si impossessarono delle reliquie per riconsegnarle a Catania, una tempesta costrinse l’imbarcazione a fare tappa a Gallipoli.

Quello che accadde viene raccontato nella cattedrale di Gallipoli attraverso dieci tele di Nicolò Malinconico, pittore della scuola di Luca Giordano, che rappresenta i diversi momenti del prodigioso evento dell’8 agosto 1126: quando la barca riparte, una delle mammelle viene volutamente lasciata cadere sulla spiaggia a sud est della cittadina, dove una bambina la ritrova e inizia a succhiarla, riuscendo a staccarsi solo dopo l’invocazione del vescovo Baldrico: «Sancta Agatha, ora pro nobis».

UN PONTE CON L’ORIENTE
La sequenza dei dipinti procede come una vera e propria narrazione, che viene rivissuta con viva partecipazione e con una forte carica emotiva. Oggi nella cattedrale si conserva soltanto la base del reliquiario, perché la mammella, per altre storie complicate, si trova a Galatina. Comunque santa Agata, che continua a essere molto amata ed è richiamata nei nomi di tante donne del posto, campeggia sul portale della chiesa, attorniata da vecchi e nuovi patroni – san Fausto e san Sebastiano – e poi da santa Marina, santa Teresa e quindi san Tommaso d’Aquino e san Giovanni Crisostomo.

Ponte tra l’Oriente e l’Occidente – ancora oggi alla festa della santa, il 5 febbraio, si canta il Vangelo in greco – la cattedrale e il museo diocesano di Gallipoli, così come le numerose chiese del centro storico, alcune affidate alle antiche confraternite, sono scrigno di una religiosità che si è nutrita dei suoni e dei colori del Mediterraneo, che ha fatto i conti con le attese dei marinai e le fortune del commercio di olio per le lampade, che nei secoli passati è arrivato nel Paesi del nord Europa, quotato nel 1700 alla borsa di Londra come “olio lampante di Gallipoli”.

Un’attività, questa, che ha fatto la fortuna di tanti lavoratori, come i bottai o gli scaricatori del porto (i vastasi), e che ha permesso di far arrivare – nei viaggi di ritorno delle navi che all’andata esportavano l’olio – marmi, legnami pregiati, tele e opere d’arte che sono andate ad abbellire gli oratori delle arciconfraternite e i palazzi nobiliari della città.

LE NUMEROSE CONFRATERNITE
È così che si arricchito quel barocco gallipolino, che trionfa tra i vicoletti antichi, fatto di una pietra calda e compatta denominata carparo, che viene estratto dalle cave prossime alla città, ottimo per le costruzioni ma difficile da scolpire. Come si può rilevare proprio sulla facciata della cattedrale, paglierino nei colori della struttura, è più chiaro nelle statue e nei ghirigori, lavorati nella caratteristica pietra bianca leccese.

La ricchezza dell’isolotto, la città antica, collegato con un ponte alla città nuova, non è soltanto memoria del passato: insieme alla cattedrale del 1629 (che sorge sui resti dove, secoli prima, c’era un’antica chiesa romanica dedicata a San Giovanni Crisostomo), le chiesette delle confraternite sono espressione di una religiosità che ancora oggi è vissuta a livello popolare. Non più intitolati ai mestieri ma ai santi patroni, gli oratori sono luogo di ritrovo per buona parte della popolazione, oggi anche femminile.

«Gallipoli ha un vissuto di religiosità popolare che coinvolge molti giovani», dice don Piero de Santis, parroco della cattedrale e responsabile delle chiese del centro storico. «Dei 4.200 iscritti alle confraternite circa 600 sono giovani, dai 18 ai 35 anni. La vita dei singoli sodalizi si allaccia a quella della parrocchia nel servizio liturgico, nella disponibilità presso il centro di ascolto e la mensa, in varie attività di volontariato. Facciamo incontri di catechesi e formazione, perché la pietà popolare, spesso sottovalutata, può diventare annuncio del Vangelo se viene qualificata».

Oltre ai riti della settimana santa che richiamano turisti ma prima di tutto i gallipolini, tutto l’anno è contrassegnato da circa cinquanta processioni e feste religiose.

LA PASTORALE TURISTICA
In estate, per esempio, a metà luglio si è avuto il triduo per la Madonna del Carmine; il 23 e il 24 luglio si è tenuta la festa di Santa Cristina, la cui statua viene custodita nella chiesa della Purità, un tempo legata ai vastasi e quindi particolarmente ricca, con il pavimento in antiche maioliche di Vietri, e un sofisticato artificio meccanico che permette di ammirare, sotto alcune tele, gli affreschi recentemente recuperati durante dei lavori di restauro.

LA TRADIZIONE DEL 15 AGOSTO
Ad agosto, secondo tradizione, si festeggerà l’Assunta, che qui viene detta Madonna degli angeli, per i puttini che contornano l’immagine in bianco e azzurro che viene portata in processione. «Noi ci sforziamo non di distruggere ma di migliorare e far crescere la tradizione. Ci vuole formazione, perché il rapporto di fede è amore e conoscenza, se non c’è conoscenza del mistero di Dio non c’è neanche amore e viceversa. Cosa facciamo? Catechesi, lectio divina, esercizio della carità, relazioni positive, belle, da cristiani», aggiunge il vescovo di Nardò-Gallipoli, monsignor Fernando Filograna.

CONDIVISIONE E ACCOGLIENZA
Segno di una prossimità ai turisti, che nelle sere d’estate sciamano nei vicoli e sul lungomare, tra i negozi di artigianato e degustazioni di prodotti locali, è l’apertura delle chiese fino a tarda ora. «L’estate è un momento privilegiato non solo per far conoscere la bellezza artistica delle nostre chiese, ma anche per testimoniare la bellezza della fede attraverso l’accoglienza e il rispetto delle persone, come nel lavoro con gli immigrati», dice il vescovo. La pastorale del turismo passa attraverso «un’offerta di cultura religiosa con diverse iniziative: ci sono le chiese aperte, l’adorazione continua, la disponibilità alle confessioni».
   

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO
Una delle principali attrattive della visita culturale e religiosa a Gallipoli è il museo diocesano. Inaugurato nel 2004, occupa la sede dell’antico seminario, attiguo alla basilica concattedrale di Sant’Agata, nel centro storico di Gallipoli. La pregevole struttura architettonica barocca ospita, su tre piani, oggetti e opere d’arte provenienti dal tesoro della concattedrale e dall’ex palazzo vescovile, ma anche da altre chiese e conventi della zona. Paramenti sacri, gioielli, quadri e statue raccontano di una diocesi la cui storia si è intrecciata prima con il Regno delle due Sicilie e poi con quella dell’Italia unita. Per info: www.museodiocesanogallipoli.it. Di particolare interesse anche il Museo civico E. Barba e la vicina cittadina di Alezio, dove si può visitare la Madonna della Lizza, nell’antica chiesa di Santa Maria delle Crociate, eretta dove un tempo sorgevano i templi messapici.
   

COME ARRIVARE
A Gallipoli è presente una stazione ferroviaria e la fermata di Salento in bus. In auto è facilmente raggiungibile attraverso la SS 101.

PERCORSI TURISTICO-CULTURALI
L’Associazione Culturale Amart, promossa da giovani della città, propone percorsi turistico-culturali alla scoperta del patrimonio storico e artistico di Gallipoli. Tel 329.0738548; amartgallipoli@gmail.com; Fb: Amart Gallipoli - Associazione Culturale.
   

Testo di Vittoria Prisciandaro

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