N. 32 - 2018 12 agosto 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il dono delle lacrime per guarire il nostro cuore arido e accogliere la salvezza

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Per una lettura completa...

INSIEME di don Antonio Rizzolo

Il dono delle lacrime per guarire il nostro cuore arido e accogliere la salvezza

L'ultimo libro della suore francese Anne Lécu ci offre alcune interessanti riflessioni sul senso della nostra vita, talvolta "anestetizzata". Gli occhi umidi di pianto ce la possono rilevare

 

Cari amici lettori, la copertina di questo numero è dedicata ad Anne Lécu, una suora domenicana francese, medico in un carcere di massima sicurezza, teologa e scrittrice. L’anno scorso le Edizioni San Paolo hanno pubblicato Hai coperto la mia vergogna, premiato in Francia come miglior libro di spiritualità dell’anno. Ora è appena uscito, sempre per San Paolo, un altro testo profondo e originale, Il senso delle lacrime. Ed è proprio da qui che parte questa riflessione.

Il nostro tempo sembra attraversato da due estremi. Un’aridità totale che chiude le persone in se stesse, le rende addirittura ciniche, indifferenti a chi soffre e ha bisogno di aiuto. Niente ci commuove, dobbiamo prima pensare a noi stessi, alle nostre esigenze, ai nostri problemi. Da questa mancanza di lacrime si passa talvolta agli occhi lucidi guardando un film o una telenovela, seguendo in tv e sui giornali il racconto di una tragedia a lieto fine come quella dei ragazzi thailandesi salvati dopo 18 giorni in una grotta.

Non che ci sia nulla di male in questo genere di lacrime, che rischiano però di essere fittizie. Ma ci sono anche quelle finte, le cosiddette lacrime di coccodrillo, versate per ottenere qualcosa. E ci sono le lacrime vere, che i padri della Chiesa definivano «un dono». Suor Anne Lécu esplora il mondo delle lacrime nei suoi vari significati e offre riflessioni molto acute. E ci parla anche di questo misterioso dono. Cita, tra gli altri, il monaco Evagrio, vissuto nel IV secolo, il quale consiglia di chiedere a Dio le lacrime per vincere l’acedia. Si tratta di un vizio, detto anche accidia, che è una sorta di “anestesia del cuore” che si trasforma in tristezza, noia, indifferenza verso tutto e tutti, fino a diventare fatalismo e stanchezza mortale. Nulla sembra avere più senso. Per questo, scrive Anne Lécu, «Evagrio consiglia le lacrime al monaco colpito dall’acedia. Gliene fa una ricetta. Gli consiglia di piangere, proprio perché le lacrime significano uscire dall’anestesia, sono il risveglio della sensibilità, della capacità di patire e di compatire». Infatti, spiega la Lécu, «quando spegniamo la nostra capacità di patire, in nome dell’ingiunzione utilitaristica contemporanea – “soffrire è un male” – che cerca di sfuggire alla prova, una seria considerazione delle lacrime può essere un modo per resistere a questa nuova forma di acedia». Chiediamo anche noi, cari amici, il dono delle lacrime, le stesse di Gesù davanti a Gerusalemme e all’amico Lazzaro, le stesse di Pietro dopo il triplice rinnegamento. Lacrime che furono la sua salvezza.

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