N. 32 - 2019 11 agosto 2019
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In memoria di suor Dorothy Stang, martire per il Creato

L'hanno uccisa la mattina del 12 febbraio 2005. Il ricordo del suo impegno e dell'offerta della sua vita alla vigilia del…

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Ite, missa est di Daniele Rocchetti

In memoria di suor Dorothy Stang, martire per il Creato

L'hanno uccisa la mattina del 12 febbraio 2005. Il ricordo del suo impegno e dell'offerta della sua vita alla vigilia del Sinodo speciale per l'Amazzonia in programma il prossimo ottobre

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Era nata nell’Ohio nel 1931 e, in nome del Vangelo, desiderava andare in Cina. La vita l’ha portata in Amazzonia, dove ha difeso fino alla fine i diritti dei poveri anche quando era evidente quanto fosse pericoloso. «Non scapperò né abbandonerò la lotta di questi agricoltori, che vivono senza protezione, in mezzo alla foresta. Essi hanno il sacro diritto a una vita migliore, su una terra dove possano vivere e produrre con dignità, in pace e senza distruggere». Per questo lottava, organizzava le comunità, sollecitava le autorità. Per questo, da anni era nel mirino, con esplicite minacce di morte, dei trafficanti di legno, latifondisti sostenitori, per interesse, delle monoculture e invasori illegali di terra e dei loro alleati: politici, imprese e autorità varie. Agli amici più stretti, qualche settimana prima del suo assassinio, scriveva: «So che vogliono ammazzarmi, ma io non me ne vado. Il mio posto è qui con questa gente che è continuamente umiliata da quanti si ritengono potenti».

L’hanno uccisa la mattina del 12 febbraio del 2005 mentre si stava recando, sotto la pioggia, presso una famiglia nel mirino dei latifondisti. Due uomini armati le sbarrano la strada. Le chiedono se abbia un’arma. Estrae la Bibbia dalla borsa di plastica: «Questa è la mia arma». La apre e comincia a leggere le Beatitudini. La colpiscono con sei colpi di pistola. Muore così suor Dorothy Stang. «Prima martire del creato», la chiama don Valentino Salvoldi, una donna la cui vicenda sarebbe il caso di prendere in mano in vista del Sinodo speciale per l’Amazzonia convocato a Roma da papa Francesco nel prossimo ottobre.

In occasione del cinquantesimo di professione religiosa, suor Dorothy scriverà agli amici queste parole: «La nostra missione di stare con il popolo rende adesso urgente la sfida di vivere il Vangelo e di entrare nel terzo millennio con un progetto di società alternativa, capace di donare la vita». Mentre seppellivano il suo corpo nella terra del Pará, suor Jane, sorella di vita e di missione, disse: «Non stiamo seppellendo Dorothy. Noi la stiamo piantando».

llustrazione di Emanuele Fucecchi

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