N. 33 - 2016 14 agosto 2016
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Ite missa est di Emanuele Fant

Due case e l'infinito

A pochi chilometri l'una dall'altra, ma di una abissale diversità: la dimora di Leopardi a Recanati, quella di Maria a Loreto

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Ite missa est di Emanuele Fant

Due case e l'infinito

A pochi chilometri l'una dall'altra, ma di una abissale diversità: la dimora di Leopardi a Recanati, quella di Maria a Loreto

 

Ite, missa est

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

Soltanto otto chilometri di stradine panoramiche separano la casa della Madre del Signore da quella di Giacomo Leopardi. Loreto e Recanati, entrambe meta di pellegrini. La prima abitazione ha lasciato la Palestina con mezzi propri (chi dice in volo, chi via nave, comunque in modo non usuale) per stabilirsi su una precisa collina marchigiana, dove si sentiva sicura dai turchi. La seconda non ha mai alzato un mattone, anzi si è rivelata una inamovibile prigione per Giacomo, che contemporaneamente aveva paura di uscire ed era attratto dallo scalpiccio sui sentieri. Palazzo Leopardi ha una stupefacente imbottitura: sulle pareti trovano alloggio migliaia di libri. Tutto il sapere del tempo, diviso in pratici volumi rilegati, ordinati per tema: letteratura, astronomia, religione. Ogni dubbio che si può avere, risolto da migliaia di ore di studio. La casa di Maria, invece, le decorazioni le sfoggia di fuori: un solenne rivestimento di marmo, ideato dal Bramante in persona, e, come seconda protezione, una basilica rinascimentale. Entrando, l’emozione è tutta per i poveri muri, per i mattoni (la Madonna bambina ci avrà appoggiato la schiena? Avrà scherzato, nascondendosi da Anna e Gioacchino, proprio in quell’angolino?). Dalla finestra su Recanati si invidiava la vita vera di sotto, la corsa della spola messa in moto da una giovane popolana che era promessa di bene. Poi, alla morte di Silvia, la speranza di Giacomo piombò giù dal davanzale, e tutto il suo sapere finì a fare da impalcatura a una irrisolvibile disperazione. L’altro abbaino ha accolto le sante suole dell’angelo Gabriele, la proposta, la risposta dolce e istintiva che sappiamo. Che strani scherzi fa la geografia, quando è in vena. O forse l’accostamento non è casuale. Giacomo si è “finto” nel pensiero un eterno quasi vero, per potercisi tuffare (ma sempre con scarsa soddisfazione); l’inquilina dell’altra abitazione, con un «sì» di ragazzina, l’Infinito lo ha avuto tra le braccia, da allattare.

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