N. 33 - 2018 19 agosto 2018
INSIEME di don Antonio Rizzolo

Papa Francesco: Non c'è nessuna pena valida senza la speranza

La recente modifica del Catechismo della Chiesa cattolica riguardo alla pena di morte ci invita a riflettere sulla legge…

Roberto Battiston

Tra le stelle, alla ricerca del mistero di Dio

Lo scienziato trentino che dirige l’Agenzia spaziale italiana è ora al lavoro per cercare forme di vita su Marte. Non c’è…

Pierluigi Proietti e Gabriella Giovannitti

Dalle ferite si può rinascere

Entrambi hanno alle spalle un Matrimonio naufragato e poi riconosciuto nullo. La dolorosa esperienza che hanno vissuto ha…

Per mille strade

Noi pugliesi in cammino con gli amici migranti

Ispirati da don Tonino Bello, i giovani hanno invitato al loro pellegrinaggio anche alcuni coetanei ospitati nel loro territorio…

Il Papa cambia il Catechismo

Mai più la pena di morte

La dottrina ammetteva la pena capitale in casi straordinari. Ora la esclude sempre perché è contro la dignità della persona.…

Irlanda

La Madonna di Knock Madre delle famiglie

In occasione del suo viaggio del 25 e 26 agosto, papa Francesco visiterà il santuario più amato dagli irlandesi dove nel…

Ite, missa est di Enzo Romeo

50 anni di sacerdozio possono farti dire: «Tutto è grazia»

La lezione che ci viene da un ministero vissuto – anche a rischio della vita – in un paesino sperduto della Calabria, nel…

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Ite, missa est di Enzo Romeo

50 anni di sacerdozio possono farti dire: «Tutto è grazia»

La lezione che ci viene da un ministero vissuto – anche a rischio della vita – in un paesino sperduto della Calabria, nel silenzio e nella fedeltà quotidiana

Ite missa est. Illustrazione di Emanuele Fucecchi

In un mese in cui ricordiamo l’«anno dei tre papi», quel fatidico 1978 in cui morì Paolo VI e si succedettero sul soglio pontificio Luciani e Wojty?a, voglio spendere queste righe per celebrare l’anniversario di un prete qualunque. Uno di quei sacerdoti che sembrano usciti dalla penna di Bernanos. Pensiamo non esistano più, invece ci sono ancora, nascosti nelle estreme periferie. In questo caso a Ciminà, comune di 570 abitanti della “città metropolitana” di Reggio Calabria, in diocesi di Locri-Gerace.

Ebbene, qui è parroco dal 1970 don Domenico Tropeano, presbitero schivo e timido, ma tenace nella fede come solo la gente di queste parti sa essere. L’11 agosto don Domenico – che, se fosse vescovo o cardinale, sarebbe già emerito – ha compiuto cinquant'anni di sacerdozio, quasi tutti spesi al servizio della gente di Ciminà e dintorni. Una vita su e giù per le forre dell'Aspromonte, in terre svuotate dall'emigrazione, senza badare ai richiami mondani, alla “carriera”, ai guadagni. Accanto ai poveri cristi, contadini che fanno un caciocavallo dop tra i più buoni d’Italia, ma che nessuno riesce a trasformare in ricchezza.

Don Domenico ha resistito a minacce e violenza. Nel 1987, nel mezzo di una sanguinosa faida di mafia, fu ferito a colpi d’arma da fuoco. Punito perché impediva le infiltrazioni criminali nei riti religiosi, specie durante la Settimana santa. Ma tornò al suo posto, consapevole che dove ci sono i lupi, c’è un gregge da difendere. Nessun proclama, nessun discorso. Solo la missione quotidiana: l’Eucarestia, la visita ai malati, le confessioni, l’aiuto discreto, il gruppo dell’Azione cattolica. Affiancato da qualche laico e da poche suore agostiniane, vere apostole (soprattutto una bergamasca, suor Isidora), innamorate di questo pezzetto di Meridione che vale quanto la più lontana missione dell’Africa o dell’Asia. Davvero, con don Domenico e con le sue suorine, dopo tanto faticoso lavorare per il Vangelo si può dire: «Tutto è grazia».

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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