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Ispirati da don Tonino Bello, i giovani hanno invitato al loro pellegrinaggio anche alcuni coetanei ospitati nel loro territorio nei centri per richiedenti asilo
Trecentocinquantadue giovani. Settecentoquattro piedi per fare del Mediterraneo un luogo di incontro e di pace. Hanno camminato così – dal 5 al 12 agosto lungo le antiche vie Leucadense, Traiana Calabra e Sallentina e, quindi, fino a Roma – i giovani partecipanti al Cammino di don Tonino Bello, ispirato al profeta di queste terre del quale quest’anno ricorre il 25° anniversario della nascita al cielo.
Un'esperienza in risposta all'invito di papa Francesco ai giovani: mettersi in cammino verso il Sinodo per giungere al grande appuntamento di Roma. Una risposta che, nel Salento, ha trovato contemporanea espressione nella terza edizione della Carta di Leuca, un laboratorio interculturale e interreligioso dei giovani del Mediterraneo (tra i partecipanti una cinquantina di giovani giunti dall'estero e un’ottantina di migranti presenti sul territorio locale). Iniziativa sfociata nella firma dell'Appello per la pace redatto dai giovani lungo il percorso e proclamato con cerimonia solenne, la mattina del 10 agosto, sul sagrato della basilica di Santa Maria di Leuca "de Finibus Terrae", alla presenza delle massime autorità civili e religiose.
OLTRE LE FRONTIERE
I giovani partecipanti delle cinque diocesi della metropolìa di Lecce (Lecce, Brindisi-Ostuni, Otranto, Nardò-Gallipoli e Ugento-Santa Maria di Leuca) insieme ai giovani provenienti da ogni sponda del Mediterraneo, con lo slogan Step by Step, Face to Face (passo a passo, viso a viso), sono partiti da Brindisi per poi marciare verso Santa Maria del Casale, quindi Santa Maria di Cerrate, fino a Lecce per poi proseguire verso Copertino, Galatina, Otranto, Santa Cesarea e Alessano – dove riposa don Tonino – per giungere, infine, in cammino notturno, fino a Leuca. Il tutto a ritmo di momenti di festa, di incontro con le comunità locali, di preghiera (anche interreligiosa), riflessione e dibattito.
Ma perché in tanti hanno scelto di mettersi in cammino? «Oltre che per il mio servizio pastorale», racconta don Stefano della diocesi di Brindisi, giovane sacerdote di 30 anni, «sono qui per rievocare la mia esperienza nel Cammino di Santiago. So quali sono i valori, la fatica e la soddisfazione del camminare e ho deciso di mettermi in gioco in prima persona con i ragazzi anche nella scomodità che ciò comporta». Per Vincenzo, studente di 19 anni della diocesi di Lecce, il cammino è anche un modo per «conoscere luoghi che normalmente, girando in macchina, non avrei mai visto. Un cammino fisico che mette in moto anche lo spirito». C’è chi è già alla seconda esperienza di Carta di Leuca, come Miriam, studentessa 25enne della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca: «Grazie a questo cammino ho conosciuto la Comunità di Sant’Egidio e ho iniziato il mio impegno con i Giovani per la pace», ci racconta entusiasta, «un'esperienza unica conoscere coetanei provenienti da tutto il mondo. Un vero dono». E chi, come Alessandro, seminarista di 20 anni della medesima diocesi, addirittura alla terza esperienza, che, nel cammino dice di «cogliere ciò su cui davvero facciamo affidamento nella nostra vita».
CON I COETANEI AFRICANI
È anche papa Francesco ad aver infiammato i cuori di questi giovani pellegrini: «Sono rimasto colpito dall’invito rivolto davvero a tutti», ci spiega Marco, seminarista 28enne della diocesi di Otranto, «la Chiesa vuole ascoltare chi è vicino e chi è lontano. Per questo i giovani dei gruppi parrocchiali hanno camminato insieme ad alcuni migranti attualmente accolti in Italia con il programma Sprar (il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati dello Stato, ndr). Incontrare le storie di queste persone e spendersi per farle conoscere è un’urgenza davvero forte». «Questi inviti collettivi sono importanti», incalza ancora Miriam, «noi qui condividiamo spazi ed esperienze di giorno e di notte e siamo, di fatto, una comunità».
Testo di Luisa Pozzar