Credere n. 34 - 24/08/2014
La risposta al nostro desiderio di bene, verità e bellezza
Cari amici lettori, anche in questo numero vi proponiamo tante storie belle, capaci di toccare il cuore e spingerci a una…
Fratel Ettore, il mio maestro punk
Per Emanuele Fant il camilliano è stato come un “cavallo di Troia” nella sua vita, fatta di una band e nessun credo. «Mi…
CRISTO NON SI E' FERMATO A EBOLA
Mentre l’Occidente, impaurito dal rischio contagio, sperimenta un vaccino, in Africa medici e missionari non smettono di…
Il Papa è un fuoriclasse ma non lasciamolo solo
Per don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, la nuova primavera della Chiesa passa attraverso la testimonianza…
Noi non cadiamo senza rete
Con un migliaio di morti dall’inizio dell’anno, il virus di Ebola è uno dei protagonisti dell’estate, con l’aspetto del boia,…
INSIEME di don Antonio Rizzolo
La risposta al nostro desiderio di bene, verità e bellezza
Cari amici lettori, anche in questo numero vi proponiamo tante storie belle, capaci di toccare il cuore e spingerci a una vita cristiana più intensa. O almeno a sentire nostalgia del bene, dell’amore, della bellezza. In particolare vi segnalo la testimonianza di Emanuele Fant, a cui dedichiamo anche la copertina: un’esistenza senza ideali cambiata dall’incontro con fratel Ettore. Le sue parole ci ricordano che in ogni persona, soprattutto nei giovani, c’è un desiderio profondo di autenticità, una fame e una sete che solo Gesù Cristo, via verità e vita, può saziare. Mi ha colpito una frase, tra quelle che Fant ha rilasciato a Costanza Miriano nell’intervista: «Noi giovani alternativi avevamo bisogno di cose forti, poetiche, autentiche. In fratel Ettore le abbiamo trovate».
Mi sono venute in mente seguendo il viaggio di papa Francesco in Corea, quando si è rivolto ai giovani dell’Asia. «Il continente asiatico», ha detto, «imbevuto di ricche tradizioni filosofiche e religiose, rimane una grande frontiera per la vostra testimonianza a Cristo, “via, verità e vita” (Giovanni 14,6)». Ma come può avvenire questa testimonianza? «Voi vedete e amate dal di dentro», ha spiegato Francesco, «tutto ciò che è bello, nobile e vero nelle vostre culture e tradizioni. Al tempo stesso, come cristiani, sapete anche che il Vangelo ha la forza di purificare, elevare e perfezionare questo patrimonio ». È proprio così: ogni persona, specialmente i giovani, ha bisogno di «cose forti, poetiche, autentiche», cerca «ciò che è bello, nobile e vero». In Cristo può trovare risposta. Per questo il Papa ha invitato i giovani a elevarsi dalla banalità e dalla mediocrità in cui il nostro mondo consumista e superficiale ci avvolge: «Lasciate che Cristo trasformi il vostro naturale ottimismo in speranza cristiana, la vostra energia in virtù morale, la vostra buona volontà in amore genuino che si sa sacrificare!».
L’appello vale per tutti noi. Che cosa possiamo fare per dare respiro e pienezza alla nostra vita? Dare risposta all’invocazione di tanti che, come la donna cananea del Vangelo, gridano: «Signore, aiutami!». È l’invocazione, ha spiegato il Papa, dello straniero, del bisognoso, del povero, di chi ha il cuore spezzato, è il grido di ogni persona alla ricerca di amore, di accoglienza e di amicizia con Cristo. Noi «dobbiamo essere come Cristo», ha concluso Francesco, «che risponde a ogni domanda d’aiuto con amore, misericordia e compassione». Sì, è così che quella nostalgia di bene, di verità e di bellezza, di cose forti, poetiche e autentiche, può trovare risposta.